Rigoni, Zapata e l’intuizione dei cambi: così l’Atalanta ha fermato un Milan sprecone
Dopo lo stop subito a Cagliari settimana scorsa, il Milan si ferma ancora, stavolta davanti al proprio pubblico e contro un’Atalanta che strappa all’ultimo respiro un punto quasi insperato. Ed esattamente come nella trasferta della Sardegna Arena, i rossoneri convincono nel gioco soltanto un tempo, stavolta il primo, in cui la squadra di Gattuso ha creato una gran quantità di occasioni, riuscendo a segnare solo una volta, a inizio gara con (ormai lo si può già dire) il “solito” Higuaín, che ora si è sbloccato e inizia a essere decisivo come ci si aspettava a mercato concluso.
Troppo poco per riuscire a sigillare la vittoria già nei primi 45′, dominati in lungo e in largo dai milanesi anche grazie allo sbandamento generale dei nerazzurri, disordinati in fase di costruzione e troppo facilmente infilabili nella retroguardia. E i bergamaschi, rifugiatosi in trincea per salvare il salvabile, hanno saputo aspettare con saggezza in attesa di tempi migliori: quelli adatti per colpire e punire la poca praticità dei rossoneri.
Perché a San Siro la svolta della gara è arrivata nell’intervallo, quando l’intuizione e il coraggio dei tecnici dell’Atalanta, oggi di Gritti chiamato a fare le veci di Gasperini lasciato in tribuna per squalifica, hanno preparato il terreno per la grande ripresa degli orobici. Fuori un Barrow mai in partita e lontano dalle prestazioni del finale della scorsa stagione che ne avevano lasciato intravedere un talento unico e un Pašalić capace di graziare da pochi metri la sua ex squadra. Dentro due pedine potenzialmente titolari, lasciati fuori un po’ a sorpresa: Emiliano Rigoni e Duván Zapata. E l’inerzia della gara, grazie alla tecnica sopraffina dell’argentino e la fisicità e corsa del colombiano cambia completamente: il Milan si trova a doversi coprire, mentre gli ospiti attaccano finalmente con maggiore fluidità, a tratti riportando alla mente i ricordi della squadra tanto ammirata nelle ultime due stagioni.
Zapata non segna, ma si sacrifica in ogni parte del campo, manda in tilt la difesa avversaria quando parte in accelerazione e, soprattutto, assume un ruolo decisivo in entrambi i gol dei bergamaschi: prima fornendo il gran pallone tagliato per Gómez davanti al portiere e poi costringendo Donnarumma a un intervento miracoloso, sulla cui ribattuta proprio Rigoni sigla il finale 2-2 al 92′. Gelando così San Siro che, a differenza di quanto accaduto tre settimane fa contro la Roma, stavolta la beffa all’ultimo istante ha dovuto subirla.
Le due squadre salgono così a braccetto a quota 5 punti in classifica. Pochi per entrambe, soprattutto alla luce dei pronostici di inizio stagione, ma che se per un’Atalanta tutt’altro che brillante finora possono anche sembrare un affare, lasciano grande amaro nella bocca di Gattuso e i suoi. La parte alta della classifica resta lontana per entrambe e gli investimenti fatti in estate dai rossoneri richiedono inevitabilmente una classifica e delle prestazioni ben diverse. Il gioco del Milan funziona con fluidità solo a tratti e le fasi di grande affanno della difesa sono state finora troppe: Donnarumma non sta vivendo il momento migliore della sua carriera e l’assenza di un leader difensivo al fianco di Romagnoli si fa sentire eccome. Le uniche buone notizie arrivano dai soliti singoli: da un Higuaín che si è già preso la leadership dell’attacco a un Bonaventura che si conferma come il punto di riferimento costante, stagione dopo stagione, di questa squadra. E resta quasi un peccato che quel tocco fenomenale con cui aveva firmato il nuovo vantaggio rossonero, sbucando dal nulla e riportando avanti i suoi in un momento di sfiducia e difficoltà, sia destinato a passare in secondo piano alla luce di questo, deludente 2-2 finale.