Un passo atteso da anni
E così è successo: il 7 settembre il Collegio di Garanzia del CONI ha accolto i ricorsi presentati dalla FIGC e congiuntamente da 18 club di calcio femminile tra Serie A e Serie B (ASD AGSM Verona FC, ASD Femminile Inter Milano, ASD Mozzanica, ASD Pink Sport Time, CF Florentia SSDARL, FC Juventus SPA, Florentia Women’s FC SSD ARL, Sassuolo Calcio Femminile, SSD Roma Calcio Femminile SRL, SSDARL Empoli Ladies, SSDARL Fimauto Valpolicella, UPC Tavagnacco, US S. Zaccaria, ASC Arezzo ASD, ASD Castelvecchio e USD Giovanile Lavagnese), stabilendo che dovrà essere la FIGC ad organizzare i campionati di Serie A e di Serie B Femminile d’ora in poi e non più la Lega Nazionale Dilettanti.
Come era facilmente intuibile, tutte le società di calcio femminile coinvolte hanno accolto con grande soddisfazione ed entusiasmo questa decisione, ringraziando gli avvocati Salvatore Civale e Flavia Tortorella per l’operato svolto e invocando un avvio rapido per le riforme da tanto tempo attese dallo sport femminile in generale e dal calcio femminile in particolare. Bisogna infatti precisare che, con questa decisione, le calciatrici rimangono ancora dilettanti, perchè per diventare professioniste dovrà esserci una modifica della legge sul professionismo sportivo 91/81. E per quello bisogna che si attivi il Parlamento e che passi all’approvazione il disegno di legge 1996 del 2015, a firma Valeria Fedeli, che modifica l’inquadramento dello sport femminile e promuove l’equilibrio di genere nei rapporti tra società e sportivi professionisti.
Ovviamente La Lega Nazionale Dilettanti del presidente Cosimo Sibilia è in totale disaccordo sulla decisione del Collegio di Garanzia e ha da subito annunciato che farà ricorso al TAR in quanto spera ancora di riottenere la gestione di tutto il movimento femminile: “È stata ripristinata la delibera del Commissario relativa alla gestione dei campionati femminili di vertice che come LND continuiamo a ritenere illegittima. Pertanto, come abbiamo ribadito in tutte le sedi, proseguiremo la battaglia per i nostri diritti rivolgendoci al TAR e, se necessario, fino all’ultimo grado della giustizia amministrativa“.
Bazzicando da anni gli ambienti del calcio femminile, gli addetti stampa, le calciatrici, i tifosi e le dirigenze della Serie A e B Femminile, devo dire che questo passaggio sotto la FIGC era atteso da anni, così come si attendeva da anni l’interesse del calcio maschile che si è trasformato in affiliazioni, collaborazioni, nuovi sponsor, nuove facilities e nuovi modi di concepire il calcio femminile, anche se non sempre con percorsi netti e senza scossoni (basti pensare alla storia del Brescia Calcio Femminile che ripartirà dalla Serie C). Stiamo facendo ora quello che è stato fatto anni fa nelle altre nazioni europee come Germania e Spagna, dove le calciatrici sono parte integrante delle società di calcio e non devono ricorrere ad un secondo lavoro per potersi mantenere (ho ancora negli occhi le scene per il primo scudetto dell’Atletico Madrid Femminile, un vero bagno di folla).
Attenzione, il gap è ancora notevole, soprattutto se parliamo di salari (basti pensare che la 32enne Marta Vieira, stella del Brasile e del FC Rosengard, guadagna 500.000 dollari l’anno), ma qualcosa si sta muovendo, come dimostra anche la gara della FIGC per l’acquisizione dei diritti audiovisivi della Serie A Femminile: in Francia la Fédération Française de Football ha preso accordi con Canal+ per i diritti televisivi del maggiore campionato francese femminile e si stima un ricavo di 1,2 milioni di euro a stagione nei futuri 5 anni. Certo, i vari club dovranno modernizzare gli stadi in modo tale da poter ospitare le telecamere per la diretta degli incontri e modificare le tribune e gli spalti, oltre a migliorare l’esposizione pubblicitaria, ma il guadagno sarà netto e inevitabile. Finora in Italia, al calcio femminile, è semplicemente mancata la visibilità. Ora questo potrebbe essere l’ultimo dei nostri problemi.