Home » Poco Sud al Giro d’Italia 2019? Polemica pretestuosa

Fonte Immagine: pagina Facebook ufficiale Giro d'Italia

Mercoledì scorso si sono alzati i veli sul Giro d’Italia 2019, 102/a edizione della Corsa Rosa. E sono scoppiate, principalmente originate da qualcuno che si interessa di ciclismo allo stesso modo di come il Conte Dracula si interesserebbe alle coltivazioni d’aglio, le polemiche rispetto al percorso disegnato dal Direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni e dal suo staff. Un percorso interamente italiano ma che vede il suo punto più meridionale a San Giovanni Rotondo, latitudine Nord 41,7 gradi decimali. Escluse dal percorso Calabria, Campania, Basilicata e le due Isole. Ed ecco che si sono levate le accuse a RCS Sport, rea di aver disegnato un “Giro del Centro-Nord Italia”.

Prima di proseguire, una premessa. Chi scrive questo pezzo è orgogliosamente meridionale e non ha certo peli sulla lingua se si tratta di criticare RCS Sport. Ma allo stesso tempo è orgogliosamente obiettivo e quindi non può fare a meno di notare che le polemiche di questi giorni sul tracciato sono assolutamente pretestuose e prive di senso. Basterebbe fare un semplice esercizio: prendere i disegni dei Giri d’Italia degli ultimi dieci anni e segnarci i punti più meridionali (omettiamo per semplicità la dicitura “gradi decimali” dopo il valore numerico). Pronti? Partiamo. Giro d’Italia 2009: Salerno, latitudine Nord 40,67; Giro d’Italia 2010: Bitonto, latitudine Nord 41,1; Giro d’Italia 2011: Etna, latitudine Nord 37,75; Giro d’Italia 2012: Lago Laceno, latitudine Nord 40,8; Giro d’Italia 2013: Serra San Bruno, latitudine Nord 38,57; Giro d’Italia 2014: Sant’Arcangelo (San Brancato), latitudine Nord 40,25; Giro d’Italia 2015: Serino, latitudine Nord 40,85; Giro d’Italia 2016: Catanzaro, latitudine Nord 38,88; Giro d’Italia 2017: Pedara, latitudine Nord 37,62; Giro d’Italia 2018: Giarratana, latitudine Nord 37,04.

Quindi, come si può evincere dai dati, in solo un’occasione (nel 2010) prima di questo 2019 il Giro d’Italia non era andato al di sotto del 41/o parallelo, confine ideale tra il Meridione e il resto del BelPaese. Basta quindi questa semplice tabellina per capire come l’idea di una Corsa Rosa nordcentrica è alquanto sballata. Andando più in maniera pratica, bisogna mettersi in testa che il Giro non può logisticamente passare sempre nelle stesse regioni e nelle stesse zone. Ospitare sede di partenza e/o sede di arrivo di una tappa costa bei soldini alle amministrazioni locali, quindi il Giro d’Italia rappresenta una sorta di lusso che non può essere concesso ogni 365 giorni. Si dirà, ma sulle Dolomiti e sulle Alpi lombarde passano sempre. Certo, ma quelle montagne sono l’Essenza (il maiuscolo non è un errore) della Corsa Rosa ed è assolutamente impensabile ipotizzare un Giro d’Italia privo di loro. Potete immaginare un Tour de France senza Alpi e Pirenei? No. Il discorso è quindi paritetico.

Piuttosto, si approfitti di questa “polemica” come spunto per rilanciare le storiche corse del Sud, dall’albo d’oro prestigioso, che non si organizzano da anni per l’inerzia di amministratori e di imprenditori locali. Dal Giro di Campania a quello di Puglia, dalla Settimana Siciliana al Trofeo Pantalica, dal Giro dell’Etna a quello di Sardegna e della Provincia di Reggio Calabria. Corse importanti e prestigiosi che potrebbero tornare alla luce e dare lustro al ciclismo meridionale. Ah, se si spendesse solo il 10% dell’energia messa in queste polemiche pretestuose per ottemperare all’obiettivo testè scritto. Ovviamente, però, questo Giro d’Italia con poco Sud deve rimanere un’eccezione, altrimenti come siamo i primi a difendere saremo i primi a criticare. Messaggio ricevuto, RCS Sport?