Ibra e il Milan, ci risiamo. Una storia interrotta nell’estate 2012 con la maxi operazione che portò lo svedese a Parigi nel pacchetto che comprendeva anche Thiago Silva, ma mai del tutto terminata. Il gigante di Malmö non ha mai smesso di lanciare ammiccamenti all’universo rossonero, ricordando sempre con piacere le due stagioni trascorse a Milanello. In più finestre di mercato si è parlato del possibile ritorno di Ibra Cadabra al Milan ma, per motivi principalmente legati al bilancio (e non solo), non se n’è mai fatto nulla. Zlatan sembrava poter essere il centravanti ideale per il Milan cinese, un fenomeno a costo zero (parliamo ovviamente del cartellino, l’ingaggio sarebbe stato ovviamente esorbitante) che avrebbe portato gol e personalità a una squadra giovane e con un forte bisogno di leadership. L’operazione sarebbe stata sensata: gli attaccanti visionati dal Milan sul mercato, l’anno scorso, oscillavano tutti tra i 70 e i 90 milioni (Morata, Aubameyang, Diego Costa) e la dirigenza rossonera, dopo aver investito una cifra importante (non preventivata) su Bonucci, aveva la necessità di aggiudicarsi le prestazioni di un attaccante forte ma dal prezzo contenuto. La scelta ricadde su Kalinić e sappiamo come è andata a finire.
Ibra, a quel tempo, era alle prese con il bruttissimo infortunio rimediato al ginocchio e le perplessità sul suo pieno recupero (vista anche l’età) erano tante. In aggiunta, i rapporti tra la dirigenza rossonera (Fassone e Mirabelli) e il procuratore dello svedese (Mino Raiola) erano ai minimi termini, alle prese con il braccio di ferro più mediatico della storia del Milan legato al rinnovo di Donnarumma. Come già detto, non ci furono le basi per instaurare una trattativa: il diavolo andò incontro al doppio fallimento rappresentato dalla stagione di Kalinić e André Silva, mentre Ibra non trovò spazio nel Manchester United e decise di trasferirsi a Los Angeles, accantonando dunque le ambizioni sportive per andare incontro a un’avventura nuova, diversa, per lui forse troppo poco stimolante.
Ora le carte in tavola sono cambiate, o meglio, il Milan ha pescato dal mazzo Maldini, Leonardo, Singer, Gazidis e Gattuso, scartando in toto la mano composta da Fassone, Mirabelli, Montella e Yonghong Li. I nemici giurati di Raiola sono stati spazzati via, il che potrebbe aprire le porte a un eventuale, clamoroso ritorno. Un’operazione che ricorderebbe quella di Beckham, giunto a Milano a gennaio 2009 (proprio dai Galaxy) e protagonista con la casacca rossonera per tutto l’arco del girone di ritorno (operazione che sarebbe poi stata ripetuta l’anno successivo, nel quale lo Spice Boy, però, si infortunò al tendine d’achille). Le prestazioni di Beckham al Milan furono ottime: il giocatore si dimostrò un professionista esemplare che, anche se non più giovanissimo, aveva ancora molto da dare grazie alla sua immensa qualità.
Lo stesso discorso potrebbe valere per Ibra: da oggi trentasettenne, lo svedese vanta ancora un fisico invidiabile che, unito al genio calcistico insito in lui, lo ha reso protagonista di giocate sensazionali nella MLS. L’inizio di stagione del Milan ha palesato una grave lacuna nel reparto offensivo: due attaccanti per tre competizioni sono troppo pochi e, già a settembre, Gattuso è stato costretto a proporre Borini e Castillejo come prime punte per ovviare alla contemporanea assenza di Cutrone e Higuaín. Ibra rappresenterebbe un asso nella manica di tutto rispetto per il tecnico rossonero, con il quale esiste un rapporto di profonda stima professionale e genuina amicizia, sviluppatesi nelle due stagioni trascorse insieme, nelle quali i due furono i veri trascinatori della squadra.
A livello squisitamente tecnico, Zlatan sarebbe il centravanti di peso ideale per sostituire Higuaín: eccellenti doti tecniche, fiuto del gol e personalità da vendere, senza dubbio i due profili combaciano. Il suo arrivo potrebbe togliere spazio a Cutrone? Forse, ma è un rischio che il Milan deve correre: il giovane prodotto del vivaio ha tempo per crescere e affermarsi. Allenarsi contemporaneamente con Ibrahimović e il Pipita sarebbe un privilegio di cui pochi possono godere. Cutrone si è dimostrato letale anche a partita in corso e in una stagione in cui si vuole lottare a lungo su tre fronti non è plausibile continuare con due sole punte. Non dovesse arrivare Ibra, il Milan andrebbe su qualche altro attaccante, forse con una prospettiva più a lungo termine rispetto allo svedese ma, proprio per questo, più oneroso. L’investimento su Ibra (lo stipendio per 6 mesi di attività) verrebbe fatto nell’ottica di assicurarsi un posto in Champions League: piazzandosi nelle prime quattro posizioni, il Milan ripagherebbe abbondantemente questo esborso e godrebbe di un appeal certamente maggiore nel mercato estivo, quando potrebbe andare a caccia di un profilo più giovane sul quale costruire il proprio futuro.
Quella rossonera è la diciannovesima squadra più giovane nei 5 principali campionati europei, con profili di qualità e dal futuro radioso: ora Maldini e Leonardo devono pensare al presente, perché solo raggiungendo gli obiettivi in questa stagione si possono gettare basi importanti per l’immediato futuro. Per questo Ibra al Milan non sarebbe una minestra riscaldata ma un valore aggiunto: la sua classe e la sua determinazione farebbero fare un salto di qualità importante al Milan, che si ritroverebbe con due leader temperamentali e tecnici nel reparto offensivo. L’attacco che guida l’intera squadra, un Milan a trazione anteriore.