La rassegna iridata di Plovdiv, in Bulgaria, ci restituisce una rappresentativa azzurra vigorosa, con la capacità di confermarsi in testa al medagliere a un anno di distanza dalla splendida prestazione di Sarasota. Il bilancio finale è di tre ori, quattro argenti e un bronzo, davanti a Stati Uniti, Germania e Francia. Otto podi, due in più rispetto ai recenti Europei disputati a Glasgow.
Il canottaggio azzurro è vivo e questi risultati concedono sano ottimismo per il futuro. Mancano delle figure di spicco che possano attirare gli appassionati occasionali; quel tipo di atleta plurivincitore e conosciuto in tutto lo stivale come accadde in passato con i mitici fratelli Abbagnale. Un aspetto del quale possiamo per il momento farne a meno, perché questo movimento riesce a farsi strada anche senza l’eccessiva luce dei riflettori.
Nel 2000 l’Italia vinse il suo ultimo oro olimpico poi ci fu una sorta di Millenium bug dei remi azzurri; un digiuno di titoli olimpici a cui si faceva veramente fatica ad adattarsi soprattutto per chi aveva vissuto l’epopea dei fratelloni nazionali. La parola crisi è stata spesso utilizzata per descrivere la situazione del canottaggio nostrano costretto ad andare avanti e districarsi tra diverse problematiche.
Il cambiamento fortunatamente è stato avviato e adesso si attende solo l’appuntamento per la consacrazione. Come per tante discipline si guarda al 2020, perché tra due anni ci saranno i giochi olimpici di Tokyo e l’Italia vuole andare a caccia del metallo pesante. Una barca su tutte ha impressionato nelle acque bulgare: il quattro di coppia maschile. Filippo Mondelli (Fiamme Gialle/SC Moltrasio), Andrea Panizza (Fiamme Gialle/AS Moto Guzzi), Luca Rambaldi (Fiamme Gialle) e Giacomo Gentili (Fiamme Gialle/SC Bissolati) sono stati autori di una prova perfetta. Un attacco alla lontana a cui è seguita una progressione e il controllo degli avversari. Mai un segno di stanchezza o di debolezza che potesse ipotizzare un ritorno di australiani e rumeni. L’ultima soddisfazione a cinque cerchi arrivò proprio grazie a un quattro di coppia: incroci che ci fanno sognare, un titolo olimpico in terra nipponica può essere realtà, per arrivarci però serve affrontare questi due anni di avvicinamento in maniera fluida senza intoppi.