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Indelicato non è solo un aggettivo…

In principio fu il beach volley. Fu la pallavolo il primo sport a capire le potenzialità del proprio gioco espresso su campi di sabbia, a regolamentare tale attività fino a farlo ammettere nel gotha dei Giochi Olimpici, a partire dall’edizione di Atlanta 1996. Poi, sulla strada indicata dal beach volley, piano piano sono arrivati tanti “figliocci”. Come il beach soccer (il calcio su spiaggia) e il beach rugby. O come il beach wrestling.

Attenzione, non fatevi ingannare dal nome inglese, perché i vari John Cena, Triple H, Undertaker e Roman Reigns – tanto per citare qualcuno degli atleti della WWE – non ci azzeccano nulla. In quanto con il vocabolo wrestling non si intende il misto di sport e spettacolo nato negli Stati Uniti e divenuto famoso nel mondo, ma anche e soprattutto la disciplina sportiva più antica del mondo, la lotta. Da qualche anno a questa parte, anche quest’ultima non ha resistito al richiamo delle spiagge ed è nato così il beach wrestling. Le regole sono semplicissime. Si combatte in costume da bagno (anche se per le donne si tratta di un molto castigato top con pantaloncini corti, precisiamo) in un cerchio di sabbia del diametro di 6 metri. Si prende 1 punto se si porta l’avversario fuori dall’area di combattimento oppure gli si fa toccare il suolo con una parte del corpo che non siano (naturalmente) i piedi, 2 se lo si proietta a terra in maniera da avere le spalle rivolte al suolo. Il primo che arriva a 3 punti vince l’incontro. Ovviamente non è consentito il combattimento a terra (anche perché sarebbe un tantinello difficile che possa verificarsi, considerata l’irregolarità intrinseca della superficie di combattimento).

Da qualche anno a questa parte, anche il beach wrestling ha il proprio campionato mondiale. E uno degli elementi di punta del movimento è italiano. Anzi, è italiana, dato che si tratta di Francesca Indelicato. Torinese di 23 anni, ai recentissimi Mondiali di Sarigerme (Turchia) svoltisi la scorsa settimana, la Indelicato ha conquistato l’argento nella categoria 60 kg. La portacolori del CUS Torino ha svolto un cammino quasi netto, battendo nell’ordine la norvegese Bugge, la brasiliana Tristao, la rumena Barbulescu e l’austriaca Kessler in semifinale, ma nella finalissima si è dovuta arrendere alla rumena Incze (una nazionale, quella della Romania, che in campo femminile si è portata a casa tutti i quattro titoli in palio). Un risultato comunque di rilievo ma che lascia un pizzico di rammarico. Dato che Francesca è scesa di un gradino nel podio, in quanto l’anno scorso a Dalyan, sempre in Turchia, fu medaglia d’oro. Un rammarico che però è stata la stessa Indelicato a far terminare subito. Emblematico il suo post (con visibilità impostata su “pubblico”, precisiamo) sul suo profilo Facebook dal testo: “Tutte le battaglie nella vita servono per insegnarci qualcosa, anche quelle che perdiamo“. Il pensiero è già rivolto alla prima edizione dei Beach Games (le Olimpiadi degli sport da spiaggia) di San Diego che si svolgeranno nell’ottobre del 2019. Senza ovviamente tralasciare la lotta “tradizionale”, quella sulla materassina nei palazzetti, che vede da 3 anni a questa parte Francesca dominare il panorama italiano nella categoria dei 60 kg.

Ragion per cui, giusto che una campionessa come Francesca venga “tirata fuori” dall’anonimato mediatico nel quale purtroppo sono collocati gli esponenti degli sport ingiustamente definiti minori. “Indelicato” non può essere solamente un aggettivo.