Nuova rivoluzione, sorriso a metà. A Napoli sembra ancora agosto (e non solo per il caldo)
Premessa fondamentale. Da diversi anni sentiamo ripetere quasi dovunque che la vera stagione cominci di fatto dopo la prima pausa per le Nazionali, attorno alla terza/quarta giornata di campionato. Un po’ perché nelle prime gare si tende a sperimentare seriamente sul campo il lavoro fatto in estate, un po’ per la condizione fisica ancora da definire, un po’ per il caldo torrido che caratterizza le ultime settimane di agosto. Insomma, la sfida tra Napoli e Fiorentina sarebbe dovuta essere il primo test de facto per entrambe: per gli azzurri, era la grande occasione per dimenticare il tracollo contro la Sampdoria; per i viola, una gara più complicata per alzare l’asticella dopo il perfetto avvio di stagione. E invece, al San Paolo ci si è ritrovati improvvisamente immersi in una situazione tipica da amichevole di inizi agosto: caldo afoso, stadio semivuoto, squadre lunghe ed evidentemente sulle gambe già alla metà del secondo tempo, tratti di gara dalla lentezza soporifera. Una condizione tutt’altro che favorevole per esprimersi al meglio sul piano dell’intensità di gioco. E che, inevitabilmente, non può non influenzare il giudizio di quanto visto nel secondo anticipo della quarta giornata.
Torna a vincere il Napoli e ci riesce, peraltro, in una partita storicamente insidiosa per gli azzurri. Anche stavolta, la gara contro i viola si è rivelata complicata, perché gli uomini di Pioli sono scesi in campo in maniera ordinata, compatti, bravi a concedere il minimo anche a un’avversaria più offensiva. È servito un gol di rapina di Insigne, nato da un’intuizione improvvisa di Milik, per regalare tre punti importanti per Ancelotti: sia per migliorare la classifica, che comunque vede i partenopei con un bottino di nove punti in quattro gare di tutto rispetto nonostante un calendario iniziale non proprio in discesa, sia per ritrovare quel minimo di serenità che la trasferta di Genova aveva così brutalmente cancellato. Una vittoria di pazienza, praticità e anche fortuna, perché un eventuale 0-0 non avrebbe fatto gridare allo scandalo nessuno. Ma che almeno permette ad Ancelotti e i suoi di riflettere sulla prestazione senza avere sul collo il fiato dei media.
I risultati, insomma, per il momento possono soddisfare, il gioco ancora no. In casa degli azzurri si è in piena fase di lavori in corso e gli esperimenti fatti finora dal nuovo tecnico testimoniano che ancora le idee su come far funzionare al meglio la rosa non sono chiarissime. Come contro la Sampdoria, la lettura delle formazioni ha fornito subito un dato ineluttabile: nuova rivoluzione con tanto turnover e cambi di giocatori. Qualche ritorno, come Hamšík in mediana e Callejón al posto di Verdi, ma anche presenze più a sorpresa, da Karnezis tra i pali fino a Maksimović preferito ad Albiol e alla scelta di abbandonare la punta di peso per tornare con il “falso nove” Mertens. Anche se la vera sorpresa è arrivata solo al momento dello schieramento delle squadre in campo: addio 4-3-3, si torna al buon vecchio, ma passato di moda, 4-4-2. Se Ancelotti voleva dare subito un nuovo segnale di distacco dalla precedente gestione, questa scelta ha fatto centro.
Anche stavolta, però, i partenopei hanno chiuso la gara con un sorriso a metà. Bene la difesa, per la prima volta in stagione uscita imbattuta, con i viola che si sono presentati raramente dalle parti di Karnezis, e anche alcuni singoli dal centrocampo in su: ancora positivo l’instancabile Allan, finalmente frizzante Insigne, che in avanti ha dimostrato di sapersi muovere bene nel nuovo modulo, tutto sommato discreto il lavoro di Zielinski e Callejón come esterni di centrocampo. Da rivedere Hamšík, troppo lento nel far girare il pallone per fare non far rimpiangere Jorginho, e Mertens, che più di qualche lampo non è riuscito a far vedere. E il buon ingresso di Milik farà riflettere molto Ancelotti su chi schierare il prossimo week-end in caso di conferma del 4-4-2.
Al momento, il gioco dei partenopei oscilla tra ambiziosi movimenti (soprattutto a inizio gara, quando esterni e attaccanti scambiavano spesso posizione e con risultati discreti) e manovre macchinose e lente, tra intuizioni dei singoli e una condizione fisica ancora da rivedere e che ha un notevole peso nei cali di intensità di alcuni tratti di gara. Nell’idea di gioco di Ancelotti c’è del buono, seppur diverso dalla filosofia di Sarri, ma l’impressione è che ancora la squadra non riesca a seguirla per tutti i 90′: lo fanno capire le espressioni dell’ex Bayern Monaco in panchina, le lamentele per i passaggi sbagliati e i momenti di gara senza idee. Per questo, il gol di Insigne è importante per il risultato (che, alla fin fine, non è questo che conta arrivati al termine della stagione?), ma non deve creare illusioni. I miglioramenti da fare sono ancora tanti e anche se siamo a settembre, in certi momenti sembra di assistere a gare tipiche del calcio d’agosto. E non solo per il caldo inaspettato di questo periodo.