Dopo che, lo scorso anno, c’era stata la sperimentazione interna che aveva comunque portato ottimi risultati e il successivo utilizzo ai Mondiali in Russia (con tanto di VAR Room a Mosca con una squadra di varisti specializzati e l’intervento fondamentale in finale), tutti gli amanti di calcio italiani probabilmente pensavano che la seconda stagione con l’utilizzo del VAR in Serie A non potesse che andare meglio. E invece, alla fine della quarta giornata di campionato, ci troviamo già con tantissimi casi contestati e con partite influenzate da un uso scorretto del mezzo tecnologico. E si è rinfocolata la polemica sul reale valore del suo utilizzo.
C’è da dire che in estate l’International Football Association Board, l’organo che riunisce tutti gli arbitri e che decide le regole di gioco, ha apportato una piccola ma decisiva modifica al protocollo d’uso internazionale: fino alla scorsa stagione il VAR poteva essere usato solo in casi di “chiaro errore”, mantenendo quindi la centralità della decisione dell’arbitro in campo, da quest’anno invece la sua applicazione è stata ristretta aggiungendo la postilla “ed evidente“. Ora la tecnologia può essere usata solo per eliminare le questioni sull’oggettività e soggettività degli episodi e per correggere le sviste più evidenti da parte di arbitri e assistenti dove è talmente evidente l’errore di valutazione da richiedere l’intervento del VAR. A questo va aggiunto che il VAR può essere utilizzato per rivedere solo quattro specifici casi di gioco, stabiliti dal protocollo internazionale valido per tutti: stabilire la regolarità di un gol, l’assegnazione di un cartellino rosso, l’assegnazione di un rigore e lo scambio di identità in caso di ammonizione o espulsione.
Ora, quando l’arbitro in campo sanziona qualcosa che in realtà potrebbe anche non essere successo, da quella decisione non si può più tornare indietro: questa interpretazione scelta dall’IFAB è molto diversa rispetto a quella dell’anno scorso, dove si era visto un uso più esteso del VAR che aveva appianato molti errori e spento molte polemiche, e per questo motivo è stato suggerito ai fischietti di essere prudenti e di attendere qualche secondo prima di decidere. E la sensazione comune è che il Video Assistant Referee venga chiamata in causa nettamente meno rispetto allo scorso anno, almeno a guardare gli episodi che hanno fatto gridare allo scandalo, come il contatto tra Iago Falque e Fazio in Torino-Roma, il fallo di Magnanelli su Asamoah in Sassuolo-Inter, l’espulsione di Pjanic in Parma-Juventus, il fallo di mano in area di Dimarco in Inter-Parma, il gol annullato per fuorigioco inesistente a Berenguer in Udinese-Torino e il rigore non concesso per fallo su Ilicic in SPAL-Atalanta.
Il presidente della Lega Calcio Gaetano Micciché ha cercato di gettare acqua sul fuoco: “Sono iperfavorevole alla Var, trovo sbagliato che non se ne faccia pieno uso, ne parlerò anche con Nicchi, confido che come tutte le novità si formi una attitudine ad utilizzarla al meglio, nove volte su dieci. La Var è uno strumento straordinario, vantaggioso per la trasparenza dei risultati e per gli spalti. Porta decisioni accettate da tutti”. Gli fa eco il presidente dell’AIA Marcello Nicchi: “C’è un protocollo chiaro e non è cambiato nulla dallo scorso anno: se gli arbitri lo seguono è ok, se sbagliano non seguendolo è un errore. In Inter-Parma Manganiello e la videoassistenza hanno commesso due errori non andando a rivedere come da protocollo. Avrebbero dovuto far uso del supporto video: sul tocco di mano di Dimarco in area e su un fallo di Gagliardini che purtroppo però l’arbitro non aveva visto. Poteva essere sanzionato col giallo o col rosso, ma la Var doveva chiamarlo. La disposizione dice di far finire l’azione per poter poi valutare se c’è fuorigioco con l’uso del video. Se invece la fermi prima, la Var non può più intervenire“.
Bisogna anche dire che manca, al momento, anche un Responsabile Var, dopo che ad agosto l’arbitro Rosetti ha lasciato quel ruolo per prendere il posto di Collina come Designatore Uefa. Visto quello che è successo in queste giornate, la Lega ha fatto sapere che sarà nominato un nuovo responsabile e sarà un nome condiviso con gli arbitri. Dobbiamo però scagionare parzialmente gli ufficiali di gioco, visto che loro possono solo applicare le nuove direttive cercando di essere uniformi.
Già in queste ore, per calmierare la situazione, è arrivata una direttiva netta dall’AIA: quando avete un dubbio, anche solo mezzo, andatevi a rivedere l’azione. Ma bisognerà per forza correggere in corsa il regolamento della VAR, dopo che finalmente i tifosi italiani ne avevano capito il funzionamento e avevano imparato ad accettare la sua presenza considerandolo uno strumento sì perfezionabile, ma fondamentale. Ora che si riparte praticamente da zero, sarà difficile togliere dalla testa dei tifosi, soprattutto nel caso di episodi dubbi, che non ci sia un intervento esterno. Bisogna assolutamente evitare una contesa ideologica tra vecchio e nuovo calcio e cancellare dalla mente l’idea che la VAR tolga all’arbitro la centralità del suo ruolo nella gestione della partita. Altrimenti sarà una stagione di polemiche e veleni. E, onestamente, non ne sentiamo la mancanza.