Manca poco al 16 gennaio, giorno in cui si disputerà la Supercoppa Italiana di calcio tra Milan e Juventus, ma rischiano di essere due settimane a dir poco di fuoco.
I biglietti per la gara, che si giocherà nello stadio King Abdullah Sports City a Jeddah, in Arabia Saudita, stanno andando a ruba e la Lega Serie A sui propri canali social ha espresso la sua soddisfazione in merito. Peccato, però, che abbia taciuto completamente su un dettaglio, ovvero che esistono due diversi tipi di biglietti: i primi, i biglietti “Family“, sono riservati alle famiglie per i settori più in alto dello stadio e più lontani dal campo, mentre i secondi, i biglietti “Singles“, sono riservati agli uomini single, in osservanza delle leggi locali, e valgono praticamente per tutto lo stadio.
Cosa vuol dire questo? Semplicemente che le donne, da sole, non potranno andare allo stadio, comportamento che è di prassi nello stato del Principe Mohammed bin Salman, dove una donna, per uscire di casa, deve essere sempre accompagnata da un uomo, e dove solo da poco le donne hanno avuto la possibilità di guidare un’automobile. Le rappresentanti del gentil sesso continuano ad avere diritti molto limitati rispetto agli uomini, senza considerare che la scelta di Jeddah come città ospite della SuperCoppa aveva fatto storcere il naso a molti, a pochi mesi dalla morte del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi, ucciso su ordine del regime nel consolato saudita a Istanbul lo scorso 2 ottobre.
Questa scelta, infatti, ha generato un appello, lanciato dal segretario dell’Usigrai Vittorio di Trapani sulle colonne di Tuttosport, perchè si fermi al più presto la macchina organizzativa (ricordiamo che la Lega Calcio ha stipulato con l’Arabia Saudita un contratto triennale da oltre 20 milioni di euro per la nostra Supercoppa): all’appello hanno aderito associazioni nazionali come Articolo 21 ma anche internazionali come Amnesty International e Freedom House, che hanno sottolineato come in Arabia Saudita manchino democrazia e spazio per la libera informazione e come questo evento verrà usato dal governo saudita come “megafono” per il cosiddetto “sportswashing“, ovvero migliorare la propria immagine pubblica, alquanto danneggiata in questi giorni, attraverso la propaganda legata all’organizzazione di un evento sportivo come questo.
In aggiunta a tutto questo, fa quantomeno sorridere la scelta della Lega Serie A, che da un lato ha chiesto ai suoi giocatori di mettersi un segno rosso sotto l’occhio per testimoniare contro la violenza sulle donne lo scorso 24 novembre e dall’altro decide di disputare l’assegnazione di un proprio trofeo in uno stato dove parità e uguaglianza tra i due sessi sono ancora una chimera, il tutto solo per inseguire una opportunità di ampliamento degli introiti e dell’appetibilità del calcio italiano, a completo discapito dei diritti umani.
Dobbiamo pensare che quel gesto simbolico è durato giusto qualche settimana e rimarrà tale? Era così importante disputare la finale in un paese così a rischio, per quanto riguarda i diritti delle donne, mettendo in secondo piano ideali e valori pur di avere qualche spettatore in più? A grande voce è stato chiesto alle calciatrici di Juventus Women e Milan Women un gesto simbolico, ovvero boicottare l’evento, per protestare contro questa scelta inopinata. Non è ancora arrivata nessuna risposta a riguardo. Sembra proprio che questa rimarrà un’altra grande occasione persa dal calcio italiano.