Quando Spalletti osa
Un’oretta prima di Lazio-Inter, i tifosi nerazzurri, scorrendo Twitter, hanno alzato la testa dal telefono e si son guardati con l’aria di un bimbo a cui rubi il regalo di Natale. “João Mario? Titolare?”
Già. João Mario titolare. Nel posticipo della decima, contro la Lazio. All’Olimpico, post bufera.
Il portoghese è sceso in campo, il portoghese ha fatto la sua partita (senz’arte né parte, eh), il portoghese ha contribuito al successo dell’Inter nella capitale. Spalletti ha osato: ha fatto bene.
Poi, il tifoso nerazzurro che guarda Twitter prima della partita, scopre che nella formazione titolare dell’Inter manca un tassello importante: de Vrij. Fuori, lui, e dentro Miranda. Che sarebbe il capitano della nazionale brasiliana, ma con l’Inter è panchinaro perché quella coppia là, de Vrij-Škriniar, è inamovibile. Ha fatto una buona partita, Miranda: nulla di iperuranico, però ha fatto il suo, e ha contribuito al successo nerazzurro dell’Olimpico. Spalletti? Ha osato: ha fatto bene.
Dall’altra parte, Simone Inzaghi. Che ha osato a sua volta, diciamo così, escludendo Correa e dando un’improbabile fiducia a Caicedo; 69 minuti di nulla da parte dell’ecuadoregno, poi riecco l’argentino in campo. Quando era troppo tardi, quando ormai tutto era compromesso.
In sostanza, Spalletti ha capito di avere in pugno la squadra, in questo esatto momento della stagione. I nerazzurri appaiano il Napoli al secondo posto ma lo sorpassano per differenza reti, e siccome la Juventus fa un campionato a parte, il popolo interista può ritenersi assolutamente soddisfatto. Lazio, altro flop nei big match: cambiato nulla rispetto allo scorso anno, dove la Champions è sfumata proprio per un rendimento negativo negli scontri diretti. Laddove servirebbe, magari, osare di più.