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Il fascino seducente di Maurizio Sarri e la tradizione italiana al Chelsea. Un mix destinato al successo?

Dopo aver fatto divertire il popolo napoletano per tre stagioni, Maurizio Sarri ha già conquistato anche la tifoseria del Chelsea. Il motivo non è difficile. Il gioco espresso dai Blues in questo avvio di campionato è stato eccellente, nonostante il tecnico toscano sia arrivato in panchina solo a precampionato inoltrato a causa della querelle-Conte. La stima si è poi allargata ai giocatori londinesi, che in più di una occasione hanno elogiato, se non addirittura osannato, il nuovo corso. David Luiz, ad esempio, ha affermato di amare la filosofia di “sarriana” a tal punto da non prendere più in considerazione un suo addio al Chelsea. Azpilicueta ha sottolineato il vantaggio di pressare alti, riducendo così i rischi difensivi al minimo. Hazard, invece, oltre a rendere merito al suo allenatore per le innovazioni tattiche apportate, lo ha addirittura proposto come commissario tecnico del Belgio nel post-Martínez.

In effetti non crediamo che siano parole di circostanza. Il Chelsea sta vivendo un cambiamento profondo e radicale, una sorta di mini-rivoluzione rispetto a quelle che erano le idee-guida del lavoro di Antonio Conte. Altro modo di intendere il calcio, altro modo di disporsi in campo, ma soprattutto altro modo di attaccare e difendere. La tattica innovatrice di Sarri ha attecchito in fretta anche in Premier, creando nuovi spunti di riflessione tra i commentatori e gli addetti ai lavori. La cura maniacale dei particolari, il suo non essere personaggio e l’immediato ambientamento in Inghilterra, hanno reso Sarri un elemento di rottura con il passato e con il resto degli allenatori.

Se queste sono le premesse Sarri può togliersi molte soddisfazioni alla guida del Chelsea. Ad aiutarlo c’è anche la tradizione, favorevolissima quando i Blues decidono di ingaggiare un tecnico italiano. Antonio Conte iniziò come meglio non poteva, riuscendo a conquistare la Premier League al primo colpo, Roberto Di Matteo vinse la Champions League 2011/12, oltre alla FA Cup. Carlo Ancelotti conquistò il Triplete (Premier, FA Cup, Community Shield), mentre Claudio Ranieri, pur non vincendo trofei, raggiunse un ottimo secondo posto in campionato nella stagione 2003/04. Senza considerare il pioniere degli allenatori italiani, quel Gianluca Vialli che in appena due annate riuscì a portare a casa ben cinque competizioni, tra cui la Coppa delle Coppe e la Coppa UEFA.

Maurizio Sarri ha già conquistato tutti. Si appresta al primo vero scontro importante in Premier affrontando il Liverpool di Klopp, già battuto in Coppa solo pochi giorni fa. Con un po’ di fortuna e un po’ di tradizione dalla sua, potrà togliersi qualche soddisfazione là dove è nato il calcio, là dove lui vuole portare la sua filosofia.