Avete preparato la valigia? Si parte nuovamente alla ricerca dei nuovi talenti che sono presenti nel campionato di Serie C. La prima tappa è a Bolzano, dove troviamo Simone Mazzocchi, giovanissimo calciatore del Südtirol, formazione militante nel girone B del campionato di Terza Serie. Nato a Milano il 17 agosto 1998, Mazzocchi è un attaccante che appartiene alla particolare categoria dei “figli di Zingonia“, dato che è cresciuto calcisticamente nell‘Atalanta. L’esperienza con il Südtirol è la sua seconda in una Prima Squadra, dopo quella con il Siracusa lo scorso anno.
Ciao Simone. Innanzitutto presentati. Descrivi i passaggi della tua carriera fino a questo momento e spiegaci le tue caratteristiche tecnico-tattiche.
Ciao. Beh, io ho compiuto tutta la trafila delle giovanili nelle fila dell’Atalanta, eccezion fatta per i giovanissimi nazionali che ho disputato con la maglia della Tritium. Poi ho giocato per due anni nella Primavera dell’Atalanta e lo scorso anno ho fatto la mia prima esperienza in una Prima Squadra con il Siracusa. Da quest’anno sono al Südtirol. Tecnicamente sono un attaccante al quale piace giocare la palla venendo incontro alla stessa, mi piace aiutare la squadra a salire e ovviamente fare gol, che è l’obiettivo principale di ogni attaccante. Devo cercare di trovare un equilibrio per fare tutto.
Tatticamente preferisci giocare in un attacco a due o fare reparto da solo affiancato da due punte esterne?
Sinceramente non mi cambia nulla giocare a due o a tre in avanti. Con due punte c’è più dialogo, mentre da solo fai più reparto. Ma, ripeto, non ho particolari preferenze, mi piace giocare con entrambi i sistemi di ruolo.
Quali sono stati gli allenatori che più ti hanno aiutato nel tuo percorso di crescita?
Parto da Marco Bocchin, che è stato il tecnico che ai tempi dei Pulcimi mi ha cambiato di ruolo, facendomi passare da quello di terzino destro a quello di attaccante. Poi mister Polistina che mi ha aiutato dal punto di vista della crescita individuale, mister Porrini ai tempi degli allievi nazionali e mister Paolo Bianco che l’anno scorso a Siracusa mi ha inserito nel mondo del professionismo gestendomi nella maniera migliore essendo un giovane. Anche se il più fondamentale di tutti è stato Giovanni Gargantini che ho avuto alla Tritium, perché lui mi ha insegnato a non mollare mai.
Il tuo rapporto con il tuo attuale tecnico, Paolo Zanetti, come è?
Beh, è un rapporto iniziato da poco ma posso dire che mister Zanetti è un bravo allenatore che cerca di gestire tutti i suoi calciatori nella miglior maniera possibile e che fa le sue scelte tecniche in base a chi sta meglio in quel preciso momento.
Che differenze hai trovato tra Siracusa e Bolzano?
Posso dire che l’esperienza siciliana è stata formativa e ha rappresentato una crescita mia personale a prescindere dal campo, in quanto era la prima volta che sono stato da solo fuori casa. Nonostante i problemi della società, ho trovato un gruppo fantastico con gente adulta che ha aiutato noi giovani, come a esempio Spinelli e Giordano. Sul campo abbiamo fatto una stagione importante, dato che ci siamo salvati nonostante 10 punti di penalità. A Bolzano invece è tutto oro che cola, penso che in Serie C non ci sia una società più organizzata e perfetta del Südtirol. Ci mettono nelle condizioni perfette per lavorare in maniera tale che l’unico pensiero della squadra sia solo e unicamente il campo.
E dal punto di vista ambientale quali differenze hai trovato?
Sicuramente al Sud in qualunque piazza vai, trovi una città che vive per il calcio e inevitabilmente avverti più pressione da parte della tifoseria e questo potrebbe condizionarti. Mentre qui abbiamo pressioni all’interno dello spogliatoio stesso tra di noi per i risultati.
Tra i due gironi, invece, hai trovato differenze?
