Svizzera, la rivincita di Vlado
Certo, non sarà la vittoria più prestigiosa della storia della nazionale svizzera. Sicuramente, la Nations League non è una competizione paragonabile ai Mondiali: la partita da vincere era quella contro la Svezia, nel mese di luglio. Però, è giusto dire che questo clamoroso 5-2 rifilato a un Belgio il quale, nonostante qualche assenza di peso (Lukaku, ancora alle prese con i postumi di un infortunio), è ai vertici del ranking FIFA, è senza dubbio un risultato prestigioso.
Vladimir Petković ha quindi inflitto un duro colpo ai suoi numerosissimi detrattori (lo abbiamo criticato in passato anche noi, e non ce ne vergogniamo). Tuttavia, quest’affermazione viene anche (e soprattutto, ci verrebbe da dire) da un deciso cambio di passo dell’ex allenatore della Lazio.
Vlado ha mollato alcuni senatori, che pure avevano dato tanto, aprendo le porte della Nati ad alcuni giovani di sicuro avvenire, come Mbabu dello Young Boys (autore di una grande prestazione) e, soprattutto, cambiando schema di gioco, con Shaqiri promosso trequartista. Sorprendente la grande prova di Seferović, che ha finalmente visto la porta (una tripletta per lui). Se pensiamo che i rossocrociati erano sotto di due gol dopo 17′, una partita veramente da incorniciare.
La differenza l’ha fatta, comunque, la testa. La Svizzera, nonostante un uno/due che avrebbe steso un toro, non si è disunita, ed è apparsa lontana parente di quella di Lisbona dello scorso anno o, peggio ancora, di quella di San Pietroburgo. Vero che era un’altra squadra, con tanti nuovi innesti tra infortuni, squalifiche e scelte tecniche. Però, la testa, a Lucerna, era finalmente diversa. E ha fatto la differenza.
E adesso? Adesso gli svizzeri saranno, quest’estate, in Portogallo per la fase finale a quattro, per cominciare. Un risultato di secondo piano, d’accordo. Intento, però, i nostri Azzurri non ci saranno. E con noi, tante altre squadre di grande tradizione. Diranno che alcuni campioni (Ronaldo, per esempio) hanno snobbato la manifestazione. Noi, invece, siamo dell’idea che Mancini, in Portogallo, sarebbe andato volentieri, per dirne una.
Vlado, quindi, ha avuto la sua piccola rivincita, dopo il Mondiale, e dopo le polemiche che sono seguite. Non è il solo: con lui, la Federazione, che lo ha sostenuto in questi mesi difficili, e alcuni giocatori sopravvissuti all’epurazione, pesantemente criticati dalla stampa elvetica al ritorno dalla Russia.
In realtà, Petković è stato abile, sotto diversi aspetti. Aveva promesso dei cambi di di modulo e di uomini (lui, accusato sempre di essere un conservatore), e ha mantenuto la promessa. Ha avuto l’intelligenza di deresponsabilizzare la squadra, dicendo chiaramente che il Belgio era favorito: così facendo, i giocatori sono scesi in campo con la testa sgombra. Sotto di due gol dopo meno di 20′, anziché temere l’imbarcata, hanno continuato a giocare la loro partita. Con i risultati che abbiamo visto.
Ovviamente, ci hanno messo del loro anche i belgi che, al contrario, hanno perso la concentrazione (potevano anche perdere, bastava farlo con un gol di scarto). I Diavoli Rossi, dopo il doppio vantaggio (maturato anche grazie a un errore incredibile di Elvedi, in occasione della prima rete) hanno sprecato tantissimo, soprattutto nella prima frazione, subendo anche gol evitabili. Però, in Ticino si dice che “La mela non casca lontano dall’albero”: i belgi hanno sicuramente sbagliato atteggiamento dal 17′ in poi, ma ci voleva una buona squadra per cogliere l’occasione. E, sotto l’albero, c’erano i rossocrociati: affamati di mele mature.
Ora, il futuro che, come sempre, si dovrà chiamare continuità. Troppe volte la Nati ha illuso tifosi e commentatori, convinti che il tanto agognato salto di qualità fosse avvenuto. L’obbiettivo, neppure tanto mascherato, è proprio di poter, un giorno, diventare come il Belgio: un Paese piccolo, con un torneo nazionale di seconda fascia (la Raiffeisen Super League svizzera, probabilmente, è ancora un po’ al di sotto, dal punto di vista tecnico), ma in grado di esprimere una nazionale di primo livello.
Premesso ciò, Vlado dovrà quindi andare avanti a sopportare critiche, fino a quando non avrà raggiunto questo obbiettivo. Sappiamo che il tecnico non le ama molto, e non si è lasciato sfuggire l’occasione, a fine partita, di proferire qualche frase poco accomodante nei confronti dei critici. Però, il suo ruolo di allenatore di questa selezione gli impone di raggiungere l’obbiettivo sopra descritto.
Sicuramente, la vittoria di Lucerna è stata un passaggio importante. Tuttavia, di affermazioni estemporanee, la storia del calcio svizzero è piena (basti pensare all’1-0 contro la Spagna in Sudafrica, unica sconfitta di Iniesta e compagni sulla strada che li portò alla Coppa del Mondo). Oggi, si cerca una collocazione fissa tra le compagini di prima fascia. Se poi si tratti o meno di un obbiettivo troppo ambizioso, dovrà essere il campo a dirlo.
Più di una volta abbiamo sentito descrivere questa come la miglior generazione della storia del calcio svizzero: tifosi e addetti ai lavori si aspettano di vedere questa tesi dimostrata. A partire dalla fase finale della Nations League, quest’estate, in Portogallo.