“Eh, son ragazzi”. Questa espressione, frequentemente utilizzata per alleggerire il peso di una marachella compiuta dagli adolescenti, calza a pennello con la Roma vista ieri sera contro il Real Madrid. Perché è vero che la squadra di Di Francesco ha perso l’ennesima partita della stagione, tra l’altro contro un avversario di rango ma non al massimo della sua forma. Ma lo ha fatto utilizzando una vera e propria linea verde, diventata poi verdissima con gli ingressi di Kluivert e Ćorić nel corso della partita. Basti pensare che i capitolini hanno terminato il match con ben sette under 23 in campo.
Di Francesco ha avuto coraggio. Come all’andata, quando aveva lanciato dal primo minuto Zaniolo, classe 1999, che fino a quel momento non aveva ancora esordito in giallorosso. Anche ieri sera ha inserito in campo l’ex Inter, nella sua posizione forse più congeniale, ossia quella di trequartista nel 4-2-3-1. Molti diranno che Di Francesco ha osato perché la Roma era già qualificata, in virtù del successo del Viktoria Plzeň sul CSKA Mosca. Ma quando i giallorossi sono entrati in campo la partita in Russia era appena finita e l’ex allenatore del Sassuolo aveva già scelto il suo undici titolare.
Il primo tempo della Roma è stato di assoluto livello, al netto della differenza tecnica con i campioni in carica. Non si è visto tutto questo dislivello, sinceramente. Anzi, la Roma avrebbe meritato di passare in vantaggio per le maggiori occasioni create. Il Real si è visto pochissimo dalle parti di Olsen e probabilmente se Under non si fosse divorato quel gol a Courtois battuto staremmo parlando di un’altra partita e di un altro epilogo.
Alla fine la gara è stata decisa dalla maggiore esperienza degli spagnoli, che hanno approfittato di due svarioni difensivi per fare loro i tre punti e il primo posto matematico. Il Real ha aspettato, sornione, quasi confidando che un errore della retroguardia della Roma sarebbe arrivato, prima o poi. I giallorossi sono stati ingenui, polli se vogliamo. Ma non gli si può rimproverare nulla sul piano dell’impegno e della voglia. Hanno solo pagato il fatto di essere meno scafati ed esperti del Real Madrid.
Alla fine i fischi del pubblico romanista sono sembrati ingenerosi, quasi inopportuni. Probabilmente sono una sorta di eco ridondante per la brutta sconfitta di Udine, ma fischiare dopo una prestazione del genere, in cui la tua squadra ha sì perso ma ha messo in campo sudore, fatica e cuore non è molto giusto. In una serata in cui comunque hai ottenuto la qualificazione al secondo turno di Champions League, in cui la tua squadra ha giocato un buon calcio nonostante la giovane età, bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno.