Il Gran Premio di Interlagos, Brasile, ha assegnato anche l’ultimo titolo in palio di questa stagione 2018 di Formula 1: quello costruttori, andato per il quinto anno consecutivo alla Mercedes. Un nuovo anno a bocca asciutta per la Ferrari, che ormai dal lontano 2008, con il titolo costruttori, non aggiorna il suo palmarès. Eppure le sensazioni a inizio stagione erano buone, anche quest’anno, in quello che sta diventando ormai un tormentone delle annate della rossa. Entriamo allora nello specifico di tutto ciò che anche quest’anno non ha permesso al team più vincente della storia della Formula 1 di giocarsi fino in fondo questo mondiale.
Sebastian Vettel
Il primo imputato di questa debacle rossa, ma che non deve essere l’unico. Il numero 5 della Ferrari ha commesso davvero tanti errori, ma non nascondiamoci: non abbiamo perso il mondiale per il tedesco, non solo. Non vogliamo difendere Sebastian Vettel, o meglio, la stagione di Sebastian Vettel. Perché ricordiamoci sempre che l’ex Red Bull è un quattro volte campione del mondo. Questa 2018 è stata però sicuramente la stagione peggiore del tedesco da quando è in Formula 1. Un’eccellente prima parte di campionato, ma poi un “girone di ritorno” disastroso, condito da errori – più o meno gravi – weekend dopo weekend che lo hanno reso irriconoscibile. Il dramma sportivo di Hockenheim – l’errore più grave della sua carriera – non è forse mai stato digerito da Vettel, che proprio da quel Gran Premio di Germania sembra aver perso tutta la sua sicurezza. Non proprio una novità per il tedesco, che già in carriera, anche in Red Bull accanto a Ricciardo, aveva dimostrato di essere uno straordinario pilota quando alla guida di una macchina che “funziona”, ma di essere troppo incline a lasciarsi scoraggiare nei pochi momenti di difficoltà avuti nella sua storia da pilota. Il 2019 potrebbe anche essere l’ultima chance in rosso per il tedesco, che oltre a questa pressione dovrà fare i conti con un compagno di squadra, Charles Leclerc, che si preannuncia tutt’altro che accomodante.
Monza: il crollo Ferrari
Per la strada che aveva preso il weekend di casa, la gara di Monza è considerata dai più l’immagine decisiva della sconfitta Ferrari di questo mondiale. Un episodio di cui si è parlato tantissimo, ma che ancora oggi lascia diverse perplessità. L’ennesimo errore di un Sebastian Vettel nervoso e poco lucido, preceduto però da un grave errore tattico dei due piloti in rosso e dell’intera squadra di Maranello. Tante dichiarazioni in casa Ferrari sono poi trapelate su quella prima curva, riassunte in un istituzionale “troppo pericoloso fare un gioco di squadra in partenza”. Di idee diverse, oltre a numerosi tifosi, anche molti ex piloti di Formula 1, Jarno Trulli e Giancarlo Fisichella su tutti, che, oltre ad aver sempre evidenziato la staccata insensata del finlandese sul tedesco in lotta per il mondiale, hanno anche ai tempi sottolineato di come quella partenza poteva e doveva essere preparata dalla Ferrari, perché sarebbe bastato che le due rosse seguissero la propria traiettoria di partenza per far ritrovare Sebastian Vettel all’interno di curva uno e al comando di un Gran Premio decisivo. Giochi di scuderia che hanno fatto la differenza in questo mondiale, e di cui la stessa Mercedes – con la complicità piaccia o non piaccia di un Bottas impeccabile nel suo ruolo di scudiero – è stata maestra per tutta la stagione, avendo dimostrato di saper leggere e programmare ogni minimo dettaglio, a partire proprio dalle partenze – nell’ultimo weekend in Brasile come nel gran premio di Russia giusto per citare le più recenti – perché se è vero che le gare di Formula 1 sono lunghissime è altrettanto vero che quelle prime curve spesso, se non sempre, determinano l’esito della gara.
Crisi tecnica
L’abbiamo lasciata come ultimo punto, ma la riteniamo la causa più incisiva nell’ennesima disfatta della rossa. Un campanello d’allarme enorme quello della Ferrari, che da ormai diversi, troppi anni, fatica nello sviluppo tecnico della macchina a stagione inoltrata. E il 2018 non è stato da meno: inizio esaltante, ottimi passi avanti nei primi mesi del campionato prima dell’ormai tradizionale “buco nero” di metà-fine stagione. Un testa a testa Mercedes-Ferrari durato fino a Monza, prima che la scuderia di Stoccarda non accelerasse con gli sviluppi nelle trasferte asiatiche, lasciando al palo la scuderia di Maranello. Un leitmotiv, che volendo tornare più indietro negli anni, caratterizzò la anche parte della carriera in rosso di Fernando Alonso, quando gli avversari, allora, erano proprio Sebastian Vettel e la sua Red Bull.