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Vincenzo Nibali: un mondiale per coronare una carriera leggendaria

Sarebbe la ciliegina sulla torta, lo step definitivo per essere consacrato come uno dei corridori più vincenti di sempre. Già, vincenti, perché non vogliamo entrare nei classici discorsi da bar mettendo sullo stesso piano corridori di epoche differenti, ognuno con le proprie caratteristiche dissimili da quell’altro e quell’altro ancora. Il palmarès, questo piaccia o non piaccia – qualcosa di oggettivo invece rivela, non la verità assoluta, ma quanto meno un punto di partenza. Lo squalo ad oggi fa già parte di una ristrettissima cerchia di élite: quella dei sette vincitori della tripla corona (Giro-Tour-Vuelta). Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault, Contador, Froome e Nibali sono infatti gli unici corridori riusciti nell’impresa di vincere tutti e tre i grandi giri. Gruppo che vede esclusi Contador e Froome se teniamo conto di chi, tra questi, è riuscito a vincere in carriera anche una classica monumento. Cinque nomi, tra cui Vincenzo, che rappresentano i corridori più vincenti della storia, soprattutto tenendo conto della disomogeneità di queste vittorie. Nel caso specifico di Vincenzo, ai suoi trionfi nelle corse a tappe – specialità assoluta del messinese – si sono aggiunti due successi in una corsa in linea dura come il Giro di Lombardia e il trionfo nella Classicissima, riportando il tricolore sul gradino più alto del podio della Milano-Sanremo. Olimpiade e mondiale, sono questi i due grandi successi che mancano a Vincenzo, ma se per la prima ormai il treno sembra passato – con la caduta a Rio 2016 nella discesa di Vista Chinesa che riapre una ferita ancora aperta nel cuore di tutti gli italiani – il mondiale di Innsbruck rappresenta forse l’ultimo grande obiettivo dello squalo, per scalare un ultimo gradino nell’olimpo del ciclismo.

Una vittoria alla Milano-Sanremo che riassume da sola tutto il 2018 di Nibali. Per il resto è stata una stagione dietro le quinte quella di Vincenzo, tra allenamenti mirati e ruoli da gregario, proprio come nella Vuelta che si sta disputando in questi giorni, con lo squalo al servizio del compagno di squadra Ion Izagirre. Perché l’obiettivo dell’azzurro in questa stagione – sempre dichiarato senza paura – è proprio il mondiale di Innsbruck.

Sarà probabilmente il mondiale più duro degli ultimi anni e uno dei più duri di sempre. Per il dislivello altimetrico che verrà percorso (4670 metri) possiamo definire il mondiale di Innsbruck come una tappa di alta montagna con un finale degno della più dura classica delle Ardenne. Lo strappo finale posto a otto chilometri dal traguardo – di 2800 metri con pendenza media del 11,5% e punte del 27% – fa infatti rabbrividire anche i numeri di un monumento sacro come il Mur de Huy, salita regina della Freccia Vallone.

Per caratteristiche Vincenzo Nibali dovrà come sempre cercare di anticipare i tempi, per evitare un’eventuale volata finale con uomini più veloci di lui allo sprint. L’Italia correrà tutta per lui e sarà probabilmente la squadra che prenderà l’iniziativa per rendere la corsa dura già da lontano. Lo strappo finale di 2800 metri – rampa decisiva per gli ultimi otto chilometri di discesa e pianura –  vede diversi corridori  in gruppo teoricamente più adatti di Vincenzo a fare la differenza, per questo l’azzurro proverà quasi certamente un attacco individuale o di squadra da ancor più lontano, per liberarsi degli uomini veloci (Alaphilippe e Valverde su tutti) e formare al comando un gruppetto di soli scalatori.