C’era tanta attesa e tanta curiosità per i test della SBK che si sono tenuti la scorsa settimana sul circuito spagnolo di Jerez de la Frontera. Attesa e curiosità soprattutto per Alvaro Bautista, il volto nuovo in casa Ducati che affiancherà Chaz Davies per il Mondiale 2019. Ebbene, alle parole “attesa” e “curiosità” se ne è aggiunta un’altra: “voglia”.
Già, perché se le premesse sono queste, la voglia che il Mondiale delle Derivate di serie inizi domani mattina è tantissima. Dopo 9 anni e 142 Gran Premi (e 3 terzi posti) in MotoGP divisi tra Suzuki (ufficiale) e Honda e Ducati (privati), il fresco 34enne (anni compiuti lo scorso 21 novembre) nativo di Talavera de la Reina ha optato per cimentarsi in SBK affinché si inverta la tendenza che vuole i centauri del più importante campionato iridato su due ruote annaspare e non poco quando, a fine carriera, decidono di cimentarsi con le Derivate di serie. Tant’è vero che la SBK per molti di loro si è improvvisamente trasformata in una sorta di “cimitero degli elefanti”.
A Jerez, Bautista tutto ha dimostrato tranne di essere venuto in SBK in gita. All’esordio con la Panigale V4, lo spagnolo ha in primis preceduto, in entrambe le giornate di test, il compagno di scuderia Davies, e questo non è certamente banale. E poi ha seriamente impensierito il Cannibale Jonathan Rea nella prima giornata, chiudendo distanziato di soli tre decimi (poi l’indomani il nordirlandese ha messo le cose in chiaro rifilando un secondo a tutti).
Siamo solo all’inizio, bene precisarlo, ma se le premesse sono queste possiamo essere ottimisti sul fatto che la SBK abbia trovato un elemento di qualità che potrebbe – e sarebbe anche ora – aggiungere un po’ di pepe alle gare rese monotone (ma non per colpa loro, e ci mancherebbe altro) dal dominio di Rea e della Kawasaki.
Un esordio positivo, dunque, quello di Bautista in SBK. Un esordio che fa venire alla mente un certo Max Biaggi. Il romano, dopo 9 anni di MotoGP (proprio come Bautista), al suo debutto in SBK con la Suzuki vinse la prima gara. Prologo di un’avventura durata 6 anni e che ha portato in dote due titoli iridati con l’Aprilia, nel 2010 e nel 2012. Biaggi e lo statunitense John Kocinski sono gli unici due piloti che hanno vinto almeno un titolo mondiale sia con le moto prototipo che con le derivate di serie. Un club ristretto, quindi, composto da soli due elementi. La saggezza popolare però insegna che “non c’è due senza tre“. E Bautista si candida per staccare la nuova tessera.