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Gasperini, Ninì Tirabusciò e Zapetagna

Ho scelto un nome eccentrico: “Ninì Tirabusciò”. Oh, oh, oh. Oh, oh, oh. Addio mia bella Napoli, mai più ti rivedrò. Oh, oh, oh. Perderai Tirabusciò“. Testo e musica di Salvatore Gambardella e di Aniello Califano, anno di nascita 1911, Ninì Tirabusciò è uno dei pilastri della musica napoletana. Una canzone dedicata a una protagonista che è una primadonna ante litteram, una “sciantosa” per dirlo alla maniera partenopea pronta a lasciare Napoli per calcare i palcoscenici di tutto il mondo. E a stupirli con la “Mossa“, il movimento d’anca più famoso dello spettacolo italiano, portato poi alla ribalta dalle attrici Angela Luce e Monica Vitti.

La Mossa di Ninì Tirabusciò lasciava sempre esterrefatti gli spettatori data la sua imprevedibilità. Ebbene, la “sciantosa” – sportivamente parlando, sia chiaro – di questo ultimo mese di Serie A ha il volto di Gian Piero Gasperini. L’associazione è semplice da spiegare. Dopo l’avvio da incubo dell’Atalanta, 6 punti dopo 8 giornate, è arrivata la reazione con le quattro vittorie consecutive contro ChievoVerona, Parma, Bologna e lo splendido 4-1 rifilato all’Inter domenica scorsa. Una svolta dovuta a due fattori. In primis, il ritorno a pieno regime di Josip Iličič, con lo sloveno che sta dimostrando quanto la sua assenza sia stata pesante a inizio stagione. In secundis, però, per la Mossa. Inutile nasconderlo, l’Atalanta era diventata prevedibile nel modo di giocare. Bastava, alle squadre avversarie non costrette sulla carta a fare la partita, creare una densità di uomini sulla propria trequarti e poi agire di rimessa in contropiede. In pratica, un catenaccio all’italiana che funzionava perché all’Atalanta mancava il grimaldello per scardinarlo, Iličič. Così, bisognava inventarsi qualcosa. Gasperini doveva trovare la “Mossa” per sparigliare le carte. E l’ha trovata.

Da quando il Papu Gómez è stato spostato dalla sinistra nel ruolo di trequartista, due sono state le conseguenze, assolutamente entrambi positive per la Dea. Prima di tutto, l’argentino schierato in quella posizione può sfruttare pienamente le sue doti tecniche senza preoccuparsi troppo della fase difensiva, elemento che lo costringeva a sciupare energie preziose e invece da un mese a questa parte la spia rossa dell’energia mancante si accende solo in pieno recupero (e a volte neanche, chiedere all’Inter per informazioni). E poi il Papu in questa posizione lascia spazio sull’out mancino a Robin Gosens. Non è un caso che il tedesco stia sciorinando le sue migliori prestazioni da un mese a questa parte, sintomo di una grande condizione fisica ma anche di una sagacia tattica di chi gli sta consentendo di agire più “libero” sulla fascia sinistra.

Un altro appunto che veniva fatto all’Atalanta di inizio stagione era quello che Gasperini stava facendo giocare Zapata alla Petagna, vale a dire come regista offensivo che deve tenere palla e fare salire la squadra. Una caratteristica non proprio nelle corde del colombiano sia a Udine che a Genova con la Sampdoria. Ma, dopo un giusto periodo di rodaggio, proprio la gara con l’Inter ha visto un Zapata che ha fatto un lavoro utilissimo per la squadra, ma agendo in maniera diversa dal suo predecessore: non statico e per vie centrali come Petagna, ma dinamico ed esterno a sinistra. Con l’ex Samp schierato in questo modo e Gómez e Iličič liberi di scambiarsi nel corso del match, l’attacco atalantino non offre nessun punto di riferimento alle difese avversarie. Ecco, questa è la Mossa di Gasperini, novello “Ninì Tirabusciò”. Anche se dispensiamo il tecnico di Grugliasco dall’ancheggiare a ritmo di musica…