Home » L’importanza di Mandžukić

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Juventus-Inter è stato un bel Derby d’Italia. Ben giocato, da entrame. È stato appassionante: l’Inter ci ha provato, la Juve ha rischiato, poi è uscita nella ripresa e ha piazzato la zampata decisiva. Con quello lì, Mario Mandžukić, che non sarà Cristiano Ronaldo però è dannatamente forte. E importante.

Capire quanto sia prezioso il croato nello scacchiere di Allegri non è poi così complicato. Apprezzare la concretezza della Juve vuol dire anche essere consapevoli della crescita collettiva avuta nel corso di questi anni in cui la Juventus ha incrementato la propria qualità (sul mercato) e allo stesso tempo ha trasformato la propria mentalità. In Italia, imbattibile; dopo 15 giornate, il discorso Scudetto è ormai chiuso; in Europa, due finali di Champions perse e la sensazione che quest’anno possa essere un anno più che positivo.

In tutto ciò, Allegri ha dei tasselli fondamentali, inamovibili, indispensabili. Ok, Szczęsny; ok, Bonucci e Chiellini; non più Dybala, a causa dell’avvento di sua maestà CR7; ok, Mario Mandžukić. Guardatelo giocare: è lì, sull’esterno, concreto, forte, determinante. Calciatore completo, trasformatosi da prima punta a esterno d’attacco nonostante un’impostazione fisica molto che da qualsiasi altra parte lo porterebbe a star fermo lì, in area, e aspettare i palloni alti dai lati. Mandžukić: colui che ha deciso il derby d’Italia. Con un’inserimento preciso, volto a sfruttare la serata-no di Asamoah e la poca inclinazione di Handanović a uscire sulle palle alte. C’è sempre, Mandžukić. Sempre. Quando c’è da rispondere “presente”, siatene certi: lui alza la mano e lo fa. Non sempre con i gol, spesso anche legnando, giocando come Allegri vuole, creando spazi e superiorità, sganciando la falcata sull’esterno, crossando, tirando, facendo paura.

E sono sette. I gol messi dentro dal croato, in questa stagione. Il suo record italiano è 10, ottenuto al primo anno di Juventus, 2015/2016. Il suo rendimento migliore, in Bundesliga: stagione 2013/2014, Bayern Monaco, 18 gol. Ma era un altro Mandžukić: più presente in area, meno completo. L’ha trasformato, Allegri. L’ha reso un giocatore “decisivo, sempre”. L’ha definito così, lo stesso tecnico bianconero, nel dopogara di Juventus-Inter. Finita 0-1. La griffe, d’autore.