Ogni anno, ai blocchi di partenza della Super League svizzera, il Thun viene dato per candidato alla retrocessione. Ogni stagione, la dirigenza della squadra biancorossa s’inventa qualcosa, e rimane nella massima serie: un miracolo che si ripete puntualmente. Proviamo, quindi, a raccontarvi cosa c’è dietro questa piccola realtà regionale del calcio svizzero.
Sabato sera, gli Oberländers sono passati a Lucerna: la quinta vittoria in undici incontri. 23 reti segnate e 16 subite, Sorgić al secondo posto della classifica marcatori con 7 centri, i ragazzi di Marc Schneider (38 anni) da soli al secondo posto in classifica.
Dopo la partenza di un tecnico esperto come Saibene, due stagioni fa, la squadra era stata affidata a Lustrinelli, all’epoca alle giovanili. Il ticinese, prima di approdare in Federazione, l’aveva portata a una salvezza tutto sommato agevole, ma già con l’accordo di passare la panchina al tecnico attuale, ancora privo del patentino UEFA. A quel punto, la dirigenza aveva provato la scommessa, affidando a Schneider, fino a quel momento allenatore in seconda, la guida della compagine biancorossa, nata nel 1898. Risultato: settimo posto e salvezza raggiunta tutto sommato senza particolari problemi e, questa stagione, un campionato sinora più che soddisfacente. Davvero niente male, per questa piccola società.
Il tecnico, a inizio stagione, era stato chiaro, parlando con la “Berner Zeitung”: “A Thun, il primo obiettivo è sempre quello di creare le condizioni per giocare il campionato”. I soldi per giocare a calcio in Super League, in questa piccola città (poco più di 43.000 abitanti) ai piedi delle montagne forse più belle del mondo (ogni vero appassionato, almeno una volta nella vita, è stato ai piedi dell’Eiger e della Jungfrau, o avrebbe almeno il desiderio di farlo), sono sempre stati un problema. Tuttavia, la società non è mai fallita, a differenza di altre, molto più blasonate.
La squadra gioca in un impianto piccolo (10.000 spettatori circa) ma modernissimo e confortevole come la Stockhorn Arena, che non è di proprietà del club, ma è un esempio di buona gestione in una realtà che ha le dimensioni di una cittadina della cintura milanese. Il video sotto si riferisce alla “cerimonia” per l’attuale denominazione dello stadio: e la colonna sonora non è casuale, come potranno capire al volo i cinefili.
Il segreto del Thun, in fondo, è quello dell’Oberland bernese. C’è un proverbio, da queste parti: se un abitante di questi luoghi mangiasse dei chiodi, li trasformerebbe in viti, dopo la digestione. Le condizioni di vita, su queste montagne, sono sempre state difficili. Eppure questa gente, nei secoli, ha saputo costruire un’industria turistica di prim’ordine, creando anche delle infrastrutture (una per tutte, la ferrovia della Jungrfau, la più alta d’Europa) ammirate in tutto il mondo.
Tutto si riassume in una parola: lavoro. Dennis Hediger, il capitano, ripete al Blick ciò che ci aveva già raccontato Matteo Tosetti, tempo fa: “Lavoriamo tutti i giorni coi piedi per terra. Siamo ambiziosi, siamo una squadra, ci mettiamo tanto del nostro. Tutti piccoli pezzi del puzzle di cui c’è bisogno per ottenere buoni risultati. E in questo momento, abbiamo anche lo slancio dalla nostra parte.”
La partita di sabato sera è stata esemplare. Il Lucerna aveva fatto meglio, ma senza riuscire a concretizzare. I biancorossi, invece, hanno subito capitalizzato una presa difettosa di Zibung, grazie a un Sorgić dimostratosi ancora una volta abilissimo sulle seconde palle. La seconda rete è arrivata quando ormai i lucernesi non ne avevano più, dopo una partita nella quale si erano sfiancati per cercare di avere ragione degli avversari.
Merito della dirigenza è anche l’avere mantenuto, più o meno, l’ossatura dello scorso anno. A essere stato ceduto, in estate, tra i giocatori importanti, è stato solo la giovane promessa Sandro Lauper, sbarcato nella capitale per vestire la maglia dello Young Boys. Gli altri sono rimasti, dimostrando di saper assorbire la partenza (nella sessione di mercato invernale dello scorso anno, con destinazione Losanna) di un bomber puntuale con il gol come il ticinese Simone Rapp. La squadra, dopo aver iniziato la stagione con un aggressivo 4-3-3, da qualche incontro si schiera con un prudente ma efficace 4-1-4-1 che, finora, è stato abbattuto solo dai campioni in carica dello Young Boys.
In casa, gli Oberländer fanno valere il vantaggio di giocare sul campo sintetico: una sola sconfitta tra le mura amiche, con lo Young Boys il quale però, allo Stade de Suisse, gioca sulla medesima superficie. Davanti, specialmente su palla ferma, grazie ai micidiali tiri dalla bandierina e ai traversoni dal fondo del Toast Tosetti, i biancorossi bucano spesso gli avversari. Ultimamente, anche in virtù del nuovo schema di gioco, hanno imparato a fare molto male anche sulle ripartenze.
Dove può arrivare questo Thun? Certo, serve continuità, che la squadra bernese ha finora dimostrato ma che, nel massimo campionato svizzero non è facile mantenere, data la sua lunghezza e particolarità. Tuttavia, la strada percorsa è quella giusta: i biancorossi puntano anche molto sui giovani svizzeri (pensiamo a Fassnacht e Lauper, ma l’elenco sarebbe piuttosto lungo), hanno dalla loro una piazza appassionata ma che li lascia tranquilli, consapevole dei propri limiti ma che, lo scorso anno, ha contribuito finanziariamente a tenere a galla la società.
L’ambiente, a dispetto della tradizionale sobrietà della Svizzera interna, sa essere allegro: abbiamo ancora negli occhi l’esibizione canora, lo scorso anno a Lucerna, di presidente e giocatori al galà del calcio svizzero di Lucerna. Addetto stampa e personale sono disponibili, efficienti e con il sorriso: si va sempre volentieri a Thun a lavorare e vedere la partita. Ecco, come ci diceva Matteo Tosetti, l’ambiente, la sua serietà e semplicità fanno molto. Se poi ci aggiungiamo un tecnico che sta crescendo con umiltà e intelligenza, un paio di giocatori che vedono la porta con puntualità, un capace uomo assist come il Teo e un portiere che, quand’è in giornata, offre delle ottime prestazioni, il quadro è completo.
E, se tutti reggeranno il colpo, il miracolo del Thun in Champions League (non sarebbe la prima volta: i biancorossi parteciparono alla massima competizione del calcio europeo nel 2005) potrebbe ripetersi. Nonostante un budget molto inferiore a quello di squadre come il Basilea, il San Gallo e il Sion.