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Ci sono speranze per la Williams?

Dopo un 2018 disastroso, la Williams punta a voltare pagina. Ma quali sono le premesse? Diciamocelo, vedere un team storico come quello di Grove concludere la stagione all’ultimo posto è stato strano. Ma nell’ultima annata, la scuderia fondata da Frank Williams ha veramente toccato il fondo, che si parli di mere prestazioni in pista o che si parli degli aspetti gestionali e delle decisioni effettuate dai vertici del team.

Dal 1977, anno di fondazione, la Williams non aveva mai subito l’onta di chiudere un campionato all’ultimo posto, ma una vettura nata fin da subito sotto una cattiva luce e una coppia di piloti non esattamente a livello Formula 1 hanno portato la squadra a terminare il 2018 con soli 7 punti in classifica, dato curioso se si pensa al terzo posto generale di quattro anni fa.

Nell’era dei motori turbo, iniziata proprio nel 2014, la Williams non aveva mai terminato al di sotto del quinto posto – il 2018, dunque, ha rappresentato per gli inglesi un iceberg su cui il team è andato a scontrarsi con violenza, affondando senza possibilità di salvezza. Le monoposto di Grove hanno concluso in zona punti soltanto in 2 gare sulle 21 disputate: in Azerbaijan Stroll ha approfittato della confusione per chiudere ottavo, mentre a Monza il canadese si è piazzato nono davanti al compagno di squadra Sirotkin, che in Italia ha conquistato il suo primo e unico punto iridato.

L’annata nera ha avuto diverse ripercussioni sul team: Martini ha abbandonato la nave, interrompendo una sponsorizzazione che andava avanti dal 2014 – quasi a segnare la fine di un’era – e anche Lawrence Stroll, che in questi ultimi anni ha finanziato il team portando in squadra il figlio Lance, ha deciso di lasciare e di comprarsi la Force India (ora Racing Point).

Il 2018 è stata una stagione molto dura per il team, ma anche per me personalmente, direi uno degli anni più difficili che ho vissuto in Formula 1. Abbiamo toccato il fondo in fatto di prestazioni, ma ci siamo resi conto di tutti i problemi e il gruppo si è unito per cercare di risolverli” – così Paddy Lowe, direttore tecnico della squadra, ha confermato che l’ultima annata è stata difficile anche a livello personale, forse a rappresentare che un tracollo del genere non era qualcosa che in Williams si aspettavano. Claire Williams, figlia di Frank, ha invece ammesso tutti gli errori commessi: “A questo punto dobbiamo cancellare gli aspetti negativi e prendere quelli positivi: diciamo che il nostro team riparte da zero, dopo un’attenta analisi nella quale abbiamo messo in evidenza tutti gli errori commessi, per evitare che si possano ripetere. Tutto è stato messo in discussione”.

I primi a pagare le conseguenze sono stati i piloti: se Lance Stroll non ha avuto troppi problemi a trovare un altro sedile – più grazie al padre che per i risultati ottenuti nei due anni in Formula 1 – lo stesso non si può dire di Sergey Sirotkin, appiedato senza troppe cerimonie. La line-up per il 2019 è sicuramente più interessante e possiede anche un certo fascino: torna infatti in Formula 1 dopo 7 anni Robert Kubica, che sarà affiancato dal giovane George Russell, campione del mondo in Formula 2 e pupillo di Toto Wolff.

Il problema legato ai piloti sembra dunque risolto, ma lo stesso non si può dire delle scelte tecniche: discutibile, infatti, la scelta di Paddy Lowe di mantenere la scatola del cambio in acciaio e di non passare quindi a quella in alluminio, che avrebbe garantito un peso minore e rigidità maggiore sulla parte posteriore delle monoposto. Un piccolo dettaglio che rischia di rovinare già in partenza quella che può e deve essere la stagione del riscatto per una Williams che non merita di rimanere nelle retrovie.