Sarà anche una frase retorica, qualcuno la potrà anche interpretare a suo modo (ma onestamente poco ce ne importa), ma se non doveva essere un italiano a vincere il Campionato del Mondo di ciclismo Innsbruck 2018 categoria Professionisti Uomini, siamo strafelici che sia stato lo spagnolo Alejandro Valverde a laurearsi Campione del Mondo. Dopo 6 podi iridati, i due argenti di Hamilton 2003 e Madrid 2005 e i quattro bronzi di Salisburgo 2006, Valkenburg 2012, Firenze 2013 e Ponferrada 2014, è arrivata finalmente la Maglia Iridata.
All’età di 38 anni (il secondo meno giovane a imporsi nella storia del Mondiale, dietro a Jopp Zoetemelk che si impose nel 1985), Valverde ha realizzato il sogno di una vita, imponendosi nello sprint ristretto sul francese Bardet e sul canadese Woods. L’Embatido – questo il suo soprannome da corridore – ha interpretato il difficile circuito iridato nel modo migliore. Vale a dire stando al coperto durante i passaggi sulla salita di Igls, aprire il gas sul muro finale che presentava pendenze fino al 28% in maniera da portare con sè un gruppo ristretto, e regolarli in volata. Un successo che non può lasciare con l’amaro in bocca gli appassionati di ciclismo. Perché Don Alejandro è l’ultimo di quei corridori che non hanno picchi di forma durante l’anno, perché semplicemente interpretano ogni corsa della stagione non come un semplice allenamento, ma per vincere. Basti pensare che la prima vittoria del 2018 è datata 1 febbraio, 2/a tappa della Volta a la Comunitat Valenciana. E sono questi i corridori che piacciono alla gente. Bravo, Alejandro!
In casa Italia, invece, sapevamo delle due spade di Damocle che pendevano sulle teste dei nostri due alfieri: Vincenzo Nibali e Gianni Moscon. Al primo, che ha compiuto un autentico miracolo sportivo a stare in corsa dopo la caduta sull’Alpe d’Huez al Tour de France che gli è costata la frattura di una vertebra, si è spenta la luce sull’ultimo passaggio della salita di Igls. Al secondo, che è tornato alle gare 2 settimane fa dopo lo stop di 5 settimane per squalifica per tentata aggressione a un avversario durante il Tour, è mancato proprio il fondo sul muro finale dopo 250 km di gara. La prova del trentino è comunque impreziosita da un ottimo quinto posto. Nel complesso, gli azzurri hanno corso bene. O meglio, quasi bene. Proprio perché si sapeva di queste due incognite, ci ha lasciati perplessi vedere la Nazionale in fila fare ritmo sull’ultima ascesa di Igls. In quel frangente, bisognava lasciare l’iniziativa a Francia e Spagna. Un unico dubbio al quale potrà sicuramente risponderci il ct Davide Cassani.