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Le “7 marce”, Gp Brasile – Interlagos non tradisce mai, Ocon purtroppo sì

Immagine tratta dal sito ufficiale dell'Autodromo di Interlagos

Gran Premio del Brasile, 20/a e penultima tappa del Mondiale di Formula 1 2018, sul circuito di Interlagos. Analizziamo quanto accaduto sul circuito brasiliano con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a “7 marce”.

Viaggia in 7/a marcia, il circuito di Interlagos – Prendeteci pure per nostalgici, prendeteci pure per anacronistici, ma l’essenza della Formula 1 permane nei circuiti storici: Monaco, Monza, Silverstone, Nürburgring, Suzuka. E Interlagos. Il misto di curvoni veloci e di tratti lenti senza soluzione di continuità mette tutti spalle al muro e fa sempre venire fuori talenti vere. E gare spettacolari, come quella di ieri. Non toglietecelo.

Viaggiano in 6/a marcia, Mercedes e Lewis Hamilton – Innanzitutto, complimenti alla Casa di Stoccarda per il quinto titolo mondiale costruttori consecutivo. Anche se questo resterà sempre il campionato dei famosi “buchi” ai cerchi delle ruote che guardacaso, da quando non ci sono, mandano in crisi le gomme delle “Frecce d’argento”. E complimenti anche a Lewis Hamilton. Approfittando della crisi degli pneumatici, l’inglese avrebbe potuto tirare i remi in barca negli ultimi Gran Premi. Invece, fin dalle prove libere ha voluto a tutti i costi essere competitivo. E, grazie anche a Ocon, ha conquistato una bellissima vittoria.

Viaggiano in 5/a marcia, Max Verstappen e Daniel Ricciardo – Sembra davvero incredibile che una gara straordinaria, con sorpassi eccezionali che hanno visto vittime sia i piloti della Mercedes che quelli della Ferrari, in due abbiano raccolto solo un secondo posto con l’olandese e un quarto con l’australiano. Certo, la beffa più grande è per Max, costretto da Ocon con un’assurda manovra a rinunciare a una vittoria praticamente già in saccoccia. Anche se – bene sottolinearlo – gli spintoni verso il francese nel dopo gara non vanno assolutamente giustificati.

Viaggia in 4/a marcia, Kimi Räikkönen – Alla penultima gara da ferrarista, lì dove vinse l’ultimo Mondiale della Rossa nel 2007, porta a casa un podio difficilmente pronosticabile alla vigilia. Un podio sudato, perché tenere dietro negli ultimi giri un Ricciardo indiavolato non è stata certo una passeggiata di salute.

Viaggia in 3/a marcia, la Renault – Oramai, a meno di cataclismi, il quarto posto nel Mondiale Costruttori è consolidato. Certo che però le vetture francesi stanno annaspando da diversi Gran Premi e a Interlagos non vi è stata un’inversione di tendenza. 12/o posto per Sainz, ritiro per Hülkenberg dopo anche qualche scaramuccia tra i due. Una situazione che preoccupa indirettamente Ricciardo.

Viaggia in 2/a marcia, Sebastian Vettel – Fine settimana tra battute equivoche (“ho qualcosa che mi balla in mezzo alle gambe” in un colloquio via radio col muretto nel corso della prima sessione di prove libere del venerdì), qualifiche tutto sommato ottime con il solo Hamilton che gli termina davanti e una gara anonima, con problemi a un sensore che si riscontrano fin dalla partenza per il giro di ricognizione. Rimane solo Abu Dhabi, ma già si pensa al 2019. Dove, per riportare l’iride a Maranello, occorrerà un altro Vettel.

Viaggia in 1/a marcia, Esteban Ocon – Mettiamo subito lo stop alle voci che dicono che Ocon abbia fatto quello che ha fatto perché pilota Mercedes perché non ci crediamo minimamente. La verità è che il francese ha commesso un errore gravissimo come lo commise Schlesser che da doppiato impattò su Senna a Monza 1988, togliendo al brasiliano una vittoria già bella e fatta e “regalandola” a Berger su Ferrari un mese dopo la morte del Drake. Non lo mettiamo al muro, ma una durissima reprimenda gli va fatta. Ieri ha tradito la sua immagine di pilota ordinato e pulito.