Il vento europeo solleva la copertina rossonera
Il Milan di Gennaro Gattuso torna dalla faticosissima trasferta di Siviglia con un punto – frutto del pareggio strappato per 1-1 al Betis – che potrebbe avere un valore fondamentale in ottica qualificazione. Certo, il Milan del dopo sorteggio era la squadra che doveva dominare il girone, guardingo solo nei confronti di possibili insidie fornite per l’appunto dagli stessi spagnoli e dai greci dell’Olympiacos; ma come è altrettanto noto, la sconfitta di San Siro contro Lo Celso e compagni di due settimane fa aveva pregiudicato e non poco tutto il discorso, oltre a minare nelle fondamenta le consapevolezze di un gruppo che veniva anche dalla sconfitta a tempo scaduto nel derby. Del resto, anche noi qui avevamo criticato, e non poco, il Milan visto in Europa League nel post stracittadina. Ma lo stesso Milan che si è presentato a Siviglia dopo 14 giorni però, è stato una squadra rinvigorita nelle proprie convinzioni, soprattutto psicologiche, grazie ai “9 punti in una settimana” frutto di un cammino di minima redenzione partito proprio dopo il doppio colpo da k.o. ricevuto in rapida successione da nerazzurri e biancoverdi.
Stando a stasera, e a quanto visto in campo, il 3-5-2 presentato ai ranghi di partenza si è trasformato immediatamente in un difensivo 5-3-1-1; quello messo in campo da Rino è un Milan che per 45 minuti è stato, inutile dirlo, in completa balia degli avversari e obbligato in maniera quasi naturale ad assumere questi connotati tattici ultra difensivi. Meglio ovviamente nella ripresa, in cui si è saputo magari approfittare di un fisiologico calo fisico e mentale degli spagnoli, in cui si è inserito il merito dei rossoneri di non aver mai gettato la spugna o soprattutto staccato la spina. Suso (uno dei migliori, manco a dirlo) mette una pezza su punizione al vantaggio di Lo Celso, e poco importa se gli ultimi minuti siano stati ancora all’insegna della sofferenza. Partite come queste bisogna saperle affrontare anche così, capire il momento, essere pronti a colpire al minimo errore dell’avversario. Questo aspetto mentale, il Milan degli ultimi dieci giorni, sembra improvvisamente averlo fatto suo.
Le buone notizie della serata spagnola si fermano però al pareggio conquistato e alla continuità di risultati, dopo una prestazione, che ribadiamo, da un lato ha mostrato l’enorme carattere della compagine rossonera, ma dall’altro anche le tante, enormi difficoltà tecnico-tattiche, di una squadra ridotta all’osso anche e soprattutto a livello numerico. Perché le convinzioni psicologiche, la solidità mentale degli uomini di Gattuso, sono state minate dalle moltissime assenze che hanno portato il tecnico a un forzato turnover, in cui l’unica scelta di un “riposo preventivo” è ricaduta su Donnarumma e capitan Romagnoli. Straordinari per Musacchio, Rodríguez, Bakayoko, Kessié, ma soprattutto per Suso e Cutrone. Tutti uomini che, senza riposo e con gare ogni tre giorni, rivedremo con molta probabilità anche contro la capolista Juventus domenica sera. La sensazione è che davvero, il patto col diavolo stretto da Gattuso ha portato a una crescita psicofisica pagata con gli infortuni a catena di questi giorni.
L’infermeria rossonera ora è davvero piena: il lungodegente Conti che si riaffaccia sui campi di gioco è l’unico sorriso di un gruppo che al momento deve fare a meno di titolari come Calabria, Caldara, Bonaventura, Higuaín (ancora in dubbio per la Juve) e che deve far fronte ora anche alla lunghissima assenza di Lucas Biglia: l’argentino è stato operato oggi al polpaccio, e ne avrà addirittura per 4 mesi (si era parlato inizialmente di 8 settimane di stop, poi la ricaduta che ne ha raddoppiato i tempi di recupero). Çalhanoğlu (scialbo stasera al rientro), è uscito zoppicante chiedendo la sostituzione; Musacchio è stato vittima di un terribile scontro con Kessié (collare per lui e tantissimi dubbi per un rientro lampo). Ed è davvero inutile girarci intorno: il Milan attuale non può sperare di farcela con cuore e grinta per molto altro tempo; le assenze si aggiungono a quelle che erano almeno un paio di mancanze (a centrocampo e in attacco) della rosa di inizio campionato, derivanti anche da un mercato tardivo generato dall’incertezza della sentenza UEFA.
La sosta nazionali che ci sarà dopo la partita con i bianconeri sembra una piccola manna dal cielo per i milanisti; ma ora è ancora il tempo di stringere i denti, per non rovinare quanto di buono fatto in questi ultimi travagliati giorni e cercare di restare agganciati al treno Champions in un turno sulla carta sfavorevole. Gattuso lo sappiamo, lavorerà con quel che avrà a disposizione una volta raccolti i cocci di questa serata europea e “non cercherà alibi”, come ha più volte ripetuto ai suoi e anche ai giornalisti. Ma siamo altrettanto sicuri che la società abbia capito: con Montolivo, Bertolacci e José Mauri ormai quasi messi completamente ai margini del progetto, e con i soli Higuaín e Cutrone in un attacco che si è, ultimamente, trasformato in maniera fissa a 2, mancano proprio a livello numerico quantomeno un paio di centrocampisti e un attaccante. Gattuso morde le redini, a Maldini e Leonardo il compito di alleggerirgli il carico: UEFA permettendo.