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Atalanta-Napoli, l’elogio (e la normalità) della qualità

Quando si affrontano due squadre che fanno del giocare sempre la palla il proprio punto di forza e una delle due è oggettivamente superiore dal punto di vista qualitativo rispetto all’altra, la normalità vuole che 8 volte su 10 la compagine più qualitativa prevalga. E se la squadra inferiore non può contare sul suo elemento più tecnico, le probabilità di vittoria per la formazione superiore aumentano di gran lunga. Questo il riassunto brutale ma facilmente comprensibile di Atalanta-Napoli, posticipo della 14/a giornata di Serie A 2018/2019, che ha visto i partenopei prevalere sui bergamaschi per 2-1.

Un incontro gradevole da vedere, con due formazioni che hanno cercato di costruire le proprie azioni offensive non buttando mai via il pallone, ma sempre facendo scorrere l’attrezzo – come soleva chiamarlo il grande Agostino Di Bartolomei – a terra, non avendo paura di proporre l’uno contro uno per garantirsi la superiorità numerica, sfruttando in maniera ottimale l’ampiezza del campo come hanno dimostrato i numerosi cambi di gioco che si sono visti da una parte e dall’altra. E che hanno portato al primo vantaggio del Napoli, firmato da Fabian Ruiz, e al momentaneo pareggio dell’Atalanta, con la combinazione da una fascia all’altra Gosens-Hateboer che ha fatto sì che la palla arrivasse tra i piedi di Duvan Zapata, con il colombiano che non si è fatto pregare nel realizzare il gol dell’ex.

Ma alla fine, a fare la differenza è stata la maggior qualità del Napoli. Prova di ciò sono stati gli ultimi minuti della partita. In casa Atalanta, Gasperini sostituisce il pur bravo Rigoni (che ha sua volta ha preso il posto dello squalificato Iličič, un’assenza pesantissima) con Valzania. Dall’altra parte della barricata, Ancelotti può permettersi il lusso di tenere in panchina Arkadiusz Milik e di farlo entrare confidando in un suo guizzo. E così è stato. Certo, il difensore neroblu Palomino se lo perde, ma il gol della vittoria è un autentico capolavoro del centravanti polacco. La palla di Mario Rui è difficilissima da controllare, ma Milik non solo vi riesce con il destro. Il controllo dell’attaccante partenopeo diventa allo stesso tempo una sorta di mini-assist per il suo sinistro che non lascia scampo a Berisha. Ed ecco che la maggiore qualità del Napoli si concretizza in una sola persona, in un solo meraviglioso gesto tecnico.

Qualcuno invece non ha capito il cambio Rigoni-Valzania, con Gasperini che ha preferito rafforzare il centrocampo togliendo un riferimento offensivo. Sempre questo qualcuno punta il dito verso il tecnico di Grugliasco, reo di aver indietreggiato troppo il baricentro della squadra. Sommessamente, vorremmo chiedere a questo qualcuno cosa sarebbe accaduto se l’Atalanta avesse comunque preso il gol dell’1-2 con tre punte in campo. Semplicemente, Gasperini sarebbe stato accusato di non essersi coperto. Ragion per cui, sono difficili da trovare – a differenza di Empoli dove invece gli errori dell’ex tecnico del Genoa sono stati palesi – colpe da imputare al Gasp.

In conclusione, un breve pensiero per i “soloni” che avevano dipinto Atalanta-Napoli come la partita dei “cori beceri”, della “sospensione annunciata”, dei “buu” e degli “ululati”. Alla fine, tanto rumore per nulla. E questa, forse, è la vittoria più importante della serata.