Claudio Ranieri senza calcio non sa stare. Il Sir di Roma, divenuto King grazie all’impresa di Leicester, torna ad allenare; e lo fa nella tanto amata Premier League, questa volta sponda Cottagers, a difendere i colori del Fulham. Ranieri subentra a Jokanović, incapace di dare seguito all’ottima annata scorsa, valsa la risalita in Premier League dei bianconeri. In classifica il Fulham è attualmente ultimo, con soli 5 punti messi a referto (una sola vittoria, due pareggi e ben nove sconfitte); tutto questo nonostante, a detta anche di molti addetti ai lavori, la rosa presenti diversi nomi interessanti, molti dei quali arrivati proprio nel mercato estivo (uno su tutti André Schürrle).
Il ritorno in Inghilterra non fa altro che trovare il buon occhio, e la tanta, tanta nostalgia, dopo quanto avvenuto due anni fa. La stagione 2015/2016 e la favola Leicester è stata raccontata in tutto il mondo; la morte di alcune settimane fa del Presidente Srivaddhanaprabha, per il tragico schianto del suo elicottero, non fa altro che rendere il tutto ancora più suggestivo. Ranieri sinonimo di ripartenza dunque: per il Fulham in primis ovvio, ma anche per tutti coloro chiamati a colmare, nell’animo, l’assenza tragica di un uomo di sport e il vuoto di senso generato dal venir meno di colui che era entrato a far parte della leggenda, anche e soprattutto grazie a King Claudio.
In realtà, come noto, Ranieri non aveva completamente detto basta dopo la vittoria di quel fantastico e incredibile campionato; aveva pagato lo scotto del doversi confermare per forza con le Foxes, con la novità Champions a portare via però tante energie, così come via gli erano stati portati alcuni dei protagonisti di quell’impresa (uno su tutti Kanté, passato al Chelsea). Ed ecco che a risentirne erano proprio i risultati in campionato, e poiché nel calcio la riconoscenza è sempre poca cosa, a Claudio era stato dato un triste quanto inamovibile ben servito. Si era riposato Ranieri, aveva ricaricato le pile, pronto a tornare sulla panchina del primo progetto convincente per lui. L’illusione di averlo trovato c’è stata: l’anno scorso infatti il tecnico romano si è trasferito in Francia, alla guida del Nantes. Un campionato vissuto sicuramente lontano dai fasti e dall’entusiasmo generato dalla giostra Leicester, conclusosi con un piazzamento al nono posto a soli tre punti dalla qualificazione per l’Europa League. E anche in quel caso, l’avventura di Ranieri è finita consensualmente lì, forse per un amore bilaterale mai realmente sbocciato.
Quell’amore puro e vero nato con la Premier, che lo riporterà dunque quest’anno in Inghilterra, seppure a campionato in corso e da subentrante. Ranieri potrà approfittare della sosta nazionali per conoscere il suo nuovo ambiente lavorativo e soprattutto per scovare le corde giuste da tirare per ottenere, nel più breve tempo possibile, quanto i suoi nuovi giocatori potranno dargli. Proprio da un punto di vista psicologico Sir Claudio si è dimostrato un maestro in quel di Leicester, risollevando le sorti di giocatori come Vardy (fino a qualche anno prima operaio per vivere, non completamente affidabile, e soprattutto dedito a qualche vizio extra-campo), o di uno come Mahrez (preso dalle Foxes addirittura dalla seconda lega francese).
A livello tattico poi, sappiamo come Ranieri debba la sua affidabilità alla famigerata vecchia scuola. Fantastica capacità di lavorare e valorizzare quello che ha, senza discostarsi troppo dai classici dettami del 4-4-2 e con lavoro fatto di alta densità in mezzo al campo, propensione al sacrificio di tutti gli elementi (basti pensare al Vardy che pressava a tutto campo, primo difensore di quel Leicester), tanto lavoro fisico in grado di permettere tale modo di stare in campo così dispendioso, e intelligenza tattica nel recupero delle seconda palle oltre alle tante verticalizzazioni e ai lanci lunghi (a discapito di infruttuosi possesso palla).
“Si attacca in 11 e si difende in 11”, del resto, sono state proprio le parole di presentazione del tecnico capitolino. Sarà sua premura quindi, come prima cosa, sistemare l’intero sistema difensivo che, come sappiamo, si baserà su pochi cambiamenti da un punto di vista numerico (il Fulham di quest’anno già era impostato con difesa a 4), ma viceversa su tanti cambiamenti a livello di partecipazione e attenzione da parte di centrocampo e attacco, chiamati dunque a nuovo sacrificio e aiuto reciproco; per far si che una volta “non prese”, bocche di fuoco come Schürrle, Mitrović o Vietto possano fare davvero male. Dilly Ding Dilly Dong King Claudio, welcome back!