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Quel bel gioco inutile

Alla fine, non esulta nessuno. Al San Paolo, il Napoli agguanta il pari al 90′ grazie a un guizzo di Mertens, acchiappando per i capelli una situazione complicata. Perché la Roma stava portando via tutto ciò che era possibile prendersi, e con il minimo sforzo. Errore difensivo azzurro, El Shaarawy che la piazza, e da lì, quasi sempre Napoli.

Ecco, questo è il punto. Una squadra bella da vedere, capace di costruire trame di gioco meravigliose, ma a volte non in grado di render concreta la manovra. Con le medio-piccole tutto ok, perché il bel gioco sì, il più delle volte paga; con le grandi, tutto si fa sempre più complicato. Con la Juve, sconfitta in rimonta; con la Roma, le cose si erano messe male e si è dovuto rimediare in corsa. Lo stesso, con il Milan (ma quel Napoli era ancora diverso, e immaturo).

Si sprecano i paragoni con il Napoli dello scorso anno; quella squadra era diversa, aveva un’identità fatta di 11 giocatori e un paio di rincalzi all’altezza, secondo Sarri; questa sauadra, invece, la rosa la sfrutta appieno, le pedine sono intercambiabili, Ancelotti muta la fisionomia del Napoli in base a necessità, esigenze, avversario. Contro la Roma, gli azzurri hanno dominato praticamente per tutta la gara; concedendo qualcosa in difesa, per colpa di leggerezze ancora da registrare, ma è palese che se i giallorossi avessero strappato i tre punti, sarebbero tornata nella Capitale consapevoli di aver rimediato molto più di quanto realmente meritato. O forse no.

Perché l’obiettivo di questo sport è fare gol, non giocare bene. Sia chiaro: se c’è qualcuno capace di fare entrambe le cose, tanto meglio; ma il calcio è uno sport tutt’altro che spettacolare. Ha un’anima spigolosa. È uno sport in cui basta un gol per vincere, e la Roma stava riuscendo esattamente in questo. Giocando peggio, ma tant’è: stava vincendo, e a nessuno è mai venuto in mente che magari Di Francesco l’avesse preparata esattamente così, la gara. Soffrendo, facendo giocare il Napoli, infilandosi nelle crepe avversarie. Strategia e cinismo, al cospetto di bel gioco ed eleganza. Ne è maturato un pari, inutile per entrambe.

In sostanza, stavolta il bel gioco non ha pagato. Lo stesso Ancelotti ha dimostrato di aver capito in fretta di dover cambiare stile e sostanza al suo Napoli, togliendo Milik in corsa (ed eliminando così un pesante riferimento offensivo) e affidandosi a Mertens, per avvolgere la Roma, confonderla, pungerla. Esperienza e sagacia da parte del mister azzurro, soprattutto la capacità di saper rimediare e stravolgere, se la strategia iniziale non funziona. Meglio tardi che mai, avrà pensato lui. Meglio mai che tardi, starà tutt’ora pensando il cervello, fumante, di un Di Francesco che, in fondo, è davvero sottovalutato.