“L’Argentina aveva la possibilità di mostrare al Mondo cos’era e purtroppo l’ha fatto”. Con queste parole Estebán Cambiasso, ex giocatore di River Plate, Real Madrid e Inter, ha commentato a Sky Calcio Club il rinvio della finale di Copa Libertadores tra River Plate e Boca Juniors avvenuto in seguito al lancio di oggetti e gas lacrimogeni contro l’autobus del Boca Juniors mentre stava dirigendosi al Monumental 24 novembre.
E purtroppo la sensazione è proprio questa. L’Argentina poteva sfruttare questo Superclásico per dimostrare di essersi lasciata alle spalle i tantissimi problemi legati alla violenza dei tifosi degli ultimi vent’anni, ma ha miseramente fallito. Li dove in questa stagione per la prima volta dopo la morte di un tifoso del Lanús nel 2013 è stata reintrodotta parzialmente la possibilità di andare in trasferta per i tifosi ospiti. Li dove nelle serie minori le risse sono all’ordine del giorno (la più recente lo scorso fine settimana in All Boys-Atlanta). Li dove un Clásico come San Lorenzo-Huracán non si può disputare perchè non ci sono abbastanza agenti di polizia. Li dove tutti sapevano che sarebbe potuto succedere qualcosa, visto anche il precedente del 2015, ma nessuno è stato in grado di evitarlo.
La cosa più importante era infatti garantire la sicurezza dell’autobus del Boca nel suo tragitto verso lo stadio. Le forze dell’ordine hanno però miseramente fallito spalancato la strada al fallimento in mondovisione. Ne esce con una pessima immagine anche la CONMEBOL, impacciata nel gestire la situazione di una partita rinviata una volta all’andata e due al ritorno. In generale né il governo argentino (sono arrivate ieri le dimissioni di Martín Ocampo, Ministro della Sicurezza di Buenos Aires) né la CONMEBOL sono stati in grado di gestire un evento che tutti sapevano essere a rischio. Non è possibile fallire nella parte più delicata: far arrivare le squadre allo stadio.
Non si sa quando si giocherà, se si giocherà. Il Boca infatti ha chiesto la vittoria a tavolino, quasi impossibile che gli verrà concessa perchè la CONMEBOL vuole che si giochi. Probabilmente che si torni in campo sabato 8 dicembre, ma a qualcuno interessa veramente ormai? Praticamente sarà una partita lunga un mese, la sfortuna è stata che questo Superclásico è arrivato con un anno d’anticipo: fosse stato nel 2019 con la finale unica si sarebbero evitati molti problemi. Ora passeranno altri dieci giorni in cui si parlerà di tribunali e di ricorsi. Un film già visto tre anni fa.
L’attesa creatasi prima dell’evento è stata spazzata via, solo i tifosi rimarranno attratti dal richiamo della sfida, agli altri è bastato già quanto successo per capire l’ennesima sconfitta del calcio argentino.
La verità è che l’Argentina è un paese allo sbando tra povertà, inflazione e violenza. Le tifoserie organizzate, anche quelle delle squadre di divisioni inferiori, spesso controllano tutto e allo stadio entra qualsiasi cosa: dalla droga alle armi. Se a Buenos Aires a questa gente si continua a dire da un mese che questa è la partita più importante della storia, che dopo nulla sarà più come prima, cosa volete che succeda?
Forse in altri luoghi la reazione sarebbe stata diversa, ma non in Argentina adesso. Una Nazione in difficoltà aveva l’occasione di far vedere al Mondo di essere diversa, ma forse sarebbe stata un’inutile patina sopra lo sporco. Il Mondo ha visto cos’è in questo momento l’Argentina, speriamo possa almeno servire a qualcosa.