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Gioca bene, gioca male ma vince sempre. Questa Juve è una “Joya”

Quasi cinque mesi di digiuno dal gol, è vero con l’estate in mezzo, ma per un attaccante sono comunque tanti, la palla che non entra e l’urlo strozzato in gola. In special modo se si arriva dai numeri dalla stagione scorsa, quella in cui Paulo Dybala è riuscito a mettere a segno ben 26 reti, di cui 22 in Serie A. Ieri sera la rete è tornata a gonfiarsi per l’argentino, pedina fondamentale e leader del reparto offensivo negli ultimi anni, con un gigante vicino adesso dal nome e dalle dimensioni di Ronaldo.

Se finora la Juve ha inanellato sette vittorie su altrettante gare ufficiali disputate, dimostrando di essere nel bene e nel male una spanna sopra gli altri, il gioco espresso dai bianconeri non ha impressionato addetti ai lavori e tifosi. Fa eccezione la sola trasferta in Champions di Valencia, partita in cui gli uomini di Allegri hanno chiarito a tutti quali siano, ad oggi, le priorità della Vecchia Signora quest’anno. Per il resto i bianconeri hanno badato al sodo puntando a vincere le partite tignose contro squadre meno attrezzate. Poca importanza ha avuto la forma, molto la sostanza.

Fondamentale sottolineare che Allegri abbia fatto girare la rosa in maniera omogenea assicurandosi un buon minutaggio nelle gambe dei suoi uomini in vista di appuntamenti ravvicinati, stagione lunga e partite importanti. Anche per questo l’elemento “spettacolo” ne ha risentito e non si può, ora come ora, andare a cercare il pelo nell’uovo di una squadra che ha lasciato agli avversari meno che le briciole. Il tecnico ha badato meno alla questione tecnico-tattica e più a quella atletica, in campionato. Basti riguardarsi la gara del Mestalla per rendersi conto che quando la posta in palio aumenti, il livello di intensità e applicazione dei bianconeri salga in modo proporzionale. Undici giocatori che fungono da macchina perfetta, per questo sarebbe fuorviante pensare che la Juventus di sabato, nel big match contro il Napoli allo Stadium, potrà essere la stessa vista allo Stirpe di Frosinone, per esempio. Due anime, due volti, entrambi concentrati e modellati verso l’unico obiettivo di vincere tutto, con la giusta valutazione dell’avversario.

In questo contesto si inserisce il “gioiello” Dybala, giocatore dalle indubbie qualità tecniche e capace di cambiare il corso di una partita con un’invenzione delle sue, un tocco di classe tra le maglie chiuse a riccio delle difese dirimpettaie. Impresa ardua quella della “Joya” se si accosti al fuoriclasse Cristiano Ronaldo e l’impressione che stiamo avendo è che, dopo un primo impatto da ridimensionamento nelle gerarchie offensive, Dybala stia riuscendo con serenità all’accettazione di poter essere fondamentale anche con un fenomeno assoluto lì vicino, che anzi la sua presenza non possa che facilitarne le prestazioni e i numeri. Dal Bologna di maggio al Bologna di ieri sera, verso la sfida a quel Napoli che l’anno scorso ha quasi tolto il settimo scudetto consecutivo ai bianconeri, verso la settima di campionato che decisiva non è ma che rischia di scavare un solco tra sé e il resto della truppa, un solco già segnato da un mercato estivo galattico. Giocherà Dybala? Questo lo può sapere solo Allegri e lo scopriremo nei prossimi giorni, ma la Juve c’è ed è più forte che mai. Più che a una zebra ci verrebbe da pensare a un felino, nascosto nella vegetazione e apparentemente assopito, pronto però a scattare fulmineo per azzannare la preda.