Questa settimana, il protagonista da spedire in Pulgatorio è Luciano Spalletti. Intendiamoci: ci sta di perdere a Londra. Tuttavia, buona parte delle responsabilità sono, a nostro parere, sue. L’undici di partenza, innanzitutto, con un Nainggolan messo in campo nonostante le precarie condizioni fisiche, in una zona del campo fondamentale, dove avrebbe avuto il compito di spezzare le trame offensive avversarie e creare quelle nerazzurre, e tolto (forse troppo tardi) dopo un primo tempo nel quale è stato costantemente superato dagli avversari. Borja Valero, entrato al suo posto, ha disputato probabilmente la miglior partita della stagione. Non pensiamo che, nell’ultimo allenamento, le condizioni fisiche dei due siano state tanto differenti: ci voleva il coraggio di tenere il Ninja in panchina, a questo punto.
Così facendo, invece, il tecnico si è bruciato un cambio, che ha pesato in maniera decisiva sull’equilibrio dell’incontro, considerando gli infortuni a De Vrij e la botta subita da Icardi, circostanze che hanno impedito all’uomo di Certaldo di intervenire con cambi atti a modificare tatticamente l’incontro. Incontro, diciamolo, che poteva anche andare in modo diverso, visto che il Tottenham ci è sembrato, nel corso dei 90′, ampiamente all’altezza dell’Inter vista diverse volte in campionato. Tra l’altro, l’arbitro ha graziato Brozović perlomeno in un paio di occasioni nel primo tempo, consentendogli quindi di poter giocare senza l’handicap di un cartellino giallo: una situazione non da poco, in quella zona del campo. Però, un cambio nel frattempo era andato perduto. E sono stati proprio i cambi a decidere l’incontro: Pochettino li aveva, il suo dirimpettaio no.
“È mancata la capacità di giocare palla anche sotto pressione, il fatto di venire a giocare su questi campi dove ti costringono e ti vengono addosso” ha dichiarato Spalletti a fine partita (Inter Channel). Tutto vero: però, tutto anche ampiamente prevedibile. Evidentemente, è mancato qualcosa in fase di preparazione dell’incontro. Nel primo tempo, solo la traversa ha fermato gli inglesi che, nella ripresa, hanno trovato il gol grazie anche a un errore di posizionamento della retroguardia nerazzurra. In conclusione, al termine di questi 90′, bisognerebbe anche parlare di salto di qualità a livello mentale che, evidentemente, il tecnico di Certaldo non è ancora riuscito a far fare alla sua squadra. In ogni caso, ci sarà tempo di farlo, da adesso a febbraio, quando i nerazzurri si troveranno a giocare le partite che contano, quelle da dentro o fuori.
Non siamo infatti superstiziosi, essendo di cultura elvetica e con forti influenze scandinave, e quindi non abbiamo problemi a scrivere ciò che gli altri, invece, si terranno nella tastiera per non indispettire il popolo nerazzurro. Al di là della classifica, la logica dice che l’Inter, davanti a 70.000 spettatori, avrà vita facile a San Siro con il PSV, squadra nettamente inferiore tecnicamente, mentre il Tottenham andrà a Barcellona, dove i padroni di casa non perdono da cinque anni. L’impresa, quindi, (a questo punto, ovviamente: a settembre, prima di partire, la pensavamo diversamente) sarebbe venire eliminati, non il contrario. Di conseguenza, ci auguriamo di riportare Lucianone (e l’Italia) in Paradiso tra quindici giorni.