Con la disputa degli spareggi promozione-retrocessione in Allsvenskan, si è chiusa la stagione calcistica svedese: vediamo, quindi, il bilancio di questo 2018. Iniziamo dai vincitori, quell’AIK che è tornato sul gradino più alto del podio dopo ben 9 anni.
Ha vinto, innanzitutto, la squadra più regolare. Non necessariamente la più forte: quella, a nostro parere, rimane il Malmö, a livello di struttura e organico. Tuttavia (lo avevamo detto in fase di pronostici), gli Himmelsblått, pur favoriti, avevano il loro tallone d’Achille nella guida tecnica, quel Magnus Pehrsson il quale, pur avendo vinto senza problemi il campionato lo scorso anno, aveva sollevato più di un interrogativo. La catastrofica primavera dei campioni in carica è stata decisiva e la ripresa, avvenuta a suon di gol, ha loro consentito di raggiungere, seppur in extremis, il terzo posto (e la qualificazione alla fase a gironi dell’attuale edizione dell’Europa League). Non è però bastata a riacciuffare la capolista.
L’AIK, dunque, che il tecnico Norling ha saputo plasmare, dandogli solidità difensiva (solo 16 le reti subite, ben 11 in meno delle seconde migliori difese) e mentalità vincente. Gli Gnaget hanno subito una sola sconfitta, e hanno avuto una grande tenuta mentale nel momento decisivo. Il pareggio, a tempo scaduto, nella sfida casalinga contro il Malmö, ne è un esempio. I gialloneri erano sottoposti a una grande pressione, da parte del loro pubblico (50 128 gli spettatori per la sfida decisiva contro il Sundsvall: numeri non da poco, per il calcio svedese). Nonostante questo, il tecnico ha saputo sempre tenere la barra dritta, dando alla squadra un gioco e una mentalità che si sono rivelati decisivi.
Per quanto riguarda le altre, il Norrköping ha saputo tenere vivo il torneo fino all’ultima giornata, con una stagione regolare e con un finale di campionato di ottimo livello (i Peking sono stati gli unici, nello scontro diretto di settembre, ad avere ragione dei neo campioni di Svezia). L’Hammarby, invece, capolista per alcune settimane, è calato alla distanza, dopo aver fatto sognare i suoi caldissimi tifosi: peccato per la qualificazione europea, sfumata per la differenza reti.
Naufragato, invece, il progetto Djurgården, evaporato nella terza parte del torneo: non ci stupiremmo se gli Järnkaminerna ripartissero, nella prossima stagione, senza il carismatico Melkemichel, attratto da sirene turche. Probabilmente, diversi senatori sono giunti al capolinea, e bisognerà vedere, dei giovani, quanti rimarranno a Stoccolma. Alcuni sono infatti promettenti, e non ci stupirebbe se venissero richiesti da qualche squadra tedesca o inglese.
Tra le comprimarie, desideriamo ricordare l’Häcken di Alm, ex tecnico dell’AIK. La seconda squadra di Göteborg ha giocato un ottimo campionato, a ridosso delle prime, e ha espresso il capocannoniere (Paulinho – 20 centri per lui – con al secondo posto l’ex Lugano Hallenius con 18). Una bella rivincita per questo tecnico, che riteniamo tra i più preparati tecnicamente dell’Allsvenskan, e che potrebbe avere un futuro prestigioso, magari all’estero. Una curiosità: la squadra giallonera è stata votata come la più ospitale (quella, cioè, più attenta alle esigenze dei tifosi in trasferta) tra tutte le 16 compagini partecipanti al campionato.
Le grandi delusioni sono state, invece, Göteborg ed Elfsborg. Entrambe le squadre, lo scorso anno, hanno avuto (soprattutto gli Eleganterna) una stagione a dir poco complicata. Tuttavia, quest’anno, hanno davvero toccato il fondo, trovando la salvezza matematica solo nelle ultime giornate. I Blåvitt, in particolare, hanno attraversato una crisi tecnica senza precedenti, perlomeno negli ultimi lustri. A pagare per tutti è stato Mats Gren, il potente direttore sportivo: vedremo, nella prossima stagione, cosa saranno capaci di fare i dirigenti di questa prestigiosa società la quale, ormai da troppi anni, non riesce più a imporsi.
Dietro, non si può non prendere atto della retrocessione di tutte e tre le neopromosse, al termine di un torneo dove la lotta per non retrocedere è stata praticamente segnata già dalle prime settimane. Il campionato ha confermato la differenza di valori tra squadre della massima serie e della cadetteria, che era emersa già nella fase precampionato, durante la Svenska Cupen.
Ha destato sorpresa il risultato dello spareggio, con l’Eskilstuna (lo scorso anno in Allsvenskan) che ha prevalso sul Brommapojkarna in rimonta, battendo i rossoneri in casa dopo essere passato in svantaggio, e dopo aver perso la prima partita sul proprio terreno. La squadra arancione, quindi, tornerà nella massima serie dopo solo un anno di Purgatorio, assieme al Falkenbergs e, soprattutto, all’Helsingborg: entrambe le compagini tornano in massima serie dopo ben due anni di assenza e i rossoblù, in particolare, con grandi ambizioni.
Interessanti, infine, i dati sull’affluenza degli spettatori: 2.021.789 le presenze allo stadio, con una diminuzione di poco più del 6% rispetto al 2017. In media, 8424 spettatori per partita. A fare la parte del leone, manco a dirlo, l’Hammarby, con una media di 23.680 presenze a incontro, seguito dall’AIK (23 664) e dal Malmö (14.921) (dati Allsvenskan).