Cagliari-Torino e quella noia che è stata soprattutto tattica
In mezzo alla bufera di vento e acqua che ha caratterizzato la serata cagliaritana di ieri, pare si sia giocato anche a pallone. O meglio, che ci abbiano provato. Cagliari e Torino hanno chiuso la 13/a giornata di Serie A con un nulla di fatto. Uno 0-0 di una pochezza disarmante, con rarissime occasioni da una parte e dall’altra. Sirigu da senza voto, Cragno da 6.5 giusto per un riflesso all’80’ su una girata di Zaza. Per il resto, poco calcio e tanta noia. Le attenuanti, però, c’erano tutte. A parte il freddo, entrambi gli ambienti erano “scossi” per quanto successo a Castro e a Mazzarri.
La giornata, infatti, era cominciata con la notizia della lesione del crociato anteriore del ginocchio sinistro per Lucas Castro, uno dei giocatori più in forma negli ultimi tempi tra le fila rossoblù. Non è un caso se il Cagliari ha fatto una fatica immane a innescare le punte, che sistematicamente hanno sbattuto contro il muro granata. Dall’altro lato, arrivava un Toro senza condottiero, con Mazzarri rimasto a casa per via di un malore, senza gravi conseguenze per fortuna, capitatogli lo scorso venerdì. Le premesse, appunto, non erano delle migliori e se si aggiungono le condizioni climatiche (pioggia e soprattutto folate di vento che, a volte, cambiavano persino le traiettorie del pallone), il gioco è fatto.
Eppure al fischio finale del signor Pasqua, fermo restando che il punto alla fin fine ha fatto contenti tutti, è rimasta la sensazione che si poteva osare di più, tanto da una parte, quanto dall’altra. Maran ha deciso di rimpiazzare Castro avanzando Ioniță sulla trequarti e inserendo in mediana Dessena. È una soluzione questa, ma non può essere l’unica. Specialmente se si considera che gli altri giocatori in rosa in grado di interpretare il ruolo di mezzala (Padoin e Faragò) erano infortunati e il Cagliari nel finale di gara ha pagato un po’ di stanchezza, forse anche a causa della mancanza di un ricambio in mezzo al campo.
Giocarsela dall’inizio con João Pedro sulla trequarti alle spalle di Sau e Pavoletti? Col senno di poi avrebbe quantomeno consentito al tecnico di poter contare su un centrocampista in più a gara in corso, d’altronde in casa questo Cagliari raramente ha rinunciato a giocarsela, almeno fino a ieri. Con un filotto di 7 gare in un mese alle porte e con Castro fuori a lungo, Maran dovrà trovare la soluzione. E magari cambiare qualcosa anche dal punto di vista tattico.
Atteggiamento simile da parte del vice di Mazzarri, Nicolò Frustalupi, che ha scelto di sostituire l’infortunato Ola Aina con Ansaldi, uno che garantisce sicuramente maggior copertura rispetto ai vari Berenguer o Parigini. Idem davanti: l’assetto con Iago Falque alle spalle di Belotti e Zaza non sembra attuabile dall’inizio (ma a gara in corso sì). Eppure, con gli ingressi in campo di Zaza e, soprattutto, di Parigini il Torino è riuscito a impensierire i padroni di casa.
A questi livelli ci si gioca tanto e abbandonare un modulo “sicuro” per uno schieramento più offensivo, almeno nelle caratteristiche degli interpreti, avrebbe potuto esporre la squadra a rischi imprevisti, ma sicuramente ne avrebbe beneficiato il gioco e gli spettatori, bagnati e infreddoliti, avrebbero gradito. D’altronde i tre punti erano là, dietro l’angolo, ma né Cagliari, né Torino hanno avuto il coraggio di andare a prenderseli.