A tre anni dalla vittoria della Copa Libertadores, il River Plate torna in finale. Dopo la beffa subita l’anno scorso in semifinale contro il Lanús, la squadra di Gallardo si conferma capace di grandi imprese. Anzi, forse è più portata a questi successi che alle vittorie sulla carta più “facili”. Sembrava una missione impossibile quella degli argentini contro il Grêmio dopo aver perso 1-0 in casa ed essere andati in svantaggio anche a Porto Alegre. Léo Gomes aveva infatti portato in vantaggio i campioni in carica con un bel destro da fuori area alla prima vera occasione dopo che la prima mezz’ora era stata tutta degli ospiti. Il Grêmio ha però commesso il grave errore di non giocare più dopo il gol pensando solo a difendersi. Nel secondo tempo Everton ha fallito a tu per tu con Armani il possibile raddoppio e da quel momento in poi è stato un assedio del River. All’82’ il colombiano Borré ha pareggiato i conti con una rete che si trascinerà dietro polemiche per giorni. Protagonista il VAR, che non ha sanzionato un presunto tocco di mano del colombiano. Fallo di mano che invece è stato decretato dal VAR cinque minuti più tardi, quando l’arbitro dopo aver visto le immagini ha concesso il tiro dagli undici metri al River espellendo Bressan per doppia ammonizione. Dopo nove minuti di proteste, Gonzalo Martínez ha spiazzato Marcelo Grohe mandando il River in finale. Pesantissime le parole di Renato Portaluppi, allenatore dei brasiliani, dopo l’incontro: “Il Grêmio è stato derubato. Se il Var funzionasse ora sarei sorridente, il pubblico felice e il Gremio in finale di Libertadores. C’era Stevie Wonder a vedere? Vedendo la partita nella cabina, come si fa a non vedere che il giocatore fa gol con il braccio? Come fa a dormire sapendo questo?”. Gallardo, soprannominato rie sue doti da condottiero Napoleón dai tifosi e da Atilio Costa Febre (storico telecronista del River), intanto si gode l’ennesima sua impresa in coppa.
Per la prima volta nella storia della Copa Libertadores quindi assisteremo al Superclásico in finale. Il Boca Juniors infatti non spreca il vantaggio conquistato col 2-0 della Bombonera ed elimina il Palmeiras raggiungendo l’ultimo atto. Come alla Bombonera, la “staffetta” in attacco di Barros Schelotto funziona. Ábila infatti parte titolare e al 18′ porta gli argentini in vantaggio in Brasile deviando in rete l’assist di Villa. Sempre più decisivo il ventiduenne terzino colombiano in questa squadra. Il Palmeiras accusa il colpo e non riesce a creare praticamente nulla nel primo tempo. La squadra di Scolari, capolista in campionato, però sa che deve almeno provarci e nella ripresa si sblocca: al 53′ Luan pareggia sfruttando la torre di Felipe Melo e sette minuti più tardi Gómez ribalta il risultato su calcio di rigore (ingenuo il fallo di Izquierdoz su Dudu). L’Allianz Parque si accende e Borja va vicino al 3-1. Nel frattempo però nel Boca entra Benedetto al posto di Ábila e, come sette giorni fa, risolve la pratica: rasoterra dal limite dell’area a fil di palo, 2-2 e Boca in finale. Gli ultimi minuti sono pura amministrazione per gli Xeneizes, che diventeranno così la squadra ad aver giocato più finali di Copa Libertadores: diciassette. Lucida a fine partita l’analisi di Scolari, allenatore del Palmeiras, interrogato sul fatto che la sua squadra avrebbe potuto eliminare il Boca nella fase a giorni perdendo l’ultima giornata contro lo Junior: “Sarebbe stata una vergogna mondiale. L’obiettivo del Palmeiras, o di qualsiasi altra squadra, è giocare a calcio e farlo per vincere. Come ha fatto il Palmeiras, indipendentemente dal fatto che fosse Boca, River o Grêmio. Il Boca ha vinto e si è qualificato per la sua esperienza e per la sua qualità. Non esiste perdere apposta una partita, abbiamo rispetto della professione. Dobbiamo congratularci col Boca per esserci stato superiore”.
Dire che sia una vittoria dell’Argentina sul Brasile sarebbe sbagliato. Il campionato verdeoro resta infatti nel complesso nettamente superiore come livello a quello albiceleste. Soprattutto per quanto riguarda le squadre non di prima fascia. Negli scontri diretti però le squadre argentine hanno dimostrato di avere qualcosa in più e di saper sfruttare meglio i momenti della gara.
Ora il Superclásico, primo caso di derby tra due squadre della stessa città in Sud America (in Europa è successo recentemente nelle finali di Champions League tra Real Madrid e Atlético Madrid). Sarà invece la terza volta che le due squadre più importanti d’Argentina si giocheranno un titolo in una finale. Nel 1976 fu il Boca a vincere il campionato Nacional, mentre molto più recente è la vittoria del River: Supercopa 2018.
Il Boca partirà leggermente favorito (60%-40%) perchè ha indubbiamente la rosa più forte, ma il River ha fatto vedere di poter compiere qualsiasi impresa.
Ancora in dubbio le date. La CONMEBOL vorrebbe far giocare le due finali di sabato, il 10 e il 24, mentre la AFA e le squadre preferirebbero lasciare il classico mercoledì per non dover spostare le giornate di campionato. In ogni caso non prendete impegni perchè si preannuncia una finale storica. Sia per il Superclásico, sia perchè sarà l’ultima con andata e ritorno. Dal 2019 infatti le finali di Libertadores e Sudamericana saranno in partita secca con la sede che cambierà di anno in anno come in Europa: l’anno prossimo toccherà a Santiago (Libertadores) e a Lima (Sudamericana).
RISULTATI
Grêmio-River Plate 1-2 36′ Léo Gomes (G), 82′ Borré (R), 90’+5 rig. Martínez (R) (and. 1-0)
Palmeiras-Boca Juniors 2-2 18′ Ábila (B), 53′ Luan (P), 60′ rig. Gómez (P), 70′ Benedetto (B) (and. 0-2)
FINALE
Boca Juniors-River Plate