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L’Europa che condanna il Milan. Ma a uscirne con stile è solo Gattuso

È stato un Milan completamente da dimenticare quello che ieri sera è uscito sconfitto con un clamoroso 3-1 sul campo dell’Olympiakos, vedendo terminare la propria avventura europea alla fase a gironi. I rossoneri avevano a disposizione più di due risultati e mezzo per conquistare almeno il secondo posto e per salvare la faccia dopo un percorso finora fatto più di ombre che di luci. Potevano vincere, pareggiare e persino perdere 1-0, seppur su un campo storicamente positivo solo per l’ormai lontano ricordo della finale di Champions League del 2007. E, invece, è bastata una mezz’ora di intense emozioni, ma anche di sbandamento generale per vedersi trafiggere tre volte dalla squadra greca, facendo sfumare uno degli obiettivi stagionali.

Per carità, era difficile immaginarsi questo Milan alzare al cielo l’Europa League a maggio a Baku. In parte perché si tratta pur sempre di una squadra che si sta provando ancora a modellare, nella speranza di poter contare un giorno su una dirigenza solida e continuativa nel tempo; in parte perché mantenere il doppio impegno tra un campionato comunque finora gestito in maniera positiva nonostante le difficoltà dell’ultimo periodo, infortuni compresi, e le coppe è impegnativo, un lusso che solo squadre come Chelsea o Arsenal possono probabilmente permettersi. Ma era certamente lecito aspettarsi molto di più in un girone abbordabile come questo da parte di una squadra che, dopo l’amara eliminazione contro l’Arsenal dello scorso anno, aveva promesso vendetta. Gattuso aveva visto quella sconfitta come un’occasione di crescita, per provare a puntare ancora più in alto quest’anno. Ma, dopo ieri sera, le sue parole finiscono per essere spazzate definitivamente via dal vento.

Per un’Europa che si rivela maledetta sul campo, ce n’è un’altra che condanna il Milan fuori dal terreno di gioco. E se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, allora non deve essere cominciata con un buon presentimento la giornata dei tifosi rossoneri davanti al Tweet di Alessandro Alciato che annunciava l’arrivo della sanzione UEFA per la violazione del Financial Fair Play. L’annuncio arriverà in realtà oggi e nessuno ha ancora la certezza di quale forma assumerà la punizione proveniente dall’Europa del calcio: sanzioni economiche, un limite sul numero di giocatori o sul tetto ingaggi. Probabile si tratterà di una sanzione simile a quella dell’Inter di qualche anno fa, diretta a stabilire una multa poi da rateizzare ed eventualmente da diminuire a seconda dell’andamento del fatturato. La scelta di uomini come Gazidis nella dirigenza, d’altro canto, era stata pensata anche in questo senso, per mettere la società nelle mani di persone esperte e già in passato costrette a fare i conti con il bilancio.

Cosa succederà in futuro, resta difficile da definire dopo anni così tormentati. Ora si può pensare soltanto al campo e l’unica certezza è che l’eliminazione anticipata dall’Europa ha scatenato un numero elevatissimo di polemiche e critiche. E all’interno di casa Milan il medesimo risultato ha provocato reazioni completamente differenti. Come quella di un Leonardo furioso per i torti arbitrali che avrebbe subito la sua squadra (soprattutto per il rigore finale), fino a criticare la scelta di non interrompere la gara per mettere fine a un presunto, “fastidioso” rumore creato dal pubblico di casa. Sulla prestazione della squadra, invece, appena due parole: “il nostro momento lo conosciamo”.

Di scuse esterne, invece, Gattuso non ne ha voluto sapere. Il tecnico calabrese è stato diretto e sincero come al solito ed è il primo a sapere che l’eliminazione dei rossoneri è maturata nel tempo e non in una notte storta. Ha riconosciuto il poco da salvare, ha criticato la poca praticità dei suoi, capaci di affondare nella difesa certo non irresistibile dei greci ma non di colpire con la giusta rabbia, e ha concluso facendo mea culpa sul cambio Laxalt-Cutrone. Agli episodi, contrariamente a Leonardo, ha dedicato un secondo di conferenza stampa. È questa la più chiara evidenza dell’atteggiamento coraggioso di un allenatore che ci ha abituati da tempo a non trovare meriti e scuse esterni alla pura e semplice prestazione della squadra. Se il Milan vince o perde, sono quasi sempre i giocatori ad avere meriti o demeriti. E questa resta una lezione di stile alla dirigenza rossonera che fa uscire bene il tecnico calabrese almeno sul piano dell’immagine.

È questa l’unica via per provare a crescere sul campo, con i giocatori che sono a disposizione al momento. Niente scuse o alibi, Gattuso sa che questo Milan non ha fatto abbastanza per fare bene in Europa e onorare la propria storia. Un aspetto, quest’ultimo, che manda su tutte le furie un ex giocatore rossonero affezionato alla maglia com’è stato il tecnico calabrese. Ed è da questo fallimento che ora la squadra dovrà provare a ripartire per fare bene in campionato e provare a tornare in Champions League. Nella speranza di tornare a vivere giorni migliori, quelli in cui i rossoneri non si ritrovavano a essere condannati, dentro e fuori dal campo, dall’Europa.