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La Roma non va. Tanto possesso, poca sostanza

Marco Iacobucci EPP / Shutterstock.com

La Roma cade e lo fa ancora contro una squadra invischiata nella lotta per non retrocedere, dopo le sconfitte contro Bologna e SPAL i giallorossi perdono anche alla Dacia Arena contro un’Udinese fresca di cambio allenatore con l’arrivo di Davide Nicola. Fazio e compagni si fanno trovare nuovamente impreparati al rientro dalla sosta, così come accaduto nella sconfitta interna contro i ferraresi. Una sconfitta che fa male, perché è stato un chiaro passo indietro che in pochi si aspettavano dopo che Di Francesco aveva scelto il 4-2-3-1 come modulo di partenza e con i suoi che apparivano in netta crescita, si guardi alla netta vittoria contro la Samp nell’ultimo turno giocato, su tutti.

Dato positivo è senz’altro il possesso palla, ma questo era già un elemento a favore di questa Roma. Ciò che manca ancora è il dinamismo sinergico, la fluidità dei movimenti di chi non è in possesso del pallone, fattori determinanti quando si incontrano formazioni volte a chiudersi a riccio in difesa, con undici undicesimi sotto la linea del pallone. Le assenze di Pastore, Perotti, De Rossi e Manolas sono di certo un alibi ma non così forte da poter giustificare alcune mancanze, la Roma ha una rosa abbastanza profonda da poter sostituire, e bene, i titolari infortunati. L’ulteriore infortunio, ancora da valutare, di Lorenzo Pellegrini è un’altra grana per l’infermeria.

Non è che quando le cose non vadano per il meglio ci sia sempre da guardare alla panchina e alle scelte di formazione, che i momenti di forma di Džeko e Ünder non siano quelli dello scorso anno è un dato oggettivo. Di Francesco ha provato a schierarli tra i titolari ma le difficoltà emerse finora lo hanno fatto poi desistere dando maggior spazio a Schick e Kluivert. I quattro si sono alternati a Udine ma con scarsi risultati, soprattutto il ceco e l’olandese (partiti titolari) hanno dimostrato di non avere il peso specifico di cui necessita la squadra. Florenzi, poi, è un giocatore di cui questa squadra non può fare a meno, se è vero che spende molto nelle partite che gioca, tra quelle dei giallorossi e quelle della Nazionale, lo è altrettanto che la sua grinta e il suo apporto, sia da terzino che da ala offensiva, sia determinante in alcune situazioni di gara.

Inoltre prendere gol nell’unica occasione concessa agli avversari nella propria area di rigore è un chiaro segnale di poca lucidità dei giallorossi che mai avevano preso un rischio nel corso della partita e poi, dopo dieci minuti della ripresa, si sono visti puntati da un calciatore avversario, in quel caso un sontuoso de Paul che si è inventato una giocata davvero magistrale per il gol decisivo. Come già avvenuto contro Bologna e SPAL si è palesata la difficoltà di sostenere allo stesso tempo un attacco continuato, anche se poco risoluto, con una difesa attenta a concedere poco o nulla. È anche vero che ci troviamo di fronte ad alcune seconde linee giovanissime, al massimo di 22 anni, ma se dai giovani non ci si aspetta esperienza nella gestione dei momenti, quantomeno si richiede un apporto fisico e dinamico superiore.

Questa è una squadra che pecca di carattere, incapace di prepararsi psicologicamente alle gare di Serie A al ritorno dagli impegni con le nazionali ma anche in attesa di quelli di Champions. Già, la Champions, martedì l’atteso scontro con il Real Madrid, squadrone in piena crisi dopo la sconfitta per 3-0 contro l’Eibar. Per quella gara Di Francesco dovrà fare i conti non solo con le assenze ma anche con un morale da risollevare, una scossa che dia l’impulso necessario a vivere ancora forti e positive emozioni di coppa.