Il girone C è tosto, affronti squadre di blasone e vi è più differenza tra le squadre di alta classifica e quelle di bassa. Per esempio, lo scorso anno Lecce e Catania si distaccarono dalle altre. Mentre in quello B vi è più equilibrio e vi sono tante squadre che lottano in pochi punti. Magari nel girone B manca nelle squadre quella “ignoranza”, quella cattiveria agonistica che è presente nel C.
Il tuo obiettivo a livello individuale e di squadra per questa stagione?
A livello personale spero di fare più gol possibili, anche se il campionato è appena iniziato. Mentre a livello di squadra vogliamo replicare il campionato dello scorso anno, anche se non ero presente ma ho seguito da lontano. E se possibile fare ancora meglio.
A Bergamo ti è mai capitato di allenarti con la Prima Squadra?
Mi è capitato più al primo anno di Primavera piuttosto che nel secondo, poiché sono stato a lungo assente a causa di un intervento di ernia addominale. Allenarsi con i “grandi” è sempre bellissimo ed emozionante. I calciatori della Prima Squadra sono ragazzi fantastici che ti aiutano a inserirti in gruppo.
Quindi hai avuto poche occasioni di allenarti con Gasperini? Ti piacerebbe essere allenato da lui?
Gasperini l’ho incrociato solo un paio di volte in un allenamento congiunto, anche se si trattavano più di partitelle. Sicuramente mi piacerebbe essere allenato da lui, si tratta di un tecnico che dà la possibilità a tutti e non sta badare troppo alla carta d’identità. Se fai bene con lui, giochi. Prendo l’esempio di Barrow, calciatore che conosco bene perché ci ho giocato assieme 6 mesi. Si tratta di un attaccante forte, che ora sta togliendo il posto a Zapata, pagato fior di milioni. E si merita di giocare, perché è fortissimo.
Perché l’Atalanta “sforna” talenti in continuazione, secondo te? Augurandoti che tu sia uno dei prossimi.
Innanzitutto, grazie. Beh, perché a Zingonia si punta sulla crescita del ragazzo seguendolo in un percorso a 360°, in campo ma anche fuori dal campo riguardo determinati comportamenti. Poi migliori sia tatticamente e tecnicamente e, come detto, quando arrivi tra gli allievi e la Primavera hai occasioni di metterti in mostra con la Prima Squadra e se riesci a mostrare le tue qualità, è un attimo trovarti tra i grandi. Certo, l’Atalanta rispetto ai cosiddetti “top club” può permettersi il lusso di lanciare un giovane e potenzialmente anche di sbagliare, ma ultimamente la sua politica sta pagando anche dal punto di vista dei risultati, viste le due qualificazioni europee nelle ultime due stagioni.
Ti ispiri a un attaccante in particolare?
In verità, no. A me piace il calcio in generale, guardo tutte le partite ma non ho né una squadra del cuore, né un attaccante in particolare al quale mi ispiro.
Il gol che ti piacerebbe segnare?
Non ho dubbi, mi piacerebbe segnare in rovesciata con la palla che va indietro. Per intenderci, tipo quella di Cristiano Ronaldo contro la Juventus la scorsa edizione della Champions League. Una rete che sarebbe stupenda da realizzare, perché c’è tutto in un gol del genere.
Torniamo alla tua esperienza con il Südtirol. Come ti trovi con i compagni, in particolare con i tuoi colleghi di reparto?
Mi trovo molto bene. Il Südtirol è una squadra composta da ragazzi giovani, ma ci sono calciatori di esperienza come Fink, il capitano, e Tait che sono qui da anni e mi hanno aiutato a inserirmi in gruppo. Con gli altri attaccanti Turchetta, De Cenco e Costantino, vero, vi è competizione ma è una competizione sana e se si tratta di darci dei consigli l’un l’altro, non ci tiriamo certo indietro.
C’è qualcuno tra i tuoi compagni che reputi già pronto per il salto di categoria?
Premesso che auguro a tutti il meglio, spero che Casale, che è un mio amico e con cui ho diviso diverse esperienze nelle Nazionali giovanili, faccia una stagione straordinaria. Ha tutte le qualità per farlo.
In conclusione, il tuo obiettivo ottenibile più a stretto giro di posta e il tuo sogno?
Il mio obiettivo immediato è scalare le categorie calcistiche passo dopo passo, in maniera da arrivare al mio sogno, che è quello di esordire in Serie A. Sapendo che in massima serie non ci si arriverà per caso.