Il malcostume di paragonare i simulatori ai tuffatori…
Domenica 30 settembre 2018, Fiorentina-Atalanta, 7/a giornata di Serie A 2018/2019. Si è più o meno attorno alla metà del secondo tempo quando l’arbitro Valeri decreta un calcio di rigore per i viola per fallo di Rafael Tolói su Federico Chiesa. Il direttore di gara è fermo nella sua decisione e non ricorre all’ausilio del VAR. Ed è un peccato, perché le immagini televisive sembrerebbero evidenziare un forte accentuare la caduta da parte del giovane attaccante gigliato. Si aprono così i processi nei confronti di Chiesa, reo di essere un “tuffatore”.
Ora non possiamo né vogliamo giudicare l’episodio, ma una cosa la vogliamo assolutamente stigmatizzare: questo malcostume tutto italiano di equiparare i simulatori o presunti tali ai tuffatori deve finire. La motivazione è semplice: si vuole paragonare una condotta antisportiva e truffaldina come la simulazione a un gesto atletico di una bellezza e difficoltà assoluta come il tuffo. Provate a dirglielo al russo Ilya Zakharov, il primo a introdurre il quadruplo e mezzo (quattro salti mortali, eh, mica pizza e fichi) che è comparato a un simulatore. Provate a dirglielo al colombiano Orlando Duque, il Maestro dei tuffi dalle grandi altezze (tra i 25 e i 30 metri, sottolineiamo metri, non centimetri), se può essere associato a un simulatore.
Domenica scorsa si sono sprecati da parte dei media i paragoni tra Chiesa e Tania Cagnotto. Ripetiamo, lungi da noi giudicare l’episodio, ma due cose sono assolutamente da scrivere: 1) Chiesa ne deve mangiare di pane, di tanto pane duro, prima che, nel firmamento sportivo italiano il suo nome possa essere minimamente accostato a una fuoriclasse come la campionessa bolzanina. 2) Ricordatevi tutti che il simulatore è un tRuffatore, non un tuffatore. E quella “R” in più è solo una consonante dal punto di vista del linguaggio scritto, ma rappresenta un abisso di differenza dal punto di vista del significato sportivo.