Football Leaks, così Mancini veniva (segretamente) pagato da Manchester City e… Al Jazira
È l’inchiesta del momento, quella che nell’ultima settimana ha improvvisamente mosso le acque apparentemente tranquille del mondo del calcio, provocando reazioni di indignazione per le scoperte portate alla luce, ma anche di duri comunicati stampa e interviste di risposta da parte dei diretti interessati. Football Leaks, l’indagine realizzata con una serie di articoli da parte della European Investigative Collaborations (l’organizzazione che riunisce i media europei nell’analizzare i documenti e le mail ottenute segretamente), ha coinvolto in uno scandalo dalle dimensioni potenzialmente storiche le principali organizzazioni calcistiche mondiali (FIFA e UEFA) e alcuni dei club più celebri e controversi del panorama sportivo: in primis Paris Saint-Germain e Manchester City.
Ad essersi occupato principalmente di queste due squadre e delle sospette operazioni e attività portate a termine in questi anni è stato soprattutto il quotidiano tedesco Der Spiegel, che negli ultimi giorni ha pubblicato una serie formata da quattro articoli diversi riguardante le sospette vicende extra calcistiche dei Citizens: un racconto diviso a puntate, in cui il giornale ha provato ad analizzare alcune manovre extra calcistiche portate avanti dalla dirigenza del club inglese, sotto la guida dello sceicco Mansour bin Zayd Al Nahyan. E nell’ultimo articolo di questa interessante serie emerge anche il nome dell’attuale commissario tecnico della Nazionale italiana, nonché allenatore del Manchester City tra il 2009 e il 2013: Roberto Mancini.
La storia tra l’ex tecnico dell’Inter e i Citizens cominciò nel dicembre 2009, quando l’allenatore jesino viene chiamato a sostituire l’esonerato Mark Hughes dopo un inizio di stagione ben al di sotto rispetto alle aspettative. Per convincerlo ad accettare l’offerta, la dirigenza dei Citizens decise subito di mostrarsi estremamente generosa, garantendo a Mancini un contratto da 3.2 milioni di sterline all’anno (poco più di 3.5 milioni di euro), ai tempi uno dei più elevati al mondo. L’inchiesta del Der Spiegel, però, rivela un episodio già sospetto ancora prima dell’inizio dell’avventura del nuovo tecnico all’Ethiad Stadium: Mancini avrebbe firmato due contratti, uno da allenatore del Manchester City e uno come “special adviser” dell’Al Jazira Sports and Cultural Club. Altra società appartenente allo sceicco Mansour e che avrebbe contribuito allo stipendio del nuovo tecnico con 1.75 milioni di sterline all’anno: più di quanto il “Mancio” ricevesse come salario di base dal Manchester City. Una scorciatoia segreta, insomma, per scavalcare gli ostacoli del Financial Fair Play e mantenere apparentemente nei parametri consentiti i propri conti economici, senza destare alcun sospetto.
Ad aver attirato l’attenzione su questa vicenda sarebbe stata una mail inviata nel 2011 da un membro dell’esecutivo del Manchester City ai suoi colleghi, in cui veniva esplicitato questo sistema di continuo scambio e riciclaggio di denaro: in sostanza, i Citizens inviavano somme di denaro all’Al Jazira e poi a una società fittizia alle Mauritius (la Sparkleglow Holdings), utilizzando come tramite l’Abu Dhabi United Group, la holding guidata di Mansour e Mohamed Rashed Mubarak Salem Al Ketbi e proprietaria del club inglese. Il gruppo, insomma, che sarebbe al centro di tutti i tentativi dei Citizens di eludere il FFP, avendo messo a disposizione i sussidi segreti alla base dei contratti tra il City e le compagnie di Abu Dhabi.
Né il Manchester City né Mancini avrebbero mai risposto alle domande sottoposte dai giornalisti appartenenti all’European Investigative Collaborations, a loro volta accusati da un rappresentante ufficiale del club inglese di voler danneggiare l’immagine della società. Ma la vicenda legata al tecnico jesino è soltanto l’ennesimo tassello di in un inquietante quadro realizzato in questi giorni dall’inchiesta e per cui ora le società coinvolte saranno quantomeno chiamate a rispondere. Con sullo sfondo lo spettro di possibili punizioni da parte delle organizzazioni internazionali del mondo del calcio che, con l’esplosione del nuovo scandalo di corruzione e tentativi sospetti di eludere il sistema, si ritrovano ora a giocarsi in maniera decisiva la propria credibilità.