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Dieci anni senza cambiamenti: sempre i soliti tre al comando

In dieci anni si è rivoluzionato il mondo: basti pensare che nell’ormai lontano 2008 Google lanciava Android, Obama diventava presidente degli Stati Uniti, Del Piero vinceva la classifica cannonieri e Bolt sanciva il nuovo record del mondo dei cento metri. Oggi Barack è stato succeduto da Trump, il fantasista bianconero si è ritirato e il campione giamaicano non corre più, ma nel mondo ATP in fondo non sono cambiate poi così tante cose.

La classifica mondiale, esattamente un decennio fa, recitava Rafael Nadal numero uno, Roger Federer numero due e Novak Djokovic numero tre. Oggi i tre campioni sono ancora al vertice del tennis con il serbo numero uno grazie al recente sorpasso avvenuto sullo spagnolo e lo svizzero sempre sul podio con “gli altri” a distanza di sicurezza.

Li definiamo “gli altri” non in senso dispregiativo, ma in quanto effettivamente i Big Three non hanno rivali, oggi come dieci anni fa. Avversari di ogni tipo hanno provato a mettere il bastone tra le loro ruote senza però riuscire a rompere il loro dominio: dal 2008 negli slam soltanto quattro giocatori oltre Federer, Nadal e Djokovic hanno alzato al cielo un titolo: Andy Murray (Wimbledon 2013 e 2016 e US Open 2012), Marin Čilić (US Open 2014), Stanislas Wawrinka (Australian Open 2014, Roland Garros 2015 e US Open 2016), Juan Martin del Potro (US Open 2009).

Tutti e tre gli alieni del tennis hanno attraversato momenti bui durante la loro carriera, ma sono sempre riusciti a superarli tornando alla ribalta: è probabilmente questa fame, questa voglia di prevalere, a distinguerli da tutti gli altri giocatori. Il tennis non si ferma solo al talento, ma è una questione di testa, fisico, motivazioni, spirito di sacrificio e tecnica.

Roger Federer è stato numero uno del mondo per la prima volta nel 2004 vincendo l’Australian Open e superando così Andy Roddick: da quel giorno non ci furono altri numero uno del mondo oltre lo svizzero, Nadal, Djokovic e Murray. L’elvetico ha dominato la scena mondiale per tutti questi anni esaltando duelli leggendari con gli altri due giocatori, ma nel 2013 e nel 2016 due infortuni alla schiena lo costringono ad abdicare facendolo precipitare fino al numero 16 del mondo. Il ritorno sui campi di gioco coincide con la vittoria dell’Australian Open che diede lo slancio alla cavalcata che poi lo riporterà al vertice del ranking l’anno successivo all’età di 37 anni.

Rafael Nadal è salito sulle luci della ribalta grazie al suo gioco da terraiolo fatto di rotazioni e grandi recuperi, con il primo degli undici Roland Garros vinto a soli diciannove anni. Nel 2015 però lo spagnolo incombe in un’annata storta in cui non vince nessun torneo dello slam e e nel 2016 scende al nono posto ATP (sua peggior posizione, basta questo a capire di che tennista stiamo parlando). Il mancino di Manacor non si perde d’animo e in un 2017 strepitoso riconquista la prima posizione mondiale aggiudicandosi Roland Garros e US Open.

Novak Djokovic ha vinto il primo slam della carriera nel 2008 per poi inanellare una serie di successi fino al 2011, anno record in cui si è messo in bacheca Australian Open, Wimbledon e US Open. L’ultima stagione del serbo però è stata molto negativa culminata con l’eliminazione quest’anno al Roland Garros per mano di Cecchinato e il conseguente crollo in classifica fino alla posizione numero 22. Eravamo a giugno e quattro mesi dopo Nole è tornato numero uno con un’estate spettacolare, fatta di successi come Wimbledon, US Open e Shanghai.

Un dominio lungo una decade di tre leggende del tennis che continuano a dettare legge, prendersi titoli e incantare sul campo, esaltandosi nelle difficoltà che lo sport immancabilmente presenta: dopo tutto un campione lo si riconosce proprio nei periodi più bui puntando sulla costanza e sul rendimento. Grazie Rafa, grazie Roger, grazie Nole per questo decennio (e si spera possano continuare ancora per tanti anni) in cui le imprese sono diventate miti da raccontare.