L’ennesimo, straordinario capolavoro tattico del Napoli di Ancelotti, stavolta, rimane senza finale da favola. A poche settimane dalla corsa forsennata di Insigne sotto la curva del San Paolo per festeggiare il fondamentale gol vittoria contro il Liverpool, sono gli azzurri ora a vedersi rovinare i propri piani sul più bello, quando per completare il quadro mancava un ultimo tocco di colore. E, invece, la pennellata finale l’ha realizzata uno degli avversari: quel Di Maria che, anche in notti come quelle di ieri sera, fatte più di ombre che di luci, si ricorda di avere uno dei piedi più delicati d’Europa, perfetto per crearsi la piazzola nel punto giusto e mettere il pallone lì dove non si può arrivare. Ma, si sa, anche le beffe più ingiuste e inaspettate, quelle che rovinano le storie migliori, apparentemente destinate a finire in maniera perfetta, fanno parte del calcio e a Parigi i partenopei lo hanno capito con tanta amarezza, come poche volte era accaduto finora nell’era De Laurentiis.
Il 2-2 finale resta un risultato ingiusto e piuttosto penalizzante per gli azzurri, rimasti a lottare in campo dal primo all’ultimo minuto con attenzione e coraggio, senza mai farsi travolgere dalla potenza offensiva del PSG e alternando efficacemente fasi di resistenza ordinata ai momenti di assalto dei “mostri” dei parigini ad altre fasi di gioco spettacolare, fatto di scambi veloci e movimenti di sarriana memoria. Ed è un pareggio da cui i ragazzi di Ancelotti non escono affatto ridimensionati, anzi: i circa 97′ della sfida di ieri sera hanno confermato una volta di più agli occhi di tutto il mondo che questo Napoli sta diventando una squadra di livello internazionale, capace di giocarsela con chiunque senza mai perdere quella razionalità fondamentale per uscire vincente anche dai momenti più delicati. D’altro canto, se dopo aver sconfitto il Liverpool esci dal Parco dei Principi con il rammarico di aver conquistato “soltanto” un punto per un’autorete e un colpo di genio da fuori area, capisci che sei davvero sulla via giusta per entrare nell’olimpo delle “big” del calcio europeo.
Gli applausi, ancora una volta, sono tutti per Carlo Ancelotti, che per un certo periodo della gara ha fatto rimpiangere a più di qualche vecchio tifoso il suo addio al Paris Saint-Germain. Nella sfida a distanza con il proprio avversario Tuchel, il tecnico di Reggiolo ne è uscito come indiscusso vincitore. E la storia della gara ne è la più chiara testimonianza: da una parte, un Napoli ordinato, costruito sull’impianto già sperimentato con successo contro il Liverpool e leggermente modificato con gli innesti di Fabián Ruiz (che, dal destro a giro di Udine, sembra essersi definitivamente sbloccato) e di Mertens, più adatto rispetto a Milik per togliere punti di riferimento alla difesa non sempre precisa dei parigini; dall’altra parte, un Paris Saint-Germain che è un insieme di talenti indiscutibili, ma che, come accaduto tante volte in passato, lavorano poco da squadra, attaccando a testa bassa e spesso in maniera disordinata. E anche con quel cambio di modulo (dal 4-2-3-1 al 3-4-3, spesso adoperato anche ai tempi del Borussia Dortmund) operato da Tuchel alla fine del primo tempo rivelatosi, con il senno di poi, un accorgimento più che sensato, i francesi sono rimasti poco convincenti. O comunque, non certamene superiori a uno dei Napoli più efficaci e piacevoli dell’era De Laurentiis.
Nonostante un girone che rimane ancora apertissimo e qualche rammarico per i punti persi a Belgrado, insomma, il Napoli è ancora ampiamente in corsa. La difesa funziona senza commettere particolari sbavature, a centrocampo Allan è al momento il miglior recuperatore palla del mondo assieme a Kanté e Callejón è il solito uomo tutto fare, in avanti Insigne sta vivendo il momento più brillante della sua carriera, con numeri in fase realizzativa che sembravano impossibili fino allo scorso anno, per un talento che sta finalmente diventando grande. Ancelotti aveva chiesto pazienza prima di vedere la sua vera squadra all’opera e ora sappiamo che aspettare qualche settimana di prova ne è valsa decisamente la pena. D’altro canto, non sarà certo un capolavoro di un campione come Di Maria al 93′ a rovinare la fiducia di una squadra che ora sembra piacere davvero a tutti.