Mitrović e quel senso di déjà vu: il ritorno del “vero nueve”
La sensazione è di quelle davvero strane. Ma non è possibile negare che – fermandosi anche pochi attimi a riflettere sul mondo calcistico di questi anni – sembrano ormai passati decenni dal Barcellona di Guardiola, dal Tiki Taka e dalla cosiddetta moda del falso nueve. Da quel calcio in cui, in completa antitesi con i dettami del mondo pallonaro remoto, sembrava essere diventato impossibile vincere o quantomeno creare bel gioco senza la figura semi mistica del – per dirlo alla nostrana – finto attaccante, capace di dare pochissimi punti di riferimento e quel tocco di imprevedibilità e velocità alla manovra offensiva. Invece di anni non ne sono passati più di quanti, a sensazione, si penserebbe. Certo, il Pep rivoluzionario del 21/esimo secolo non ha mai rinunciato al suo gioco e alla sua filosofia, continuando a vincere e convincere ancora oggi con il Manchester City: ma va detto che parlare del “Kun” Agüero come di una finta punta ha un che di poco logico.
A ogni modo, non volendomi distaccare troppo da quella che è l’analisi che mi preme fare, c’è forse più di tutti un giocatore che suggerisce quello che può essere definito come un vero e proprio richiamo al passato. E no: non mi riferisco al “nostrano” Milik, tornato prima punta al centro del tridente e del progetto napoletano, ai danni del “piccolo” Mertens. Se oggi in Europa vogliamo, dati alla mano, segnalare questa tendenza di un ritorno alle origini, non ci si può esimere dal richiamare lo stato fisico, mentale e realizzativo di una prima punta come Aleksandar Mitrović.
Classe ’94, di nazionalità serba, ha forse avuto modo già nel mondiale di quest’estate di far parlare di sé, in quella che è stata una Serbia sicuramente non così all’altezza delle aspettative rispetto al recente passato, e in cui l'”attaccante che gioca nella seconda divisione inglese” è stato – in quel momento paradossalmente – il miglior giocatore. Già, perché ai ranghi di partenza Mitrović – seppur appena salito nella prima divisione del campionato inglese con una promozione frutto anche dei suoi 12 gol all’attivo (arrivando in Inghilterra a gennaio) – risultava pur sempre un “bomber da serie B”. Vero è che, durante la spedizione russa, Aleksandar ha messo a referto una sola – inutile – rete contro la Svizzera, abbandonando ai gironi la competizione; ma quanto mostrato in campo nelle tre occasioni possibili ha lasciato quel senso di “ah però, mica male questo Mitrović”, che lo ha – diciamo – rimandato a settembre per un meritato approfondimento.
E il destino si sa, ha la sua puntualità. Perché quell’attaccante così vecchio stampo nonostante la giovane età, alto, forte fisicamente e di testa, e un po’ macchinoso (che in fin dei conti vista la stazza di 1 metro e 89, nemmeno tanto), oggi risulta essere uno dei cannonieri più prolifici in Europa. Non solamente in quell’Inghilterra e in quel Fulham che lo hanno accolto quasi per caso (il suo sbarco in casa Cottagers è stato realizzato sul gong del mercato di gennaio, anche e soprattutto a causa della trattativa saltata all’ultimo secondo con la sua ex squadra Anderlecht, per vicende e litigi “social” con il suo allenatore), ma anche con la sua nazionale, che ormai da quest’estate sembra aver preso letteralmente per mano.
Analizzando un po’ di numeri, l’avvio del serbo ha dello straordinario, il che lo ha portato a proseguire lì da dove aveva terminato, anche se con una categoria di differenza. Con il suo club ha infatti fin’ora realizzato 4 reti in 4 gare, restando a secco solo nella partita di esordio persa internamente con il Crystal Palace; la rete, anche se inutile, contro il Tottenham, la doppietta nel vittorioso 4-2 contro il Burnley e infine la marcatura nel 2-2 esterno contro il Brighton. In nazionale, se vogliamo, ancora meglio durante queste prima gare valevoli per la Nations League: doppietta nel 2-2 contro la Romania, e il rigore conquistato per il gol vittoria nell’1-0 contro la Lituania. In soldoni, considerate anche le amichevoli pre-stagionali, registra 10 reti in 10 gare disputate: la media, nemmeno a dirlo, è di un gol a partita.
Ma qual è la storia alle spalle del Mitrović attuale? Di sicuro non la sola fortuna o la casualità: ma il lavoro, l’assiduità e un caratterino niente male (non solo i trascorsi tra gli ultras o le capigliature strane e l’aria da cattivo; ma anche i tanti cartellini in carriera, frutto non solo di gesta all’interno del rettangolo di gioco). Cresce tra i tifosi più caldi della curva del Partizan Belgrado, del quale sogna una maglia che arriva ufficialmente alla maggiore età; si afferma con i colori del proprio cuore, vince con essi, fino al passaggio al campionato belga tra le fila dell’Anderlecht. Anche qui tanti gol e il primo trasferimento in Premier League al Newcastle, in cui si registra un passaggio a vuoto nella sua carriera (in 72 presenze 17 reti; numeri certamente di rispetto, ma non all’altezza di un grande bomber). Dopo la vittoria di un campionato serbo, e uno belga al quale accompagna una supercoppa, arriva così il momento difficile che avrebbe potuto stroncare la carriera ad alti livelli di un qualsiasi giocatore; non quella di Aleksandar, che passando al Fulham in seconda divisione si ritrova, e in soli sei mesi riscrive un ulteriore capitolo della sua storia, quello attuale.
Insomma il Mitrović che stiamo ammirando ha forse, e meritatamente, trovato la via per una sua consacrazione. Il realizzarsi che calcisticamente è indubbiamente di un singolo, ma anche allo stesso tempo di un ruolo che sempre più negli ultimi anni era stato messo da parte a causa del – e per favorire il – “calcio veloce” moderno. Ma i tempi sembrano davvero maturi per il rientro dei “bomber di razza”; certo più veloci e tecnicamente capaci dei primi tempi, ma se vogliamo lo spirito di adattabilità sta anche in questo. Perché diciamocelo: il calcio senza il vero numero 9 ci aveva un po’ stufato.
Sarà ora interessante anche il duello “a distanza” con un altro dei maggiori interpreti moderni del ruolo, Harry Kane. Anche perché, nel menzionato 3-1 di casa Spurs, entrambi sono andati a segno; ma al momento Mitrović può vantare il doppio delle reti rispetto al rivale. Non un dato di poco conto per chi, dei gol, fa il proprio pane quotidiano. Occhi aperti dunque su questo ragazzo che sta conquistando, solo ed esclusivamente sul campo anche al netto della nota gavetta, un qualcosa di molto importante. E vista la tradizione serba del nostro campionato, non è da escludere che il classe ’94 possa un giorno solcare i campi della nostra Serie A. Staremo a vedere.