Ronaldo, Messi, Messi, Messi, Messi, Ronaldo, Ronaldo, Messi, Ronaldo, Ronaldo. No, non è una squadra (monca, visto che manca l’undicesimo) di soli cloni di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. Chi di voi non pagherebbe per vederla in campo? Peccato che è solo utopia. Si tratta dell’elenco dei vincitori del Pallone d’Oro dal 2008 al 2017. Dieci anni di egemonia del duo CR7-Messi, con i due che, quando non lo vincevano, si piazzavano al secondo posto, lasciando praticamente le briciole agli altri contendenti. Qualcosa di mai visto da quando esiste il Pallone d’Oro, il numero uno dei riconoscimenti individuali nel calcio.
Fino al 2017, dicevamo. Perché quest’anno è successo qualcosa di epocale: Ronaldo si è dovuto “accontentare” del secondo posto, Messi addirittura ha mancato il podio (eppure l’avrebbe meritato per quanto fatto nell’anno solare in corso), visto che al terzo posto si è piazzato, con ugual merito, il campione del mondo Antoine Griezmann. Ad aggiudicarsi l’ambito riconoscimento, istituito nel 1956 dalla rivista francese France Football, stavolta è stato un ragazzo di 1,74 metri e 33 candeline sulla carta d’identità. Il primo calciatore croato a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro di questo premio.
Luka Modrić da Zara è per molti il prototipo del calciatore: genio, classe, fantasia, corsa, intelligenza. Il compagno ideale per qualsiasi giocatore, visto che è in grado di disegnare assist che i comuni mortali non riescono nemmeno a concepire. Accostato all’olandese Johan Cruijff, non solo per le caratteristiche tecniche, ma anche per una sottile somiglianza fisica, per noi è la reincarnazione croata di Andrea Pirlo, ma rispetto al Professore, Modrić ha dimostrato di possedere più dinamismo e una maggiore duttilità, visto che in carriera ha giocato anche da trequartista e da esterno di centrocampo. In poche parole, Modrić è il calcio, anzi, è l’aspetto più poetico del calcio.
Il 2018 del centrocampista del Real Madrid e della Croazia è stato trionfale, rovinato, si fa per dire, dalla sola Francia, che in finale a Russia 2018 ha infranto il sogno di una nazione, quella croata, di vincere il Mondiale. Ma Luka diciamo che ha saputo consolarsi: oltre al secondo posto ai Mondiali, la terza Champions di fila con i blancos e la possibilità di aggiudicarsi il terzo Mondiale per club consecutivo. E poi una sfilza clamorosa di premi individuali: il Pallone d’Oro dei Mondiali, il Best FIFA Men’s Player, l’UEFA Men’s Player of the Year, il premio come miglior costruttore di gioco dell’anno IFHHS e ora il Pallone d’Oro, appunto.
Mica male per un ragazzo che ha vissuto un’infanzia difficile: l’assassinio del nonno, la guerra civile nell’allora Jugoslavia, la fuga della sua famiglia e una giovinezza da rifugiato. Con un pallone per amico, un pallone che è diventato il simbolo di un riscatto personale e di un’intera nazione: “Da bambino avevo il sogno di giocare in un grande club, ora sono andato anche al di là del sogno”, ha dichiarato un composto Modrić, col Pallone d’Oro fra le mani, quasi fosse suo figlio. E peccato che l’Inter non sia riuscita a ingaggiarlo la scorsa estate, a quest’ora staremmo aspettando trepidamente Juventus-Inter di venerdì prossimo. Ronaldo contro Modrić, il cyborg CR7 contro il poeta Luka: da compagni al Real, ad avversari in Italia. Non ci resta che sperare che, anche per noi, questo piccolo sogno possa presto diventare realtà.