Nel crescente momento di visibilità per il calcio femminile che si sta vivendo in Italia mancava un approccio serio, scientifico e accademico al calcio femminile in genere. Negli ultimi mesi, invece, ci sono stati vari momenti che hanno testimoniato come il calcio in rosa stia vivendo un periodo quasi di nuovo Rinascimento, e tutta questa luce non può che fare bene.
È notizia di questi giorni, infatti, la nascita di un insegnamento dedicato esclusivamente al calcio femminile all’interno del corso di Scienze Motorie Curriculum Calcio dell’Università Telematica San Raffaele, realizzato con la collaborazione dell’Associazione Italiana Calciatori. La docenza del corso è stata affidata a Katia Serra, ex calciatrice della Nazionale e oggi responsabile del Dipartimento Calcio Femminile per AIC, che così commenta la cosa: “Obiettivo dell’insegnamento è quello di far comprendere allo studente il quadro normativo, legislativo, sportivo, storico e culturale relativo al mondo del calcio praticato dalle donne. Una panoramica che affronta, per la prima volta, il tema con una specificità accademica”.
Gli oltre 500 studenti dell’Università del Calcio hanno la possibilità di frequentare l’insegnamento dedicato al mondo del calcio femminile, come spiega Fabio Poli, Presidente Università del Calcio e Direttore Organizzativo AIC: “Istituire un insegnamento dedicato esclusivamente al mondo del calcio femminile è il primo passo di un programma accademico che intende approfondire il calcio e i “nuovi mondi” guardando alle concrete opportunità professionali nonché alle specificità che si stanno definendo nel corso di questi anni. Sono in fase di attivazione altri insegnamenti che guideranno gli studenti in un percorso accademico unico nel suo genere”.
C’è anche un altro tassello da aggiungere, ed è più personale: nei mesi scorsi, come redazione da sempre attenta al mondo del calcio femminile, abbiamo collaborato con una studentessa dell’Università di Torino per una tesi di laurea dal titolo “Ricerca sul rapporto tra la lingua italiana e il calcio femminile”. La tesi, redatta per il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione per il Dipartimenti di Studi Umanistici, ha permesso di esplorare la tematica del linguaggio di genere nel calcio femminile sia dal punto di vista prettamente linguistico che dal punto di vista delle calciatrici: sono state infatti intervistate alcune giocatrici di Serie A, Serie B e Serie C Femminile per chiedere la loro opinione sull’utilizzo di termini come “portiera”, “terzina”, “difensore”, “mediano” e così discorrendo.
Alla luce dei risultati ottenuti, sia per quanto riguarda l’analisi di fonti letterarie e online che da quanto è emerso dal questionario, si è notato un uso prevalente dei termini professionali al maschile e una generale confusione riguardo la questione della flessione/derivazione al femminile degli stessi. Questo però non è sembrato legato a un mero fatto di conoscenza della lingua italiana e delle sue regole ma a una certa “abitudine” o indifferenza verso il genere del termine stesso da parte delle calciatrici. Sebbene le stesse calciatrici riconoscano la presenza di enormi differenze tra il calcio maschile e quello femminile, la lingua non è indicata come una delle sue cause, né tantomeno come strumento da utilizzare per migliorarne le sorti. La questione resta, però, estremamente complessa e non deve neanche essere dato per scontato se col tempo la lingua italiana possa subire modifiche indirizzate verso una maggiore rappresentazione linguistica delle donne che porti a una parità lessicale, figlia dei forti cambiamenti sociali in atto. Non ci resta che attendere.
PS Si ringraziano la relatrice Carlotta Merlo e l’Università degli Studi di Torino nella figura dei professori Massimo Cerruti e Emanuele Miola per l’opportunità concessaci.