La Svizzera è sbarcata in Islanda, nel freddo dell’autunno artico. Non è la solita Nati di Vlado Petković: il selezionatore ticinese d’adozione sta infatti provando a cambiare un po’ di cose, per risolvere gli annosi problemi della selezione rossocrociata. La strada è quella di chiamare giovani motivati, che aumentino ritmi e intensità di gioco, creando una concorrenza interna sana e necessaria a far si che gli undici in campo diano sempre il 110 %.
La Nations League, quindi, che oppone agli elvetici una compagine di livello elevato (il Belgio) e un’altra invece più abbordabile (l’Islanda, avversario di questa sera, superata in Svizzera alcune settimane fa 6-0). Venerdì, l’undici di Vlado è stato superato a Bruxelles di misura, dopo una prova tutto sommato discreta. Davanti a una formazione sulla carta superiore, la compagine rossocrociata si è disimpegnata abbastanza bene, pur avendo evidenziato qualche lacuna, soprattutto in difesa.
Certo, mancava Akanji in mezzo alla difesa (al suo posto ha giocato Elvedi), e l’assenza dell’ex Basilea, ormai una colonna della squadra di Petković, si è fatta sentire. Anche Zakaria non ha giocato una gran partita ma, a sua scusante, c’è il fatto di avere giocato fuori ruolo, visto che Vlado ha schierato il proprio undici con un inedito 4-4-1-1. Il resto l’ha fatto Sommer, in serata non proprio esaltante: nel primo gol di Lukaku, al 58′, c’è molto di suo. Tuttavia, l’attaccante del Manchester United ha potuto calciare indisturbato, del tutto libero sulla fascia sinistra della retroguardia rossocrociata.
La chiave dell’incontro sono state le trame offensive dei Diavoli Rossi, molto rapidi e abili a giocare di prima intenzione. In questo modo, i padroni di casa si sono procurati diversi spazi. Da manuale del calcio l’azione del gol decisivo, a 6′ dal termine, giocata tutta di prima e conclusa ancora dal numero 9 belga con un preciso tocco rasoterra, che ha infilato Sommer in uscita disperata.
Il gol del pareggio svizzero era arrivato 8′ prima, ad opera del ticinese Gavranović, sugli sviluppi di un perfetto calcio di punizione di Shaqiri, dalla fascia destra della tre quarti offensiva elvetica. La testa di Elvedi ha poi messo sui piedi del centravanti della Dinamo Zagabria un pallone perfetto, facilmente insaccato dall’attaccante entrato al 69′ al posto di un Seferović generoso ma, come spesso accade, non concreto.
Ora, l’Islanda, vogliosa di riscatto dopo la disfatta di San Gallo, nel mese scorso. Vlado ha parlato ieri con i giornalisti, e si è detto fiducioso, pur avvisando tutti della necessità di non sottovalutare l’avversario (RSI): “Giovedì hanno pareggiato contro la Francia. Certo, era solo un amichevole, ma credo che certi risultati non si ottengano per caso. Questo per dire che mi aspetto un altro avversario rispetto alla partita di settembre in Svizzera: dovremo prestare la massima attenzione.” L’obbiettivo di Vlado è quello di potersi giocare, contro il Belgio a Lucerna, il mese prossimo, il prestigiosissimo primo posto del girone. Da notare che l’Islanda dovrà fare a meno di Victor Pálsson: il capitano dello Zurigo, infortunatosi durante l’amichevole con i campioni del mondo (lesione muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra) dovrà saltare diverse partite anche in Super League.
Le condizioni ambientali in Islanda, in questo periodo, non sono delle migliori: rispetto al nostro tiepido autunno continentale, nel Paese del Nord Atlantico le condizioni meteo sono decisamente peggiori. Tra l’altro, ci sono due ore di differenza di fuso orario tra Reykjavik e Zurigo, e questo potrebbe causare qualche piccolo problema ai giocatori svizzeri. Tuttavia, Petković non cerca scuse (RSI): “Il freddo e il poco recupero avuto dopo la partita di Bruxelles? Anche l’Islanda ha giocato a Parigi, quindi saremmo nelle medesime condizioni. Dovremo farci trovare pronti, sono in palio punti importanti. Per ottenerli dovremo essere più concreti: vorrei vedere la stessa squadra di San Gallo, a livello di capacità di finalizzare. In Belgio abbiamo tirato tanto, ed è buona cosa: ma non posso essere soddisfatto del fatto di avere segnato una sola rete, con tutta la mole di gioco realizzata. Dobbiamo migliorare sotto questo aspetto, e questa partita ce ne dà l’occasione.”
In definitiva, una Svizzera che sta cambiando pelle. Il modello, neppure tanto nascosto, è proprio quel Belgio affrontato venerdì sera. Un Paese piccolo (con, però, qualche milione di abitanti in più, con tutto ciò che consegue rispetto al bacino d’utenza calcistico), caratterizzato dalla presenza di parecchi immigrati di seconda generazione, con un campionato di seconda fascia rispetto ai 5 tornei continentali principali, ma con una squadra nazionale ormai installata definitivamente ai piani alti del calcio che conta.
Ecco, a Muri si vedono così, in prospettiva. I giocatori ci sono o, comunque, per il futuro, andranno coltivati da un movimento che sta investendo parecchio sui giovani e sulla loro formazione. Quelli che già giocano in Nazionale A, dovranno giocare nel giusto modo, perché rendano al massimo. Questa sera, in Islanda, avremo qualche risposta.