Per un appassionato di calcio a 360° che non focalizzava le sue attenzioni pallonare solo sulla Serie A, fino ai primi anni Duemila il lunedì pomeriggio era una sorta di tempio, di sacrario inviolabile. Si accendeva la televisione e ci si sintonizzava su Rai 3. Si partiva da “C siamo” del buon Carlo Verna e si arrivava a “Il Pallone di tutti“, il focus sul Campionato Dilettanti condotto da Mario Mattioli. In mezzo, la rubrica sul campionato cadetto, “A tutta B” condotta da Gianni Vasino con il prezioso e puntuale contributo di Mariolino Corso.
Volendo correre il rischio di apparire retorici, quelli sì erano bei tempi. Ma non perché tutte le partite si giocavano la domenica pomeriggio in contemporanea, non perché i calciatori indossavano le casacche numerate dall’1 all’11, non perché per conoscere il risultato della partita o ti recavi allo stadio oppure ti dovevi affidare esclusivamente a una radiolina. Non facciamo gli ipocriti, se l’attuale sistema di diritti televisivi e di partite a ogni ora del fine settimana funziona è perché noi fruitori vogliamo che sia così. No, quelli erano bei tempi semplicemente perché il giorno che terminava un campionato di Serie B sapevi con assoluta precisione quali squadre avrebbero partecipato al torneo successivo. E, cascasse il mondo, erano quelle le squadre che avrebbero cominciato a calcare i campi di calcio a partire da una determinata data.
Purtroppo, andando avanti nel tempo, quella che dovrebbe essere un’elementare consuetudine è andata via via scemando. Prima sono iniziati i fallimenti, poi il caso Catania nel 2003. Per arrivare all’annus horribilis, questo 2018 che ha visto il campionato cadetto trattato alla stregua di un torneo parrocchiale (e che la Conferenza Episcopale Italiana ci perdoni). Prima la decisione arbitraria da parte della Lega B di non procedere al completamento dell’organico per sostituire le non iscritte Avellino, Bari e Cesena, avallata dalla FIGC commissariata nonostante la pantomima della cerimonia dei calendari più volte sospesa e poi realizzata lo scorso 13 agosto dopo la telefonata chiarificatrice tra il Commissario Federale Fabbricini e il Presidente della Lega B Balata. Poi la catena di ricorsi e controricorsi da parte delle 5 “ripescabili”: in rigoroso ordine alfabetico: Catania, Pro Vercelli, Robur Siena, Ternana e Virtus Entella, i Collegi di Garanzia del CONI, le partite delle compagini coinvolte rinviate. Sembrava essere deciso: B passata arbitrariamente a 19 squadre.
Sembrava, appunto. Perché ieri, dopo 8 giornate – sì, 8 giornate – di campionato, il TAR del Lazio ha praticamente spalancato le porte a 3 ripescaggi. Quindi, teoricamente, ora ci dovrebbe essere una nuova graduatoria. In attesa della quale, le partite di C delle ripescabili sono bloccate (vabbè, la Virtus Entella ne ha giocata solo una, essendo i liguri impegnati in un’altra vertenza, quella dei punti di penalizzazione al Cesena per la vicenda delle plusvalenze, la stessa del ChievoVerona per intenderci). Anche se bisogna essere pratici, pressoché utopistico ipotizzare un inserimento in corsa di 3 squadre dopo 2 mesi di campionato. Più semplicemente si raggiungerà un compromesso: risarcimento alle ripescabili e ampliamento delle promozioni in C da 4 a 7 per ritornare la prossima stagione alla B a 22. Ci sembra l’unica soluzione che abbia un minimo di logico e che sia facilmente eseguibile per mettere la parola fine a questa bruttissima copia dell'”A tutta B” che fu. E che giustamente passerà ai posteri come “A tutta B…arzelletta”.