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Grande-piccola Roma, ma il cuore del Cagliari è solo grande

Cagliari-Roma di ieri sera non è stata una partita come tante altre. Vero che capita spesso di vedere una squadra che domina per gran parte del tempo, che fa due gol, sfiorandone almeno altrettanti, salvo poi essere riacciuffata sul filo di lana. E Cagliari-Roma, di per sé, non è mai una partita banale. Basti pensare che due anni fa finì allo stesso modo: doppio vantaggio giallorosso e quando la partita sembrava finita, zac, prima Borriello e poi Sau (toh guarda, uno a caso) facevano 2-2.

Le assenze dall’una e dall’altra parte (soprattutto Barella e Pavoletti, KO nel riscaldamento pre-gara, tra le fila rossoblù e Džeko fra quelle giallorosse) hanno tentato di svilire questo Cagliari-Roma, ma non ci sono riuscite. La gara di ieri ha messo in mostra tutta la forza e i limiti di questa Roma. È stata una sorta di specchietto emblematico della stagione finora disputata dalla truppa di Di Francesco. Belli, anzi bellissimi, per quasi ottanta minuti, piccoli piccoli nel finale.

Per lunghi tratti abbiamo visto una Roma che sembrava realmente imbattibile: Fazio e Manolas insuperabili, Cristante e Nzonzi che disegnavano geometrie in mezzo al campo, giganteggiando al cospetto dei vari Bradarić e Ioniță, Cengiz Ünder imprendibile quando partiva palla al piede e poi quel Zaniolo, classe 1999, che ha faccia da ragazzino ma numeri da grande giocatore. Per due volte Cragno si è dovuto superare per negargli la gioia del primo gol in A e, a conti fatti, quegli interventi prodigiosi a inizio ripresa hanno fatto la differenza.

Poi, tutto d’un tratto, si è inceppato il meccanismo. È bastato che venisse fuori il cuore rossoblù del Cagliari per minare tutte le certezze fin là messe in mostra. Il gol di Ioniță a cinque minuti dal novantesimo è stato lo spartiacque decisivo: fino a un minuto prima era stata una grande Roma, subito dopo è tornata la Rometta, quella ammirata, si fa per dire, all’Olimpico contro la SPAL. Dall’85’ in poi è crollato il castello di DiFra: Ünder è sparito, il neo entrato Pastore non ha toccato palla, la cerniera di centrocampo si è sfaldata e la muraglia difensiva ha evidenziato crepe preoccupanti.

Proprio da un buco clamoroso di Manolas sulla verticalizzazione di Ioniță nasce il 2-2, con Sau che si invola verso la porta di Olsen e trova l’angolino giusto per accendere la miccia della Sardegna Arena. Col Cagliari in 9 contro 11 (espulsi poco prima, in pieno recupero, Srna e Ceppitelli). Un finale incredibile, un finale che ci lascia due verdetti: la squadra di Maran ha un cuore enorme (già contro Fiorentina, Frosinone e soprattutto SPAL il Cagliari aveva dimostrato di non smettere mai di crederci), mentre la Roma di Di Francesco al momento è una stupenda incompiuta. Una cosa è certa: per ritagliarsi un posticino nella prossima Champions, a questa Roma, servirà giocare da Roma fino al fischio finale.