A distanza di poco più di due anni dal riconoscimento ufficiale e dall’ingresso nell’UEFA e nella FIFA, il Kosovo è già riuscito a scrivere una pagina bella e importante della propria storia calcistica. Con il 4-0 di ieri sera contro l’Azerbaigian, i kosovari hanno chiuso il Girone 3 della Lega D al primo posto, con 14 punti, ben cinque lunghezze in più proprio rispetto agli azeri. Mica male per la Nazionale più giovane in Europa. Ora, per Berisha e compagni si aprono scenari da sogno: intanto, la promozione in Lega C di Nations League, poi la possibilità all’orizzonte di centrare una storica qualificazione a Euro 2020.
In base al nuovo regolamento dell’UEFA, infatti, le 16 squadre che hanno vinto i rispettivi gironi di Nations League – e fra queste il Kosovo, appunto – hanno un posto assicurato nei play-off di qualificazione in programma a marzo 2020, sempre che non si siano qualificate prima, nei consueti gruppi di Qualificazione (che verranno sorteggiati il prossimo 2 dicembre). Ma andiamo per gradi, perché il sogno Europeo per il Kosovo è concreto, ma è anche giusto fermarsi un attimo e godersi questa impresa. Basti pensare che nell’anno solare 2018 la Nazionale guidata dallo svizzero Bernard Challandes non ha mai perso. Tra girone di Nations League e amichevoli, i Dardani hanno giocato 9 gare, vincendone addirittura sette.
Rispetto alle prime apparizioni ufficiali, la musica è cambiata. Il girone di qualificazione ai Mondiali russi era stato a dir poco disastroso, con numerose sconfitte contro avversari però ben più quotati (Croazia, Islanda e Ucraina su tutti). Eppure, i gialloblù erano riusciti a cogliere il primo storico punto, impattando 1-1 contro la Finlandia. Dal 2018, dicevamo, tutta un’altra musica. Vero che è cambiato il livello degli avversari, ma i kosovari hanno dettato legge un po’ ovunque: 5-0 a Malta, 4-0 all’Azerbaigian, 3-0 all’Albania in amichevole (in una gara tra l’altro particolare, vista la folta presenza di albanesi in Kosovo). Contando il solo girone di Nations League, 4 vittorie e 2 pareggi, con 15 gol fatti e solo 2 subiti (uno contro Malta e uno contro le Isole Fær Øer).
Il segreto del loro successo? Sicuramente si tratta di un popolo con grande tradizione calcistica, guidato da un tecnico di esperienza, che ha fatto bene a livello di club in Svizzera; in secondo luogo, siamo al cospetto di un gruppo di giocatori professionisti, a differenza di altre realtà dell’UEFA. In porta c’è l’ex Palermo e Novara Samir Ujkani, capitano, tra l’altro, della Nazionale, poi a centrocampo possono contare sulla grande qualità del laziale Valon Berisha, mentre davanti i prospetti più interessanti sono l’ala sinistra Arbër Zeneli (autore di una tripletta ieri contro gli azeri, in forza all’Heerenveen), l’ala destra Milot Rashica (gioca con i tedeschi del Werder Brema) e l’esterno sinistro Benjamin Kololli dello Zurigo. Un gruppo molto giovane, tra l’altro, visto che l’età media dei giocatori impiegati da Challandes è di poco inferiore ai 24 anni.
Il 4-2-3-1, inoltre, è il modulo sul quale il CT Challandes ha costruito i propri successi: difesa a quattro che funziona, con Kololli impiegato spesso come terzino sinistro con licenza di offendere (doppietta per lui nel 3-1 rifilato a Malta lo scorso ottobre), due mediani davanti alla difesa e un terzetto di trequartisti in cui risalta la classe di Berisha, ma che punta molto anche sulla rapidità degli esterni. Infine, una punta centrale, di solito il ventiquattrenne Vedat Muriqi (2 gol per lui in Nations League), a fare da terminale offensivo. Per ora la ricetta è vincente e Berisha e compagni hanno scritto le prime righe dell’ennesima favola calcistica. Sotto con le Qualificazioni agli Europei, dunque. Là sì che vedremo di che pasta è fatto il piccolo Kosovo, che dopo una storia extra sportiva turbolenta e sanguinosa, cerca ora un riscatto nel calcio e sogna in grande.