Nel Rugby Championship si gioca solo per il secondo posto
Alla vigilia della quarta giornata, il Rugby Championship appare ormai deciso. L’ex Tri Nations, ora diventato Championship a causa dell’ingresso dell’Argentina nella manifestazione nel 2012, anche quest’anno sembra un affare neozelandese, con le altre tre contendenti ormai rassegnate e invece concentrate sulla lotta per il secondo posto.
Non che Springboks, Wallabies e Pumas, sia chiaro, scendano in campo già rassegnate. Il rugby è uno sport nel quale anche dinnanzi all’avversario più attrezzato e blasonato cerchi di sudarti le tue camicie, eppure la sensazione di onnipotenza di questi All Blacks è sotto gli occhi di tutti. Solo nel 2015, da quando vige l’attuale formato, non hanno vinto e anche in quell’anno è arrivata la Bledisloe Cup, il trofeo messo in palio dalle annuali sfide contro l’Australia rivale di sempre. Prima e dopo quell’edizione, solo successi in albo d’oro e questo 2018 è molto probabile non faccia eccezioni.
Nella prima giornata, i campioni del mondo – n. 1 del ranking di World Rugby, manco a dirlo – si sono andati a imporre proprio in casa Wallabies, con punteggio di 13–38 all’ANZ Stadium di Sydney. Un’affluenza, il dato dei 66,318 ingressi registrati all’impianto olimpico il 18 agosto, lontana forse dai dati dello State of Origin nel rugby league, ma di tutto rispetto; una supremazia neozelandese, nonostante i punti di Jack Maddocks, Bernard Foley e Reece Hodge, raramente in discussione.
Da segnalare, nella giornata del 100° cap di Sam Whitelock (NZ), l’esordio a livello di test di Jermaine Ainsley e dello stesso Maddocks.
In una prima giornata avara di sorprese, il 34–21 del Sudafrica sull’Argentina convinceva solo fino a un certo punto. Al Jonsson Kings Park Stadium di Durban i Pumas, reduci dal triplo ko nel tour di giugno in Europa, andavano ben oltre la stoica e strenua resistenza, spaventando per davvero l’attuale 7/a forza del ranking internazionale. Esordio di test per Marco van Staden e Damian Willemse (Sudafrica) e Diego Fortuny (Argentina).
Nella seconda giornata replica delle stesse gare ma a campi invertiti. Sabato 25 agosto, vita dura a Eden Park (Auckland) per l’Australia, nel giorno del poker di mete di Beauden Barrett, mediano d’apertura classe 1991. Gioca il suo rugby di club con Taranaki, compagine con base nella regione occidentale dell’Isola del Nord, a livello di Mitre 10 Cup, coi Brumbies nel Super Rugby. Una pioggia di mete, quella abbattutasi sul XV di Michael Cheika, difficile da scordare, a ribadire una supremazia ormai non più in discussione e alzare sempre più l’asticella.
Mezza giornata dopo e con ben altro fuso orario, l’Argentina metteva su una partita concretissima e matura, fino al 32-19 finale sul Sudafrica. Tale successo – e questo ci dà un po’ un segnale sul ritardo nostro come italiani nei confronti dei “cugini” argentini – ha stupito meno che in passato, per il calo di competitività degli Springboks ma soprattutto per la crescita degli argentini a questi livelli, dopo l’ingresso nel torneo, i Jaguares nel Super Rugby e la progettualità che c’è attorno. Eppure, è stata comunque una goduria per gli appassionati neutrali, coloro che solitamente tengono per gli underdogs: l’urlo dell’Estadio Malvinas Argentinas, abituale casa del Godoy Cruz nel calcio, suggellava la prima vittoria stagionale dei padroni di casa.
Nel terzo turno, straripava meno del previsto la NZ contro gli stessi argentini, capaci di tener testa ai n. 1 grazie alle marcature di Ramiro Moyano, Nicolás Sánchez e dell’estremo Emiliano Boffelli. Non che tale risultato abbia spostato gli equilibri del torneo, tutt’altro (All Blacks primi a punteggio pieno), ma si è trattato comunque di una bella iniezione di fiducia.
Importante, invece, l’equilibrio assoluto visto in campo nel 23–18 dell’Australia sul Sudafrica, giocato davanti ai 27,849 (pochini…) di Brisbane. Una gara ricca di capovolgimenti di fronte, imprevisti e colpi di scena; nel giorno dell’esordio di Cheslin Kolbe, ala/estremo del Tolosa, capitan Michael Hooper e Michael Hooper regalavano ai tifosi Wallabies la prima vittoria dal 9 giugno.