Conferme e sorprese nell’attacco azzurro: così Mancini prova a risolvere la crisi del gol
Sono sempre meno le ore che ci separano all’attesissima sfida di San Siro contro il Portogallo, l’ultimo treno per provare a conquistare un imprevedibile primo posto nel girone di Nations League e per Mancini si avvicina il momento delle scelte degli undici titolari da schierare in campo. Si riparte dalla vittoria all’ultimo istante firmata contro la Polonia, sia sul piano psicologico, visto l’entusiasmo improvvisamente tornato dalle parti di Coverciano, ma soprattutto su quello tattico. Ci eravamo lasciati con l’assist di Lasagna e il gol di Biraghi, l’unico realizzato su azione da parte di uno dei peggiori attacchi della Lega A (solo Islanda e Germania hanno fatto peggio con una sola rete segnata), che ci aveva confermato la necessità di dare maggior peso a un reparto spesso troppo poco efficace e pratico. E ora, in vista della gara contro il Portogallo, il ct azzurro comincia a sfogliare la margherita per fare le sue scelte, con la consapevolezza della lezione appresa a Chorzów circa un mese fa.
Le ultime tre convocazioni di Mancini in attacco
Prima convocazione (settembre 2018): Balotelli, Belotti, Berardi, Bernardeschi, Chiesa, Immobile, Insigne, Pellegri, Zaza.
Seconda convocazione (ottobre 2018): Berardi, Bernardeschi, Caprari, Chiesa, Cutrone, Giovinco, Immobile, Insigne, Lasagna
Terza convocazione (novembre 2018): Berardi, Chiesa, Grifo, Immobile, Insigne, Lasagna, Pavoletti, Politano.
Ancora una volta, Mancini ha deciso di affidarsi a nuovi esperimenti, combinando la scelta di alcuni punti fermi del suo gioco con nuove leve da osservare da vicino e lanciare in campo, soprattutto in vista dell’amichevole di martedì contro gli Stati Uniti. Qualche ritocco arriva innanzitutto sulle fasce e gli esterni, dove il tecnico azzurro sembrava aver trovato nelle ultime gare un buon equilibrio tra i suoi talenti. Immancabili, ovviamente, giocatori come Insigne, che grazie ad Ancelotti sta vivendo il momento più brillante e prolifico della sua carriera; Chiesa, sempre più brillante con la sua Fiorentina, e Berardi, sempre presente nelle ultime convocazioni e che, con l’infortunio di Bernardeschi, potrebbe avere buone possibilità di giocarsi la gara contro il Portogallo dal 1′.
Sono due, però, le novità nel nuovo attacco azzurro che sostituiscono, rispetto a ottobre, Caprari (periodo scuro per lui come quello della sua Samp) e Giovinco (bocciato ancor prima di essere messo alla prova in campo): una più prevedibile e l’altra una delle grandi sorprese di queste ultime scelte. La prima è la presenza di Politano, reduce da un periodo d’oro con l’Inter in cui ha saputo allontanare i dubbi di chi sospettava sulle sue capacità di fare il salto di qualità in una grande squadra, conquistandosi sul campo il posto in Nazionale, forse persino la possibilità di giocarsi un posto tra i titolari. L’altra è la presenza di Grifo, ragazzo dell’Hoffenheim che Mancini vuole osservare da vicino già nella prossima amichevole. Non sarà probabilmente un’opzione per la gara contro il Portogallo, ma contro gli Stati Uniti potrebbe essere già la buona occasione per farsi conoscere anche dal pubblico italiano.
L’infortunio di Bernardeschi, scelto nelle ultime gare come “falso nove” in un tridente leggero con Insigne e Chiesa, apre però ora le porte anche a nuovi scenari nelle scelte di Mancini: confermare un attacco più rapido o uno più fisico, con il ritorno alla prima punta, sulla scia della lezione appresa contro la Polonia? È il grande dubbio che probabilmente accompagnerà il tecnico degli Azzurri fino a domani. E, anche in questo caso, la scelta dei convocati mette a disposizione dell’Italia diverse carte. La prima è la più ovvia: quella di lanciare nuovamente Immobile, così brillante alla Lazio, ma mai riuscito a sfondare con la Nazionale. E alla fine, sarà probabilmente un ballottaggio tra il giocatore napoletano e Berardi, con tutte le conseguenze del caso sul piano tattico.
Le altre due carte saranno pronte in panchina, in caso di un eventuale assalto alla difesa portoghese: Pavoletti e Lasagna. Due giocatori reduci da momenti completamente differenti a livello di club (il primo tornato a brillare come un tempo a suon di gol con il Cagliari, il secondo in grande crisi come la sua Udinese), con storie altrettanto diverse a livello di Nazionale, ma con una caratteristica in comune che li ha resi così interessanti agli occhi di Mancini: l’essere punte di vecchio stampo, capaci di garantire un riferimento fisico e solido in attacco. Insomma, due carte probabilmente da non giocare sin da subito per non perdere un elemento in fase di costruzione del gioco, ma che potrebbero tornare utili come contro la Polonia. Partita in cui ci si è resi conto che per vincere, a volte, si deve essere più brutti, ma più spietati: era stata questa, alla fine, la grande lezione imparata da quella partita. Tutto questo, ora, Mancini lo sa bene. E chissà se anche stavolta sarà questa l’arma vincente per superare la crisi del gol della sua squadra e far tornare a gioire San Siro, simbolicamente, a un anno dal più amaro 0-0 della storia degli Azzurri.