Il lungo martedì nero del Manchester United
Ci sono giornate in cui essere tifosi e appassionati di calcio può essere un’attività assai sconfortante nella vita di tutti i giorni. Una partita andata storta, la notizia della cessione del tuo giocatore preferito o intere pagine di articoli e opinioni sui quotidiani nazionali che ti ricordano quanto negativo sia il momento della tua squadra del cuore: sono tutti momenti che spesso sembrano quasi far passare la voglia di supportare ancora i tuoi beniamini ogni week-end. Può anche capitare che in appena 24 ore la tua squadra decida di cambiare il proprio capitano per punire uno dei giocatori teoricamente più importanti della rosa, che i maggiori siti nazionali riportino quasi ovunque il preoccupante sbilanciamento nel rapporto tra i costi sostenuti per gli stipendi e le prestazioni deludenti dei giocatori più pagati, fino a subire una clamorosa eliminazione dalla Coppa nazionale in casa per mano di una squadra di una lega inferiore. In estrema sintesi, insomma, quello che i tifosi del Manchester United hanno vissuto nella sola giornata del 25 settembre.
Andiamo con ordine. Che sarà una giornata complicata lo si capisce già dalle notizie che arrivano dal Trafford Training Centre, il centro di allenamento del Manchester United. A poche ore dall’esordio in League Cup, José Mourinho decide di annunciare all’intera squadra una decisione nell’aria già da diversi giorni: Paul Pogba non sarà più il capitano dei Red Devils. “Non rappresenta quello che deve essere un capitano e il Manchester United è più grande di qualunque giocatore”, avrebbe dichiarato il portoghese secondo la fonte interna del Times. L’assegnazione della fascia era stato un atto di pura fiducia, per responsabilizzare l’ex Juve e cercare di farlo sentire nuovamente importante nel progetto, soprattutto per allontanare la tentazione di un trasferimento al Barcellona. Una prova di maturità evidentemente fallita dal francese, a maggior ragione dopo le dichiarazioni rilasciate dopo la gara pareggiata contro il Wolverhampton: ai microfoni delle televisioni, Pogba si è lasciato andare a un’aperta critica al gioco dell’ex Inter, troppo poco offensivo per fare davvero male alle avversarie. Anche perché appena 4 punti in 3 gare in casa è un bottino a dir poco misero per una delle principali “big” del calcio inglese.
Commenti che non sono andati giù a Mourinho, a sua volta intento nel salvare il salvabile della prestazione dei suoi giocatori in conferenza stampa. E così, facendo leva anche sullo scontento generale dello staff nei confronti dei comportamenti di Pogba (in ultimo, secondo il Daily Mail, la generale irritazione per la musica troppo alta tenuta nel bus prima della gara di sabato scorso), il portoghese ha privato l’ex Juve del ruolo di capitano. Chiudendo le porte, probabilmente, a ogni possibilità di ricucire il rapporto tra i due. Fino a gennaio sarà convivenza obbligata, poi si vedrà.
Passano poche ore e sui maggiori quotidiani nazionali tornano a comparire diversi articoli e opinioni sull’inizio di stagione decisamente rivedibile dei Red Devils. Le analisi dei giornalisti, però, stavolta si concentrano su un evidente, quanto paradossale squilibrio: quello relativo alle prestazioni finora fornite soprattutto dai migliori giocatori e il primato come società dagli stipendi più alti d’Inghilterra e dietro solo al Barcellona a livello europeo. Per mantenere la sua rosa, la dirigenza deve spendere ogni anno 295 milioni di sterline, circa 30 in più dei ricchi cugini del City secondi in questa speciale classifica. Cifre astronomiche, soprattutto se si pensa che le maggiori quote di questa enorme spesa riguardano certamente giocatori che hanno fatto finora una discreta figura come Matić e Lukaku, ma anche a disastrose delusioni come Lindelöf e Sánchez. Numeri probabilmente ignorati o non conosciuti da Mourinho, visto che negli scorsi mesi non erano mancate le polemiche relative alla presunta disparità economica con i rivali allenati da Guardiola, indicata come principale motivazione per l’impossibilità di puntare alla vittoria del titolo.
Per rendere un po’ meno amara la giornata, la serata di questo lungo martedì di fine settembre offre alla fine un’ultima possibilità per togliersi qualche soddisfazione. A Old Trafford arriva il Derby County, squadra in buona posizione in Championship e allenata da uno storico allievo di Mourinho come Frank Lampard, nell’esordio in League Cup. Ma anche sul campo niente va come dovrebbe. I Red Devils passano subito in vantaggio con Mata, creano una gran quantità di occasioni, ma la gara resta aperta e nella ripresa si assiste a un nuovo, inatteso calo dei padroni di casa: Wilson pareggia con una meravigliosa punizione dalla distanza per gli ospiti, mentre la squadra di Mou si ritrova a dover giocare in dieci uomini per l’espulsione del portiere Romero. Si va ai supplementari, poi ai rigori e qui la giornata da incubo del tifoso dei Red Devils completa la sua opera: all’ottava serie di tiri, l’intramontabile Carson para il rigore a Jones e manda il suo Derby County al turno successivo. Facendo calare il sipario sul primo obiettivo stagionale dello United.
Alla fine della gara, ci sono solo applausi a scena aperta per Lampard, che nella sua nuova avventura da tecnico se la sta cavando piuttosto bene, e nuove critiche per un Mourinho che non riesce ad allontanare l’incubo di un eventuale e futuro esonero. Il progetto del portoghese a Manchester resta in bilico e in molti credono che abbia già attaccata l’etichetta con la scadenza: se a fine stagione o già nei prossimi mesi, dipenderà dai risultati delle future gare. E dall’evitare il ripetersi di un nuovo, eterno martedì nero per lo United.