Nel tentativo di inglesizzare forzatamente tutti i termini possibili, quando una squadra termina una partita senza subire reti si dice che ha concluso la gara con la clean sheet. Dato che però ci sembra che l’utilizzo della dizione “porta pulita” non sia stato ancora reso illegale, ci perdoneranno gli anglofoni a tutto tondo ma scriveremo in questo modo il vero – per non dire unico – effetto positivo dello 0-0 tra Atalanta e Torino, sfida valida per la 6/a giornata di Serie A 2018/2019.
Dopo aver ballato – e tanto – in difesa nelle ultime uscite, in questo mercoledì di campionato sia orobici che granata piemontesi hanno perlomeno nel reparto arretrato dimostrato una solidità apparsa raramente finora in questa stagione. Sarà che la classifica non certo felice delle due formazioni ha reso giocoforza un tantinello più prudenti e attenti sia Gasperini che Mazzarri nel focalizzare i difetti dei propri reparti arretrati, ma questa forse è stata la prima gara del campionato nella quale i tifosi della Dea e del Toro non sono arrivati a pensare: “ok, continuando così prima o poi il gol lo prendiamo“. Ed è un fattore da non sottovalutare questo, perché se queste due formazioni vorranno tornare a occupare presto la parte bassa…del lato sinistro della classifica, ritrovare la solidità difensiva è quanto mai necessario. Con l’Atalanta che deve fare un passaggio in più. D’accordo, una sana concorrenza è salutare in ogni ruolo, tranne che per il portiere. Gasperini, per il bene della Dea, deve risolvere una volta e per tutte il ballottaggio tra Berisha e Gollini.
Ovviamente però, c’è il rovescio della medaglia. Se le difese brillano, molta colpa la hanno i rispettivi attacchi. In casa Torino, discorso molto semplice. Belotti non pervenuto, un tandem con Zaza che sembra essere molto lontano nel tempo nei pensieri di Mazzarri e un’assenza di Iago Falque assolutamente determinante. L’Atalanta invece è stata nettamente più propositiva dei granata, ma il grimaldello per scardinare le difese avversarie ha ancora la punta di gomma. Il solo Rigoni ha provato ad accendere qualcosa, mentre sia a Zapata che al Papu Gómez, pericolosi solo in un’occasione a testa, manca ancora quella continuità di rendimento imprescindibile se si vuole puntare a qualcosa di più di una salvezza. Continuità di rendimento che deve essere unita a una nuova intuizione gasperiniana, dato che se si vuole tornare a essere più pericolosi serve aria fresca dal punto di vista tattico.